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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

"Il doping è un'illusione". Pesistica, la battaglia del presidente Urso

La vicenda di Casarano riapre un'annosa questione. L'affiliato, se colpevole, rischia l'esclusione dalla Federazione. Ma i casi sono in diminuzione grazie anche al duro lavoro in Italia ed Europa del numero uno della Fipe

LECCE – Compresse anabolizzanti e fiale di ormoni. Una cascata di farmaci illegali, importanti sottobanco, e che secondo gli accertamenti dei carabinieri del Nucleo antisofisticazioni di Lecce e della compagnia di Casarano avevano invaso una palestra del basso Salento.

Una vicenda che ha riaperto un annoso dibattito e in cui la Fipe (Federazione italiana pesistica) è stata involontariamente tirata in ballo, non fosse altro perché il presunto responsabile risulta affiliato.

La Fipe, però, che porta avanti una vera e propria guerra contro il fenomeno, e non con vuoti slogan, ma con atti concreti, ribadisce oggi più che mai di essere sempre in prima linea, al fianco delle autorità, nella volontà di sgominare qualsiasi tipo d’infrazione legata all’assunzione di sostanze dopanti. Nessuna possibilità di fraintendimento: benessere, salute, cultura dello sport, lealtà, sono principi cardine che non si possono barattare. Mai.  

Cosa rischia un affiliato?

Nel caso finito in questi giorni sotto la lente e che arriva da Casarano, è chiaro che per il momento permane la presunzione d’innocenza, sebbene vi sia una mole notevole di indizi e prove raccolta dagli investigatori. Ma cosa rischierebbe il gestore della palestra, qualora fosse riconosciuto colpevole? Sul punto, abbiamo sentito il presidente della Federazione, Antonio Urso. Che spiega: “Gli affiliati che si macchiano di reati del genere non possono più ricoprire alcuna carica in Federazione, tantomeno dal lato tecnico, perché bisogna essere privi di precedenti penali”. Insomma, sarebbe automaticamente fuori gioco, decadrebbe l’affiliazione, “perché non rispecchierebbe i nostri valori”.

Certo, sono episodi che fanno male, macchie un mondo che, va però detto, è sempre più virtuoso. “Su questo fronte stiamo portando avanti la battaglia con risultati eccellenti”, spiega il presidente Urso. “Basti pensare che non abbiamo un caso di positività nella pesistica olimpica dal 2005. A dimostrazione di quanto il mondo del doping sia un’illusione. Tanto che rispetto al passato sono migliori anche i risultati”. Insomma, la professionalità ripaga sempre.

“Io – prosegue - dico sempre che il doping è la via degli stupidi e degli incapaci, perché solo un allenatore stupido e incapace può sceglierla. Un professionista che ha competenza ovviamente si comporta in altri modi”. Purtroppo, però, ogni volta che riemerge un caso di doping, si crea un danno d’immagine. “Un danno pazzesco – commenta Urso - che non contribuisce alla cultura dello sport e del benessere. Non contribuisce a nulla, se non a rischiare la galera, perché è un reato pesantissimo”. E perché vi sia ancora chi fa uso di sostanze illegali “è una cosa che non riesco a capire e che forse non capirò mai”, conclude con rammarico.  

La ricetta di Urso contro il doping 

Persino la modifica del nome della Federazione, avvenuta sette anni or sono, è stata un segnale evidente del cambio di passo. Cioè, si è cancellata una locuzione che poteva apparire ambigua, riguardante la ‘cultura fisica’. Dal 2011 la Fipcf (Federazione italiana pesistica e cultura fisica) ha cambiato denominazione in Fipe (Federazione italiana pesistica). Questo, spiegano in Federazione, anche per “prendere le distanze da quella parte della cultura fisica, il culturismo ed il body building veri e propri, che, purtroppo, erano e sono diventati dei contenitori di attività quanto meno discutibili”.

Molto, poi, è cambiato nell’ambiente non solo italiano, ma europeo, da quando al vertice delle Federazioni (Fipe ed Ewf) c’è proprio Urso: nessun caso di positività di atleti della Nazionale italiana a livello internazionale, una lotta strenua al doping in ogni sua forma, che ha portato la Federazione di pesistica mondiale anche a decisioni drastiche, fra cui si ricordano lo stop di un anno per nove Paesi con ripetuti casi di positività, l’introduzione di un’autorità di controllo indipendente per il controllo antidoping, che renderà più sicuro tutto il meccanismo, la qualificazione individuale ai Giochi Olimpici, che porta con sé maggiori controlli e selezioni.

Quanti passi in avanti si siano fatti e quanto siano sempre più professionali e preparati gli atleti azzurri, peraltro, i leccesi l’hanno potuto saggiare di persona a dicembre, quando proprio la capitale del barocco ha ospitato i Campionati assoluti del 2017.  

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