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Cronaca

La 36esima ora dei dipendenti Sanitaservice. Usb corre ai ripari ed incalza la Regione

Una nota dell’assessorato alla Salute rischia di far saltare l’obiettivo del tempo pieno. I paletti della Corte dei conti non si possono aggirare e il full-time presuppone una nuova assunzione. Usb reclama un incontro urgente a Bari

LECCE - Stop al full-time in Sanitaservice, almeno fino alla fine del 2015. Una notizia che provoca un brivido lungo la schiena per la folta platea di dipendenti della società in house salentina che ancora attendono, indefessi, l’aumento del monte ore. Impegnati in una lunga battaglia che, nel corso degli anni, ha prodotto un progressivo arrotondamento dello stipendio. Un salto di qualità, certo, ma  piuttosto lontano dall’obiettivo ultimo che rimaneva (e rimane) il raggiungimento del tempo pieno. Non una chimera, ma un diritto che gli stessi dipendenti rivendicano, a colpi di proteste, sit-in ed occupazioni, sin dagli esordi del percorso di  ‘internalizzazione’. Ed in virtù della clausola sociale che garantiva il passaggio dalle ditte esterne alla società costola della Asl locale, alle medesime condizioni contrattuali. Quindi, salariali.

Con un solo limite: l’effettiva necessità dell’azienda sanitaria di avvalersi di un surplus di lavoro sui servizi acquistati. Ora la nota firmata dall’assessore regionale al Welfare, Elena Gentile, spariglia le carte. Il 9 agosto i funzionari dell’assessorato alla Sanità hanno voluto chiarire alcuni aspetti relativi alla condizione contrattuale dei lavoratori mediante una nota che fa riferimento alle ultime trattative tenute tra manager sanitari e sindacati.  La giurisprudenza contabile cui si appella, gioco forza, il governo di via Capruzzi, parla chiaro: in base a quanto emerso da tre pronunce della Corte dei conti (emiliana, sarda e lombarda) la trasformazione del contratto di lavoro da part-time a full-time si configura quale ‘nuova assunzione’.

I direttori di tutte le aziende sanitarie regionali, gli amministratori unici delle società in house e le parti sociali sono avvisati: ogni modifica dei contratti non può aggirare i paletti fissati dalle pronunce della giurisprudenza. Gli amministratori dovranno quindi astenersi, nelle more dell’approvazione del “Programma operativo 2013-2015” e in assenza di autorizzazione regionale, dall’assumere qualunque decisione in tal senso.

Sulla 36esima ora che rappresenta lo spartiacque della nuova assunzione, l’allarme è già alto. Il sindacato Usb si è attivato immediatamente, rispondendo al mittente con una richiesta di incontro urgente. E’ nota, infatti, la posizione dei referenti del sindacato di base in merito alla legittimità ed alla necessità del percorso di internalizzazione coronato dal tempo pieno.
Santo Mangia e Gianni Palazzo lo ribadiscono, portando le carte bollate dalla loro parte: “La Corte costituzionale, con la sentenza 229 del 2013, ha dichiarato incostituzionali parte delle norme contenute nella legge di spending review che riguardano le società controllate, direttamente ed indirettamente, dalle pubbliche amministrazioni”. 

I due sindacalisti ritornano,quindi, sul rischio liquidazione che incombeva anche sulla testa di Sanitaservice per effetto dell’articolo 4 della medesima (e contestata) legge di revisione della spesa pubblica, firmata dal governo Monti.

Usb sottolinea come, nel mese di luglio, si siano tenuti ripetuti incontri tra le parti in causa, presso la sede dell’assessorato barese, “in cui si sono raggiunti degli accordi, anche verbalizzati, in merito all’aumento del monte ore per questa platea di lavoratori che ammonta a 95 unità”. A fine giugno in particolare, l’ennesimo vertice con i sindacati (divisi su tavoli separati) sembrava aver strappato l’intesa definitiva sull’annosa vertenza: per quasi 550 ausiliari e pulitori, inquadrati fino a 30 ore settimanali, si prevedeva un’integrazione di quattro ore. L’arrotondamento del monte ore avrebbe permesso ad altri 95 lavoratori di raggiungere, invece, il tempo pieno.

I sindacalisti rispondono fermamente alla nota regionale che fa saltare il banco, parlando di “un’interpretazione delle norme contenute nella citata legge, a seguito della sentenza della Corte suprema, restrittiva e quindi non condividibile”. Le prime reazioni, in casa Sanitaservice, già promettono tempesta.

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