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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Scontrini, il 50 per cento evade nella festa Sequestrati anche 160mila articoli

Dal 23 a ieri sera i finanzieri hanno svolti ispezioni in bar, pizzerie, ristoranti, negozi di articoli vari, ma anche pressi numerosi ambulanti giunti a Lecce per i Santi Patroni. Multe e sequestri per fatture non emesse e merce contraffatta o pericolosa per il consumatore

LECCE – Niente sesso, siamo inglesi? Macché: niente scontrini, siamo italiani. Poco più del 50 per cento degli esercizi controllati hanno glissato al momento di emettere uno scontrino o una ricevuta fiscale. E’ il dato nudo e crudo diramato questa mattina dal comando provinciale di Lecce della guardia di finanza. Per la precisione, il 50,7 per cento dei commercianti che hanno ricevuto un’ispezione, sarebbero risultati irregolari.

I controlli a campione si sono svolti per quattro giorni di fila, dal 23 al 26 agosto, cioè fino alla notte conclusiva delle celebrazioni per i Santi Patroni Oronzo, Giusto e Fortunato.

I finanzieri hanno sondato in particolare le vie del centro storico, nel cuore della festa. In tutto sono stati 71 i controlli, che hanno riguardato bar, pizzerie, ristoranti, negozi di articoli vari, ma anche numerosi ambulanti giunti per l’evento giunti a Lecce da varie parti d’Italia. Il dato che rasenta il 51 per cento d’irregolarità emerge dal fatto che in ben 36 casi i commercianti siano stati “pizzicati” nel pieno della trasgressione.

Ovviamente, i finanzieri hanno approfondito le verifiche anche in altri settori di competenza, in particolare sulla merce esposta. Mai come nei casi dei grandi eventi, infatti, è più facile che circolino prodotti contraffatti o scarsamente sicuri.

Nel primo caso, i militari hanno sequestrato 510 pezzi (abbigliamento riproducente noti marchi), nel secondo, che ha riguardato alcuni individui provenienti dal Bangladesh, sono stati ritirati addirittura 160mila prodotti circa non conformi agli standard di sicurezza per la salute del consumatore.

Erano privi di etichette sulle confezioni e delle istruzioni in lingua italiana su dati fondamentali, quali: fabbricante, importatore, Paese d’origine, denominazione del prodotto, caratteristiche merceologiche ed eventuale presenza di materiali o sostanze che possono arrecare danni all'uomo o all'ambiente.

Per la merce sequestrata è scattata la segnalazione alla Camera di commercio. Questa prevede il pagamento di una sanzione amministrativa che spazia dalla misura minima di 516 euro a quella massima di 25mila e 823 euro, e in misura ridotta pari al doppio del minimo (mille e 32 euro).

Non sono mancati, infine, interventi anche in materia di economia sommersa. Sono stati individuati e identificati alcuni lavoratori la cui posizione d’impiego non rispetterebbe le norme.

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