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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

"Operazione Network", si chiude il cerchio: la squadra mobile cattura l'ultimo dei latitanti

L'ultimo nome presente sulla lista dei latitanti salentini è stato depennato dagli uomini della squadra mobile d Lecce, guidata dal vicequestore Sabrina Manzone. Daniele De Matteis, leccese di 30 anni, è stato arretato ieri notte al termine di un blitz. Prima di lui, in trappola Mungelli e Greco

LECCE – Il cerchio si è chiuso. L’ultimo nome presente sulla lista dei latitanti salentini è stato depennato dagli uomini della squadra mobile d Lecce, guidata dal vicequestore aggiunto Sabrina Manzone. 

Daniele De Matteis, leccese di 30 anni, è stato arrestato ieri pomeriggio al termine di un blitz. Gli uomini della sezione catturandi (una sorta di gruppo di élite di investigatori) lo hanno sorpreso e bloccato in pochi istanti, alla periferia di Surbo, senza neanche dargli il tempo di accorgersi di cosa stava accadendo. 

De Matteis era a bordo di una moto di grossa cilindrata, una Honda Cbr, condotta da un suo amico, Rudy Lubelli, leccese 24enne, arrestato con l'accusa di favoreggiamento. Secondo gli investigatori Lubelli avrebbe favorito la latitanza dell'amico, fornendo supporto logistico. Un'altra persona è stata invece denunciata a piede libero.

Con sé De Matteis aveva quasi tremila euro in contanti. Il blitz è scattato in prossimità di alcuni campi d calcio, grande passione del ricercato, cui non aveva saputo rinunciare neanche nelle settimane di latitanza. L'ultimo rifugio è stato una villetta in zona Salesiani.

Il 30enne, soprannominato “panna e fragola” (dalla sua grande passione per le caramelle Alpenliebe a quei gusti) era sfuggito all’operazione Network lo scorso 26 febbraio, nella quale era stato inferto un colpo letale al tentativo di riorganizzarsi di alcuni gruppi della criminalità organizzata. 

Su di lui pendeva un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Alcide Maritati. “Si tratta di un personaggio di rilevo sotto il profilo criminale – ha sottolineato il procuratore Cataldo Motta -, fratellastro di Bruno De Matteis, nome storico della Scu, condannato all'ergastolo e attualmente recluso nel carcere di Opera”. 

Quello del 30enne, infatti, era il nome in cima alla lista dei ricercati per spessore e rilevanza. “L'arresto di ieri – ha sottolineato il numero uno della procura salentina – evidenzia il grande lavoro svolto dalla polizia che, sotto la guida del vicequestore Manzone, ha assicurato alla giustizia tre ricercati in poche settimane. Un gruppo di investigatori bravi e determinati”.

Si tratta di un arresto importante, che giunge al termine di un capillare lavoro investigativo e di controllo del territorio. Da giorni, infatti, la squadra mobile stava facendo terra bruciata intorno all’ultimo latitante, controllando ogni possibile canale di rifornimento e sostentamento del ricercato. 

Contemporaneamente, nel corso della giornata, i carabinieri dell'aliquota radiomobile della compagnia di Lecce, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di De Matteis. Un provvedimento "pendente", rimasto in sospeso dopo al blitz nel quale rimase coinvolto due mesi addietro. L'accusa è quella di inosservanza degli obblighi degli arresti domiciliari. Ripetute segnalazioni da parte dei militari di Santa Rosa, avevano precedentemente portato gli inquirenti a notificare l'arresto, revocando la misura dei domiciliari.

(Guarda il video della cattura)

Una vasta operazione che aveva portato all’arresto di Francesco Mungelli, 37enne, e Alessandro Greco 31enne, entrambi leccesi. “La presenza dei latitanti sul territorio crea tensioni e pericoli – ha spiegato il capo della Mobile -, soprattutto quando si tratta di elementi come De Matteis, il cui arresto è fondamentale sotto il profilo investigativo e della sicurezza, oltre che della legalità”.

Secondo gli inquirenti Daniele De Matteis, il cui nome è uno dei punti cardine dell'operazione Network, ha agito da referente all'esterno al gruppo capeggiato da Roberto Nisi e Pasquale Briganti, con il placet del fratello Bruno (e il figlio Mirko) e di Totò Rizzo (storico boss della Scu). 

Un gruppo (opposto a quello capeggiato da Andrea Leo, detto “Vernel”) operante nel traffico delle sostanze stupefacenti e delle estorsioni ai lidi balneari, come evidenziato dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Alessandro Verardi e Giuseppe Manna. Lo stesso Verardi ha spiegato agli inquirenti il significato di una lettera scritta da Andrea Leo nell'aprile 2012, in cui “panna e fragola” gli aveva detto che il fratello Bruno voleva il “pensiero” (o “punto”, la percentuale sul traffico di droga) perché a Merine e dintorni comandavano loro. 

In caso contrario, si legge nella missiva, avrebbero sparato ai loro sodali. Andrea Leo, scrivono gli inquirenti, aveva risposto che avrebbe sparato anche ai loro nipoti. Minacce e contrasti in cui potrebbero inserirsi gli attentati che hanno “arroventato” il clima degli ultimi tempi.

foto (89)-5-3Nei mesi scorsi il 30enne è stato condannato a quattro anni di reclusione per detenzione di sostanza stupefacente. La sentenza è stata emessa al termine del giudizio con rito abbreviato. L’imputato era stato arrestato a maggio scorso dagli agenti delle volanti della questura di Lecce. Nel corso di un controllo la polizia trovò un pacco con 6 chilogrammi di hashish, avvolto in fogli di giornale, sotto la tettoia di una casa disabitata in via Bergamini, nella marina di Frigole.

Adiacente all’immobile oggetto dell’attività di osservazione e appostamento, si trova l’abitazione della madre di De Matteis, uscito dal carcere appena due settimane prima dopo aver scontato una pena per evasione.

Il blitz dello scorso 26 febbraio, nel quale confluirono i due filoni di indagine dei carabinieri del Ros e della squadra mobile, ha consentito di acquisire determinanti indizi sull’organizzazione mafiosa e sulla parallela associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (in particolare dalla Spagna) nata su impulso di Salvatore Rizzo, diretta da Andrea Leo e Alessandro Verardi, capi del clan denominato "Vernel". 

Un contributo decisivo fu fornito dall’acquisizione delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giuseppe Manna e proprio Alessandro Verardi. Nel corso delle indagini svolte sul gruppo mafioso, capeggiato all’esterno da sono emersi elementi che hanno consentito di accertare sul territorio della provincia di Lecce l’operatività di altre organizzazioni di tipo mafioso riconducibili alla Sacra corona unita.

Nell’estate del 2011, Alessandro Verardi era di ritorno dalla Spagna, dove aveva trascorso un periodo di latitanza (prima di essere catturato dalla squadra mobile di Lecce) e gestito il traffico degli stupefacenti. Organizzò dal Paese iberico l’esecuzione di una serie di estorsioni ai danni di gestori degli stabilimenti balneari e di altri esercizi pubblici (bar e gelaterie) della costa adriatica del Salento. In particolare, nei confronti di quelli delle marine di Vernole e di Melendugno. Era quello il periodo in cui Verardi aveva stretto accordi con il gruppo di Roberto Nisi, interessato allo stesso illecito settore.

 

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