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Cronaca

Bimba contesa, deve andare in una casa famiglia: "Ma il Comune non risponde"

La denuncia degli avvocati del padre, che intanto ha ingaggiato una lunga battaglia legale con l'ex compagna. "Sindaco e servizi sociali di Lecce non danno seguito all'affidamento stabilito dalla Corte d'appello romana"

LECCE – Una storia che tocca Roma e il Salento, una bambina che oggi ha 5 anni contesa da due genitori, le pesanti denunce incrociate e le cause civili, soprattutto lo stallo attuale, nella situazione, anche a causa della lentezza delle istituzioni. Questo, almeno, a detta del collegio difensivo di una delle due controparti, formato dagli avvocati Giovanni Guzzetta, Marina Petrolo, Maria Pia Gentili, Laura Minosi e Maurizio Miceli, che seguono il caso per conto del padre della bimba, A.M., della provincia romana. Una vicenda sulla quale gli avvocati stessi hanno voluto rompere il silenzio, per cercare di aprire uno squarcio e smuovere le acque.  

“Chiediamo il rispetto della giurisdizione e la tutela della minore coinvolta. Non è possibile che da quasi tre anni si trascini una vicenda drammatica e vergognosa come quella capitata al nostro assistito”, scrivono in una nota congiunta gli avvocati, aggiungendo che la compagna dell’uomo “subito dopo la separazione, nel luglio 2018 ha condotto la figlia in vacanza a Lequile, e ad agosto lo denunciava per violenza sessuale sulla loro figlia minorenne di appena 4 anni e da lì un calvario inarrestabile, penalmente culminato con l’emissione di un decreto di archiviazione che ha completamente scagionato il signor A.M. e dimostrato la calunniosità e strumentalità dell’accusa rivoltagli. La madre non è più tornata nel paese in provincia di Roma dove la figlia era nata e cresciuta e ha imposto alla bambina un trasferimento coatto e finora irreversibile".

Questo, solo l’inizio. “In sede civile, nel frattempo - scrivono ancora gli avvocati -, il nostro assistito incardinava la richiesta di affidamento esclusivo della bambina e, dopo un impegnativa quanto articolata istruttoria, il Tribunale ordinario di Tivoli, nell’aprile 2020, affidava la minore al servizio sociale locale, vincolandone la residenza e la collocazione a San Cesareo (provincia di Roma, Ndr) presso la casa paterna, dichiarando inidonea la madre prendersi cura della piccola. Per non recare ulteriori traumi alla minore noi difensori unitamente al padre, nonostante tutto, abbiamo cercato di percorrere strade conciliative per consentire il trasferimento della bambina presso la casa dove è cresciuta in provincia di Roma, iniziative purtroppo risultate vane".

"L’esecuzione del provvedimento del Tribunale di Tivoli - proseguono - veniva impedito dalla madre della bambina anche imponendo sempre la propria presenza negli incontri programmati tra il padre e la figlia alla presenza dei servizi sociali ed anche impedendo con modalità e pretesti di vario genere che la figlia potesse allontanarsi da Lequile, od ancora promuovendo una serie di impugnazioni, azioni inibitorie, reclami, financo la denuncia del pubblico ministero di Tivoli per aver chiesto l’emissione del decreto di archiviazione.”. Ma, intanto, “tutti gli interventi della giurisdizione, pur immediatamente esecutivi, non sono stati ancora mai attuati e la minore è ancora da quasi tre anni in balia di una madre ritenuta dal Tribunale adito, sulla scorta delle perizie svolte, nociva".

Una storia interminabile, perché nel frattempo “Peraltro pende denuncia alla Procura della Repubblica di Lecce per i reati di maltrattamento in famiglia, sottrazione di minori, elusione dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria, calunnia, circonvenzione di incapace nei confronti dell’ex compagna del nostro assistito”. Su tutto questo substrato, s’è poi inserita la situazione attuale. “La Corte d’appello romana il 23 marzo scorso ha stabilito il temporaneo affidamento della minore al sindaco del comune di Lecce con trasferimento della stessa presso una casa famiglia locale e tale provvedimento è stato confermato anche il successivo 3 maggio a seguito del rigetto del quarto tentativo di blocco da parte della madre. Pregavamo il sindaco tramite formali missive e incontri interlocutori di dare impulso ai servizi sociali per l’esecuzione del provvedimento ma l’ennesima iniziativa inibitoria portava ad un ulteriore stallo della illegittima quanto illecita situazione, a discapito della bambina”.

“In questo contesto, quando anche l’ultima azione inibitoria veniva rigettata dalla Corte d’Appello di Roma, sollecitavamo il sindaco e la legale da questi incaricata a dare mandato ai servizi sociali nell’eseguire il provvedimento e, in caso di difficoltà, a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Per tutta risposta – dicono gli avvocati - la legale incaricata presentava istanza alla Corte d’Appello romana per chiedere la sospensione del provvedimento, attesa anche l’indisponibilità delle forze dell’ordine di attuare il provvedimento del giudicante”.

“La Questura di Lecce, sezione minori e famiglia, sollecitata sul punto, date le esternazioni della legale predetta, al contrario documentava la sua assoluta disponibilità ad intervenire qualora, ovviamente, richiesto dagli enti incaricati, cosa evidentemente mai avvenuta. Abbiamo mosso le dovute diffide alle autorità competenti, sindaco, servizi sociali, ecc.. senza avere alcun riscontro. Ad oggi, nessuna risposta”, concludono. Questa la vicenda per sommi capi. Domani, il caso sarà approfondito nel corso di una conferenza stampa. L’intenzione, infatti, è di chiedere “il rispetto della giurisdizione manifestabile soltanto con l’applicazione dei suoi provvedimenti, nel rispetto delle normative, nell’interesse non già del nostro assistito o della controparte, ma della minore, unica vittima di uno stress che di certo non meritava”.

Il Comune di Lecce, dal canto suo, nel pomeriggio ha replicato, con una nota affidata all'avvocato Rita Perchiazzi, che sta seguendo tutto l'iter dell'affidamento della piccola al sindaco.  

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