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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Capodanno in sordina, protestano i commercianti dei botti legali

I divieti di Nardò, Casarano e Lecce considerati "illegittimi" dagli operatori: "Nocivi solo i fuochi di contrabbando"

LECCE – Capodanno in sordina. Niente fuochi, esplosioni e petardi la notte di San Silvestro e nel periodo successivo, oltre l’Epifania: così hanno deciso i Comuni di Lecce, Nardò e Casarano per venire incontro alle annose lamentele dei cittadini contro le classiche esplosioni del periodo natalizio.

La tradizione dei botti è dura  a morire nei paesi salentini, lungo le strade che diventano scenario di esplosioni incontrollate che disturbano la quiete pubblica, spaventando i soggetti più sensibili e gli animali selvatici e domestici. Senza dimenticare – come ha sottolineato l’assessore leccese Andrea Guido – il rischio di inquinare l’aria e l’ambiente con le sostanze rilasciate dalla polvere da sparo. Per quest’anno alcune amministrazioni comunali hanno quindi optato per la misura più drastica: divieto assoluto e multe salate, fino a 300 euro, per chi i trasgressori. Per quanto riguarda il capoluogo leccese, lo stesso Guido ha precisato che la norma, ripresa nel nuovo regolamento di polizia (articolo 8), esiste dal lontano 1964: il regolamento di Polizia urbana del Comune di Lecce prevede che nessuno può, senza speciale autorizzazione, accendere polveri o liquidi infiammabili, o fuochi artificiali in qualsiasi modo in luoghi sia pubblici sia privati non adibiti allo scopo.

La presa di posizione dei sindaci si è scontrata, come prevedibile e come già accaduto l’anno scorso, contro gli interessi dei commercianti che vendono prodotti conformi alle norme Ce. Anche questa volta l’associazione nazionale dei pirotecnici ha voluto sottolineare la differenza tra i botti e i fuochi legali e gli altri prodotti contraffatti, pericolosi e nocivi per la salute pubblica e l’ambiente.  

“Tale divieto in occasione di Capodanno crea un danno economico importante all’intero settore che opera nell’assoluta legalità e commercia questi prodotti in ogni periodo dell’anno compresa, ad esempio, la festività di Sant’Oronzo a Lecce – spiega un venditore del Capo di Leuca -. La situazione è paradossale e i sindaci rischiano un ricorso al Tar per via di queste ordinanze che non sono legittime e che, paradossalmente, rischiano di incentivare gli affari degli operatori abusivi”.

Il caso delle ordinanze “illegittime” è esploso in ogni punto d’Italia in seguito ad una circolare ministeriale che ha sgomberato il campo dai dubbi, pur essendo stata recepita solo da alcuni municipi.  Anche nel Salento il sindacato che difende gli interessi dei commercianti fa riferimento a quanto accaduto a Rovigo dove il prefetto ha bloccato l’ordinanza del sindaco sostenendo che "il divieto di uso dei prodotti pirotecnici non può essere stabilito dal primo cittadino ma solo dalla normativa di settore”. A Roma l’iniziativa del sindaco è già stata sottoposta al vaglio del Tar.

A Lecce, stando a quanto riferito dagli operatori, non si ricorrerà alle vie legali. Piuttosto gli interessi del settore verranno discussi in sede privata con gli amministratori locali: “Nel mese di gennaio incontreremo i sindaci e le associazioni degli animalisti per discutere il problema e trovare una soluzione in grado di mediare le varie esigenze – puntualizza il commerciante -. È bene ricordare che i fuochi legali rispettano degli standard rigorosi di sicurezza relativi anche ai decibel che devono restare al di sotto di una certa soglia per non arrecare disturbo a uomini ed amici a 4 zampe. Non è corretto fare di tutta l’erba un fascio: i Comuni dovrebbero punire il mercato di contrabbando e non affossare la vendita di prodotti marchiati e regolarmente testati”.

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