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Cronaca

Anno giudiziario: cresce la necessità di una riforma. Lente su rifiuti e nuova criminalità

Assenti gli avvocati in segno di protesta. Il neo presidente della Corte d'Appello Fiorella, che ha raccolto l'eredità di Buffa, ha evidenziato come sia necessario procedere a un progetto coerente di riforma. Il procuratore generale Vignola s'è soffermato a lungo sui temi ambientali e mafia

LECCE – Eccessiva durata dei processi, riforma della geografia giudiziaria, sovraffollamento delle carceri, carenze negli organici amministrativi e necessità di una “riforma che renda più rapida la risposta alla crescente domanda di giustizia”. Sono questi i temi su cui, inevitabilmente, da Roma a Lecce, si è incentrato l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2014.

Nella sua relazione il neo presidente della Corte d’Appello di Lecce Mario Fiorella (che da alcuni giorni ha raccolto, seppur temporaneamente, la pesante eredità di Mario Buffa, cui ha voluto inviare un ringraziamento e un plauso), ha affrontato i mali di una giustizia che non può e non deve essere raccolta in mere cifre statistiche.

Un anno giudiziario che si è aperto con una grande assenza, quella dell’avvocatura. Il consiglio dell’Ordine degli avvocati di Lecce, infatti, ha deliberato di non partecipare, per le note ragioni di protesta, alla cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario, invitando tutti gli avvocati del distretto a fare altrettanto. Una scelta cui ha aderito anche l’avvocato Giuseppe Bonsegna, rappresentante per la provincia di Lecce dell’Oua (l’Organismo unitario dell’avvocatura). Il presidente Fiorella ha evidenziato come sia necessario procedere a un progetto coerente di riforma che non modifichi le “regole essenziali del processo con gli avvocati, ma neppure contro gli avvocati”.

Per quanto riguarda i procedimenti, Fiorella ha sottolineato come “la stragrande maggioranza di  ipotesi di abuso di ufficio e di rifiuto di atti di ufficio (ben 594 su 668) si riferisca in gran parte a procedimenti necessariamente iscritti nei confronti di magistrati a seguito di denunce presentate dalle parti private di procedimenti civili o penali 'insoddisfatte' delle decisioni del giudice o dell’attività del pubblico ministero”.

Altro tema caldo, oltre a quello atavico alle nostre latitudini di corruzione cattiva gestione della cosa pubblica, quello della tutela della salute e del territorio. “Nel Salento – ha spiegato il presidente della Corte d’Appello – sempre grave è la situazione del traffico di rifiuti pericolosi di varia provenienza, spesso sparsi in discariche abusive o anche interrati, con gravi danni per i terreni e la falda acquifera”.

Non ha tradito le attese, come sempre negli ultimi anni, l’intervento del procuratore generale Giuseppe Vignola, che ha sottolineato l’impegno profuso nella salvaguardia del territorio, anche e soprattutto lungo le fasce costiere. Un utile deterrente, al fine di un recupero di legalità, “è stata la demolizione sistematica di opere edilizie abusive a seguito di provvedimenti emessi con sentenze di condanna irrevocabili”. Si tratta di un progetto pilota elaborato dalla Procura generale della Repubblica di Lecce, considerato anche dal Csm come modello di intervento da seguire a livello nazionale.

Importanti anche i controlli nel campo degli impianti fotovoltaici e dello smaltimento dei rifiuti, per cui è stata creata una task force composta da uomini del corpo forestale dello Stato, carabinieri, Noe e guardia di finanza, per il progetto finalizzato a monitorare il territorio della penisola salentina e a evidenziare l’eventuale presenza di rifiuti pericolosi interrati nelle discariche  nel sottosuolo. Controlli che partiranno dalla zona di Casarano.

Immancabile il riferimento al di disastro ambientale di Taranto e alla vicenda giudiziaria dell’Ilva (la cui storia l’ha portata a diventare il monumento dei fallimenti).  “Le notti italiane, racconta qualcuno – ha detto il procuratore Vignola –, erano dolci un tempo non lontano. La notte di Taranto è amara e racconta l’ipocrisia che è calata sul suo territorio”. Un territorio da difendere e salvaguardare, secondo “l’insegnamento dei pastori nomadi kenioti, i quali raccomandavano di trattar bene la terra che non ci è stata data dai nostri padri ma ci è stata prestata dai nostri figli”.

Sul piano della criminalità il pg ha parlato di una “tendenza alla ripresa del controllo alla ripresa del controllo delle attività criminali nei territori di Lecce, Brindisi e Taranto, da mettere in relazione non solo alle scarcerazioni ma anche alla rottura degli equilibri tra gli stessi gruppi”. Un contesto in cui bisogna registrare “il perdurare dell’atteggiamento di scarsa collaborazione da parte delle vittime di condotte intimidatorie e violente, segnale piuttosto allarmante che conferma quanto già rilevato lo scorso anno, in merito al rapporto tra società civile e criminalità mafiosa”. Il procuratore Vignola ha poi ricordato l’attentato avvenuto dinanzi all’istituto tecnico “Morvillo-Falcone”, il cui autore Giovanni Vantaggiato è stato condannato all’ergastolo, e il cui processo d’appello si aprirà il prossimo 17 marzo.

Riguardo alla durata dei processi, le pendenze e i carichi di lavoro, “è urgente – ha spiegato Vignola – che il legislatore, per un verso, ponga a mano a un’efficace opera di depenalizzazione, facendo ricorso alla sanzione penale solo per la tutela di beni costituzionalmente garantiti; e che, per altro verso, ponga rimedio al rischio della facile prescrizione del reato”. Sull’auspicata, necessaria e urgente riforma della giustizia, il procuratore generale ha citato Piero Calamandrei: “Quando per la porta della magistratura entra la politica, la giustizia esce dalla finestra”.

Fiorella raccoglie l'eredità di Buffa

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