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Cronaca

Rifiuti tossici, la Procura mette fine alla querelle: "Irrilevanti le dichiarazoni sul Salento"

Con una nota del procuratore generale Vignola si chiariscono alcuni passaggi dopo il caso scaturito dalle parole di Schiavone: "E' già stato ritenuto scarsamente credibile dall'autorità giudiziaria". E su Galati: "Vi furono già condanne per traffico illecito di rifiuti"

LECCE – “La stessa Commissione parlamentare ha ritenuto irrilevante l’unica indicazione fornita nel 1997 da Carmine Schiavone (peraltro già dichiarato scarsamente credibile dall’autorità giudiziaria competente) con un generico riferimento al Salento quale territorio di destinazione di rifiuti provenienti da altre zone, posto che l’autorità giudiziaria non ne era stata neanche informata, evidentemente perché del tutto generica e priva di contenuto concreto e di qualsivoglia dettaglio suscettibile di sviluppi investigativi”.

E’ racchiusa in questo passaggio di una nota ufficiale del procuratore generale di Lecce, Giuseppe Vignola, la parola fine alla querelle suscitata dalla pubblicazione del verbale dell'audizione del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, davanti alla Commissione d'inchiesta parlamentare sui rifiuti (risalente al 7 ottobre 1997 ma reso pubblico solo ora su decisione dell'ufficio di presidenza della Camera dei deputati), sui presenti traffici illeciti di rifiuti operati dalla camorra, e in particolare il clan dei Casalesi, che avrebbero utilizzato anche il Salento per interrare e smaltire rifiuti tossici provenienti dall’Europa.

La nota, giunta al margine di un incontro dei procuratori della Repubblica di Lecce, Brindisi e Taranto (rispettivamente Cataldo Motta, Nicolangelo Ghizzardi e Franco Sebastio), del procuratore generale (Giuseppe Vignola), degli avvocati generali della Repubblica (Antonio Maruccia e Ciro Saltalamacchia), del procuratore aggiunto Ennio Cillo e del sostituto Elsa Valeria Mignone, evidenzia dunque come non vi siano i presupposti per nessuna nuova inchiesta.

Del resto, gli stessi magistrati hanno evidenziato “come nel corso degli ultimi decenni l’attenzione ai temi della tutela ambientale degli uffici inquirenti del distretto della Corte d’Appello di Lecce sia stata sempre costante e ricca di iniziative processuali laddove vi siano state notizie suscettibili di approfondimento di indagini, senza peraltro che fossero rilevate significative infiltrazioni della criminalità organizzativa”. Una tesi che ricalca, dunque, quanto già enunciato nei giorni scorsi dal procuratore Cataldo Motta.

Quanto alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Silvano Galati, le stesse sono scaturite in un processo “definito con la condanna dei due imputati per la gestione e lo scarico illecito di rifiuti pericolosi (irrevocabile per uno dei due e con dichiarazione in appello di prescrizione per l’altro. Tra gli altri numerosi processi celebrati vi è poi quello relativo allo “smaltimento di rifiuti pericolosi (bidoni di Pcb), sotterrati in zone meridionale del Salento, alla cui integrale bonifica si è poi provveduto”.

“Perdura – si legge in chiusura di nota –, quindi, l’azione di vigilanza del territorio ionico-salentino con la mobilitazione continua della polizia giudiziaria per la rilevazione di ogni notizia riguardante reati che offendano il diritto dei cittadini alla salute e alla salubrità dell’ambiente”.

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