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Cronaca

Lecce, retrocessione in Lega Pro senza penalità. Appello in 48 ore

Il verdetto della Commissione federale non preclude spiragli e una parziale riabilitazione. I legali dell'ex presidente Pierandrea Semeraro, che è stato anche inibito per cinque anni, sono pronti ad una nuova e immediata battaglia

LECCE – Il verdetto è chiaro: retrocessione in Lega Pro. Più un'ammenda di 30mila euro. E’ quanto ha stabilito in queste ore la Commissione disciplinare per l’Unione sportiva Lecce. Un colpo di mannaia atteso ormai da tempo. Le sentenze riguardano anche vari calciatori di altri club e altre società. E con i salentini, finisce nell’ex serie C1 anche il Grosseto.

Alla base del giudizio che riguarda i giallorossi, il presunto aggiustamento dell’ormai famigerato derby del 15 maggio dello scorso anno, quando il Lecce s’impose per 2 a 0 in campo avversario, anche in virtù di  quell’autogol finale di Andrea Masiello che l’ex calciatore del Bari definì non casuale, ma voluto. Un autogol da 230mila euro.

Un verdetto chiaro, certo, ma non per questo definitivo, né tale da precludere spiragli importanti. Tanto che la Commissione è stata per certi versi più morbida, rispetto alle richieste del procuratore federale Stefano Palazzi, che aveva invocato anche la preclusione. Il Lecce retrocede in Lega Pro, ma senza quel pesante fardello di sei punti di penalità. 

Il collegio difensivo dell’ex presidente del Lecce, Pierandrea Semeraro (per il quale è stata comminata un’inibizione di cinque anni), conta di presentare un corposo e dettagliato ricorso in appello entro 48 ore, e di ribaltare in parte la sentenza. Insomma, non è escluso che i giudici, già incerti dopo i dubbi instillati dai legali di Semeraro sull’attendibilità delle dichiarazioni di Masiello, tanto da far slittare di un giorno il verdetto, non possano riabilitare i salentini in serie B, con penalizzazione di punti.

Ma un punto fermo c’è. Il super-testimone, Andrea Masiello, anche grazie al pool di avvocati che tutelano la posizione del Lecce, si sta profilando sempre meno “attendibile” e questo è un segnale di speranza, che dimostra come l’impianto accusatorio della Procura federale sia tutt’altro che “granitico”. L’avvocato Saverio Sticchi Damiani sottolinea come la decrescente “credibilità” dell’ex difensore del Bari sia il primo punto a favore del Lecce, in virtù del secondo grado.

Altro elemento decisivo è il proscioglimento di Giuseppe Vives, il calciatore che, secondo Stefano Palazzi, avrebbe rappresentato l’emissario in campo dei Semeraro. Infine, anche la figura dell’avvocato Andrea Starace, che, nel corso del processo, si sarebbe dissolta.

Dinanzi alle contraddizioni emergenti, dunque, come mai il Lecce è costretto a scontare la retrocessione? È lo stesso Sticchi Damiani a spiegarlo: “Al momento, la Commissione disciplinare ha ritenuto di accogliere gravi indizi a carico della società, sebbene non esista la prova madre che dimostri la combine e man mano stiano crollando le certezze dell’accusa”.

Se nel secondo grado si riuscirà a meglio argomentare il piano dei conti bancari riconducibili all’ex presidente del Lecce, l’evoluzione giudiziaria potrebbe prendere la via di una nuova svolta, questa volta favorevole ai salentini. Nel giro di un paio di settimane, ci saranno il dibattimento e le nuove sentenze. Con un finale, che potrebbe davvero riservare sorprese.

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