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Cronaca

“Congelati” in attesa di risposte. Nuovo presidio dei dipendenti di Sanitaservice

I lavoratori della società in house si sono radunati in via Miglietta, anticipando le ragioni dello sciopero del 21 gennaio. Malumori per la sala non disponibile, attendono l’incontro chiarificatore con il direttore Mellone

LECCE - Una protesta lunga tre anni, quella dei dipendenti di Sanitaservice. Oggi, come nel dicembre del 2010 (il mese che inaugurò la stagione della loro battaglia) sono ancora davanti alla sede della direzione generale della Asl di Lecce a reclamare “un lavoro dignitoso”. Prima si lottava a colpi di presìdi e megafoni per ottenere l’assunzione nella società in house che avrebbe consentito di sganciarsi dalla vecchia logica degli appalti. Dopo le internalizzazioni operate in più riprese all’interno di Sanitaservice, però, non è stato tutto rose e fiori.

“Sarà un percorso in salita” aveva profetizzato Gianni Palazzo di Usb. E così è stato. Il presidio di oggi anticipa, infatti, lo sciopero generale con relativo presidio presso la sede dell’assessorato regionale alla Sanità, indetto per il 21 gennaio. Ai nodi irrisolti della gestione del lavoro, rimasti tutti sul piatto e rimandati nel tempo, oggi si aggiunge la tensione per un’assemblea che, pur essendo autorizzata, rischia di svolgersi all’esterno del piazzale di via Miglietta.

Da ieri pomeriggio alle 4, la solita sala del primo piano, infatti, non è più disponibile. “Costringerci a radunare i dipendenti qui fuori, con il freddo ed il vento, è sintomo di una mancanza di sensibilità”, risponde contrito il sindacalista Usb. Dito puntato contro il manager sanitario Valdo Mellone, per quanto il numero uno della Asl abbia dato la sua disponibilità ad incontrare i lavoratori per le 6 di questo pomeriggio.

Ma intanto che si aspetta, in barba al rigore della temperatura invernale, gli animi si accendono. “Io dall’oggi al domani sono stata trasferita a ben 38 chilometri di distanza” spiega una signora addetta alle pulizie che per un mese si è detta “costretta” a percorrere, avanti e indietro, la distanza tra Gagliano del Capo e Casarano. La destinazione nel nuovo presidio ospedaliero è stata motivata con la carenza di personale nell’ospedale di Casarano. E sebbene la lavoratrice sia stipendiata per 22 ore settimanali, come lei stessa racconta, si è trovata nelle condizioni di dover sostituire altri colleghi assunti a 35 ore settimanali.

“In più, nel presidio di Gagliano non sappiamo a chi far riferimento: non esistono i coordinatori per i nostri turni e le mansioni, i cosiddetti referenti”. La denuncia della lavoratrice provoca, a cascata, la lamentela degli altri. Qualcuno racconta di aver dovuto rinunciare, o posticipare, le ferie natalizie per il medesimo motivo.

Problematiche note, su cui il sindacato ha cercato di puntare un faro, richiamando ripetutamente la direzione sanitaria ad un’assunzione di responsabilità. E su cui si è consumato un lungo braccio di ferro con l’allora amministratore di Sanitaservice, ormai dimissionario, Luigi De Santis. Nessuno, fin’ora, è sembrato intenzionato a nascondere la realtà di una gestione del lavoro che zoppica, per ritardi “fisiologici”, come ha illustrato lo stesso Valdo Mellone. Ma se sui temi caldi della società in house („carenza di personale, affidamento di mansioni improprie, trasferimenti "anomali" di personale uniti alla battaglia per l'aumento del monte ore) la partita è ancora aperta, il processo d’internalizzazione - già scampato al pericolo di messa in liquidazione costituito dalla legge spending review - di sicuro non si interromperà.

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