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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Una sobria "Notte bianca" per la settima edizione. In attesa che la città cambi mentalità

Niente di nuovo sotto il sole. La nuova edizione è passata via senza particolari sussulti. Ormai è quasi difficile da distinguere rispetto a un normale sabato di "movida". Ma può una città affidarsi soltanto al suo nome e alla propria storia?

La pietra di burro scolpita da mani antiche riveste un fascino diverso dietro le ombre della sera. Consumata da tempo l’onda della novità, semmai una “Notte bianca” riesca ancora a regalare qualche emozione, è forse proprio nell’ammirazione di capitelli arzigogolati e ricche sculture che hanno attraversato i secoli per ritrovarsi a danzare fra giochi di luci intermittenti e colorate.

Sinfonia stroboscopia in salsa barocca, fra un sorso di vino e la speranza di riscoprire ad ogni angolo una nuova suggestione. Non che ci riesca in pieno, questa settima edizione, e nemmeno da alticci, quando per leggerezza dei pensieri le labbra guadagnano un sorriso in più.

Definirla dimessa sarebbe però eccessivo e ingrato. Sobria, forse, è l’aggettivo giusto. Non ci sono spintoni perché manca la folla esplosiva, e questo non è poi proprio un male.

Si faticherebbe però a distinguerla in maniera netta e definita da un comune sabato di ordinaria “movida” se non ci fossero palchi e note nell’aria. Manca qualcosa per donare quel pizzico di magia, quell’idea in più che renda l’evento unico e irripetibile, il quid che spedisca questa “Notte bianca” dritta nel paradiso delle immagini di repertorio, quelle indimenticabili che si riesumano di tanto in tanto.

Tipo un Lecce-Torino targato Mazzone. Giusto per dirne una. Ricordi, insomma, di quelli che si stampano nella mente e non vanno più via. Ma è anche difficile spiegarlo. O forse è semplicemente la sensazione di un palato troppo fine. Chissà. Sarà l’influenza di tempi non proprio felici. Non so.

Insomma, bocciatura non è, ma nemmeno promozione ai play-off.

I palchi, i volti, gli scorci

Lecce, però, ha le carte in regola per essere qualcosa di più. Per donare qualcosa in più. La percezione è che tutto resti come sempre relegato nel parcheggio delle buone intenzioni, per incerta capacità organizzativa. Attenzione: riannodare i fili e ripristinare una “Notte bianca”, dopo un anno di fermo forzato e con questi chiari di luna, è già una vittoria. Senz’altro. Cela uno sforzo sincero di migliorarsi.

Però, nell’anno della candidatura a Capitale della Cultura, forse, si sarebbe potuto pretendere uno sforzo in più, qualche nome di vero richiamo. O, semplicemente, viste le casse, un impegno per escogitare qualcosa di particolare. Insolito. Innovativo. Diverso.

Innovativo non è certamente relegare il reggae in zona Salesiani (e nel punto più lontano, in via Biasco) scorporando la situazione dal resto del contesto a tal punto da obbligare il malcapitato che intendesse seguire il programma, anche solo nelle linee guida, a infilarsi in auto e usare il navigatore. 

Resta il piacere di un’insolita scarpinata notturna nel centro storico, ammirando le bellezze di quella fetta antica della città che riesce ancora a incatenare il passante dopo quattro o cinque secoli, ammaliandolo con i suoi eterni giochi di forme.

Secondo una nota reclame, però, così si ha solo il piacere di “vincere facile”. Gli scalpellini del passato hanno fatto la loro storia. Forse è davvero venuto il momento di rimboccarsi le maniche e iniziare a crearne una nuova, di storia. Siamo tutti in attesa. 

Le immagini di una lunga notte

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