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Cronaca Centro / Via A. Costadura Colonnello

Crivellate di colpi di pistola le saracinesche dei due negozi di materiale elettrico "Isola"

L'intimidazione nella notte appena trascorsa. Quindici i colpi d'arma da fuoco contro gli ingressi dei punti vendita "Gli elettrici", esplosi da due individui che hanno raggiunto via Duca d'Aosta a bordo di una moto di grossa cilindrata. La polizia avvisata dai residenti spaventati dopo aver udito le raffiche

LECCE – Le lancette degli orologi segnavano quasi l’una del mattino, quando diversi residenti fra via Duca D’Aosta, dove si trovano gli ingressi principali dei due negozi, e la perpendicolare via Colonnello Costadura, hanno udito in modo molto nitido una raffica di colpi d’arma da fuoco.

Quindici quelli che sono stati esplosi, con una pistola semiautomatica calibro 9x21, contro le saracinesche de “Gli elettrici” di Luciano Isola e soci. Si tratta di un'attività commerciale storica, in città, attiva fin dagli anni '60, e specializzata nella vendita di materiale elettrico per uso privato e per siti industriali, oltre che nella realizzazione di sistemi di allarme. 

I due punti vendita sorgono quasi accanto: il primo proprio all’angolo fra via Costadura e via Duca d’Aosta, l'altro sempre su questa seconda strada, a distanza di poche decine di metri.

Diverse le telefonate che hanno raggiunto la sala operativa della questura di Lecce. Dall'altro capo, cittadini preoccupati per le esplosioni in rapida successione che non lasciavano presagire nulla di buono; gli operatori hanno smistato sul posto alcune volanti, già di pattuglia nelle vie del centro, per un primo sopralluogo. Sul posto si sono dirette anche le guardie giurare de “La Velialpol”.

Gli agenti hanno recuperato i bossoli per terra, che saranno analizzati nei laboratori dagli specialisti della scientifica. Le indagini sono affidate agli investigatori della squadra mobile, sotto la direzione del vicequestore aggiunto Sabrina Manzone. Il fascicolo è in mano al pubblico ministero Francesca Miglietta.

Al momento non è chiaro il movente dell’ennesimo atto intimidatorio in città. A sparare, da distanza relativamente ravvicinata, sembra che sia stata una sola persona a bordo di moto di grossa cilindrata. Una moto sarebbe stata notata anche in altri fatti analoghi avvenuti di recente. Di certo, in questo caso alcuni testimoni hanno udito il rombo del mezzo a due ruote in allontanamento.

I cittadini hanno chiamato la polizia

Il malvivente si sarebbe premunito, ben coprendo il volto con un casco integrale. D'altro canto, l’intera area è disseminata di videocamere di sorveglianza. I due negozi si trovano, infatti, proprio di fronte al muro perimetrale della caserma dell’esercito dove ancora sono in funzione alcuni uffici del centro documentale. 

Una telecamera in particolare è collocata proprio di fronte al primo punto vendita, ma con l'obiettivo puntato in direzione opposta, verso il portone della caserma. Potrebbe aver immortalato la moto in avvicinamento da via Colonnello Costadura. I filmati sono già stati acquisiti e al vaglio degli inquirenti fin dalle prime luci dell'alba.   

Fra i particolari dell’incursione, spicca il dettaglio che alcuni colpi siano stati esplosi sul primo negozio, puntando l’arma verso il basso e perforando la parte terminale della saracinesca (che lascia la vetrina scoperta al centro, con la merce in esposizione) senza intaccare il cristallo.

Nel caso del secondo punto vendita, coprendo tre serrande di ferro integralmente ingressi e vetrine, le pistolettate sono state indirizzate ad altezza d’uomo. Quindi, il braccio di colui che impugnava l'arma (il quale avrebbe avuto il tempo di posare la moto sul cavalletto, scendere e fare fuoco), in questo caso è stato mantenuto perfettamente teso.

L'altra particolarità, rispetto ad episodi simili, è la tipologia commerciale: per la prima volta negli ultimi mesi nel mirino non è finito un bar o, comunque, un esercizio in genere che si occupa della vendita di prodotti alimentari o bevande.

Andando a ritroso, infatti, si ricordano come ultimi fatti di cronaca assimilabili le quattro pistolettate contro il bar "Santa Rosa" di via Brenta, le frattaglie sanguinanti lasciate in una busta davanti allo show-room della "Cantina Due Palme" di via Benedetto Croce e le fiamme su pedana e ingresso del bar "Paisiello" di via Guseppe Palmieri, nel centro storico.

Di sospetta origine dolosa è anche l'incendio che nella notte fra il 21 e il 22 marzo scorso ha totalmente devastato il fast-food ambulante collocato in piazza Libertini, davanti alle sede centrale delle Poste. Difficile però dire se si tratti di un unico filone. 

Infine, una "curiosità". L'atto in sé è stato ancora una volta particolarmente spregiudicato, se si considera che la zona è quella in cui si trova anche il Tribunale penale, quindi piuttosto sorvegliata, e che due strade più in là rispetto al luogo della sparatoria, a poche centinaia di metri, sorge via di Porcigliano, dove abita il procuratore Cataldo Motta. E di fronte al suo appartamento staziona in modo fisso una pattuglia di polizia della scorta assegnata dal ministero dell'Interno. 

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