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Cronaca Santa Rosa / Via Archita da Taranto

Bomba al postamat, tre arresti. Due presi sul posto, il complice dopo un inseguimento

Il colpo tentato a Lecce, all'ufficio di via Archita da Taranto. Notevoli i danni. Le volanti di polizia hanno fermato due soggetti. I carabinieri della sezione radiomobile hanno bloccato il terzo dopo averlo tallonato in auto, dove c'era un'ulteriore marmotta esplosiva

LECCE – Un cielo grigio e opprimente saluta il mattino di domenica. È un maggio irriconoscibile. Sono le 8, scende qualche goccia di pioggia, ma quel capannello di persone raccolte in via Archita da Taranto, nel rione Santa Rosa di Lecce, sembra quasi non farci caso. È tutto raccolto attorno allo sportello automatico dell’ufficio postale, una vera istituzione, per chi abita in zona.

Al suo posto, ora c’è un foro contornato da lamiera annerita e contorta, sorvegliato da un vigilante della Cosmopol. Un’occhiata dentro, l’ufficio è sconquassato. Danni agli arredi e agli infissi, crepe sulle vetrate. Un anziano osserva perplesso la sua Volvo V50. Il finestrino dello sportello anteriore sinistro, spaccato, è ricoperto da cellophane tenuto su da scotch da imballaggio. Il figlio lo rincuora: “Non ti preoccupare, andiamo a sporgere denuncia per l’assicurazione”.

Accanto, poi, c’è una Renault Arkana con il paraurti danneggiato. A farne le spese, anche un’Opel Corsa e le vetrate  del negozio accanto, “99 e mille grazie”. Sono gli effetti collaterali dell’esplosione che alle 3,30 di notte ha svegliato tutta la strada, probabilmente mezzo quartiere. Una donna si affaccia al balcone della palazzina di fronte. Da sotto la salutano e lei racconta, con il tono di chi ancora stenta a crederci: “Per l’onda d’urto sono caduti calcinacci dal soffitto”.

Il boato e i primi due arresti

Via Archita da Taranto è lunga e stretta, un intero corridoio disseminato di palazzine. Così, quando i tre che questa notte hanno avuto la “trovata” di piazzare un ordigno per far saltare per aria lo sportello postamat, la strada stessa, per sua conformazione, ha funto da amplificatore. Rischiando, i detriti metallici proiettati dallo scoppio, di investire anche i poliziotti. Alcuni cittadini, infatti, avevano notato movimento sospetto, contattando il 113. E gli agenti delle volanti, che ci hanno messo lo spazio di un attimo ad arrivare sul posto, si sono ritrovati proprio nel momento della deflagrazione. A quel punto, più di qualcuno si è sporto dalle finestre, svegliato di soprassalto dal boato. E la strada è diventata una sorta di scena da film d’azione, con tanto di pubblico sugli spalti.   

I danni provocati dall'esplosione

Sono stati così veloci, dunque, i poliziotti, sopraggiunti con tre auto, che due dei tre componenti della variopinta banda (un basista leccese, più un melfitano e un foggiano), sono stati bloccati con passamontagna ancora addosso. Si tratta di Giuseppe Orfeo, 39enne (il leccese) e di Ivo Lopa, 52enne (di Melfi, comune in provincia di Potenza). Gli agenti si sono fatti largo fra la nuvola di fumo e li hanno fermati dopo un breve inseguimento a piedi. Lo scomparto contenente gli agognati soldi, sì e no l’avranno visto da lontano.  

L’inutile fuga del terzo uomo

Solo il foggiano, Antonio Gerardo Pezzano, 55enne, ha avuto la prontezza di salire a bordo della vettura usata per arrivare sul posto e dare gas. Ci ha provato a farla franca, e forse per un po’ deve aver creduto che fosse davvero possibile. Ed è qui che sono entrati in azione altri uomini, i carabinieri della sezione radiomobile di Lecce. L’auto, un’Alfa Romeo Giulietta – che sarebbe poi risultata rubata in città la notte stessa –, ha percorso come un razzo l’ultimo tratto di via Archita da Taranto, per poi svoltare a sinistra, imboccando via Giammatteo, e lanciarsi in una corsa mozzafiato in direzione delle marine.

Il video: danni ingenti dopo la deflagrazione

Ma anche i carabinieri sono stati rapidi, proprio come i colleghi poliziotti. In un attimo erano già alle calcagna dell’Alfa, tallonandola per centinaia di metri. E, hai voglia a essere freddi e lucidi in una situazione simile: il conducente ha finito per uscire fuori strada, abbattendo un cartello. Ma non si è arreso. Non subito. Era già fuori città, così è uscito dal finestrino e si è addentrato nelle campagne, confidando nella complicità del buio.

Nell’auto un altro ordigno

Nemmeno i carabinieri si sono arresi. E hanno rinforzato il dispositivo di ricerca. A Lecce sono arrivati anche i colleghi della sezione radiomobile di Campi Salentina. Tutti insieme hanno iniziato a battere ogni palmo della zona, cinturandola. E l’uomo, alla fine, è stato stanato. Si era accovacciato nell’erba incolta, cresciuta a dismisura in questi giorni di pioggia battente.

Non è tutto. La sorpresa ulteriore è arrivata perlustrando l’Alfa, che era stata sottratta il giorno prima presso il parcheggio di piazzale Carmelo Bene, l’ex foro boario. Dentro, oltre a vari arnesi da scasso, c’era una seconda, pericolosa “marmotta esplosiva”, già confezionata con polvere da sparo. Il che lascia presumere che potesse essere di riserva, qualora avessero fallito con la prima, o, peggio ancora, che si stessero già preparando per un secondo assalto. È stato necessario l’intervento degli artificieri.  

I rilievi sul posto

In via Archita da Taranto, nel frattempo, sono arrivati anche i vigili del fuoco dal comando provinciale di  viale Grassi e la scientifica della questura per i rilievi. Si è così scoperto che per far saltare lo sportello per il prelievo automatico di denaro contante, alla base, poco prima, era stato collocato un ordigno del potenziale calcolato in modo esatto per provocare un foro. E tuttavia, il contraccolpo ha lasciato segni tangibili tutto intorno. Fortuna che non vi fossero passanti, in quel momento.

L'auto usata e i sopralluoghi

Frammenti, cristalli infranti e altri detriti sono stati rimossi. E i tre arrestati sono finiti in carcere, come disposto dal pubblico ministero di turno, Alberto Santacatterina, dopo una notte insonne e adrenalinica che i residenti di Santa Rosa non scorderanno facilmente. Rispondono di tentato furto aggravato, danneggiamento aggravato e detenzione e porto in luogo pubblico di armi ed esplosivo. Resta ora da capire se i tre, con questa tecnica, abbiano già messo in atto colpi simili, di recente, in Puglia e in altre località del meridione.   

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