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Cronaca

Estorsioni ai lidi e spaccio di droga, gli indagati scelgono la via del silenzio

Conclusi gli interrogatori di garanzia degli arrestati nell'ambito dell'operazione "Network". Dinanzi al gip Maritati sono comparsi Emiliano Sulka, 21enne di Lizzanello, Andrea Carmine Pariti, 30enne leccese e Maria Valeria Ingrosso, 34enne di Merine

LECCE – Si conclusi oggi gli interrogatori di garanzia delle persone arrestate nell’ambito dell’operazione denominata “Network”, che ha portato ad un blitz congiunto, al termine di due filoni di indagine condotte dai carabinieri del Ros, il Reparto operativo speciale dell'Arma, e quello della Squadra mobile della questura leccese. Denominata “Alta marea” la prima,  condotta dal mese di agosto del 2012, fino  a maggio 2013, e “Terra d’Acaia”, da aprile 2010 al mese di settembre del 2011, la seconda, le due attività sono confluite in un’unica operazione.

Una “rete” che non si riferisce esclusivamente alla collaborazione fra forze dell’ordine, bensì a quella sorta di  holding criminale creata 43 indagati, appartenenti a vari gruppi mafiosi della frangia leccese della Sacra corona unita.

Oggi, dinanzi al gip Alcide Maritati sono comparsi, nel carcere di Borgo San Nicola, Emiliano Sulka, 21enne di Lizzanello; Andrea Carmine Pariti, 30enne leccese e Maria Valeria Ingrosso, 34enne di Merine. I tre hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.

La Ingrosso, assistita dagli avvocati Elvia Belmonte e Benedetta Martina, è considerata dagli inquirenti uno dei personaggi chiave dell’operazione. La donna, infatti, avrebbe fatto da reggente a uno dei gruppi durante la detenzione del compagno Andrea Leo, alias “Vernel”, 43enne di Vernole, un altro dei destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare. Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Alessandro Verardi, la 34enne avrebbe avuto un ruolo importante all’interno del gruppo, elaborando strategie e decisioni autonome.

Un ruolo confermato da un carteggio tra i due, le cui missive sono poi state consegnate da Verardi agli inquirenti. Fondamentali, nel corso delle indagini, si sono rivelate le intercettazioni telefoniche e ambientali ai danni dello stesso Leo, che ha così svelato strategie e interessi dei gruppi criminali. In silenzio sono rimaste anche le atre figure chiave dell’operazione: i vari Leo, Nisi, Briganti e De Matteis. La prossima settimana saranno sentiti i sette destinatari della misura degli arresti domiciliari.

L’indagine si tratta di un continuum con le precedenti attività, anche recenti, che hanno infiacchito i gruppi criminali dediti all’estorsione dei titolari di stabilimenti balneari nel basso Ionio. Soltanto lo scorso 18 febbraio, infatti, nel blitz denominato “Tam tam”, furono fermati in 15. Le indagini, in quell’occasione, portarono alla luce di un sodalizio che dalla zona di Ugento, muoveva verso il clan “Vernel” dei fratelli Leo di Vernole.

Il gruppo, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Lecce, Alcide Maritati, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, è ritenuto responsabile, a vario titolo, di associazione mafiosa”, associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, spaccio di  droga, calunnia, favoreggiamento personale, rapina, estorsione, ricettazione, danneggiamento seguito da incendio, illecita concorrenza con minaccia e violenza, porto e detenzione illegale di armi, tutti aggravati dalle modalità e finalità mafiose.

I principali locali sul litorale tra Torre Specchia e San Foca – tra cui i lidi “Caciulara”, “Punta Arenas”, “San Basilio”, “Mediterraneo” e “Kale Cora”, il cui proprietario è stato accusato di favoreggiamento  – erano tenuti a versare il pagamento del 25 per cento sui ricavi, oltre a concedere l’esclusiva sulla gestione dei parcheggi delle zone circostanti. E non è tutto. Attività di guardiania  e  servizi di vigilanza non erano lasciati al libero arbitrio, ma imposti. Una zona, quella, balzata agli onori delle cronache anche per una serie di incendi di natura dolosa, che si verificarono sia nella stagione stiva del 2012, sia in quella dell'anno scorso, ai danni di autovetture e locali.

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