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Cronaca

Pace fra clan e divisione territoriale, nuove strategie per la quarta mafia

Rispetto alle origini è cambiata la struttura della quarta mafia, passata da una forma verticale e verticistica, a una orizzontale, attraverso una sorta di spartizione del territorio e di gruppi contigui. L'operazione di oggi sembra riassumere le modalità del riassetto della Scu

LECCE – “Nihil novi sub sole”. Questa locuzione latina, nulla di nuovo sotto il sole, spiega come la Sacra corona unita continui, nonostante gli arresti operati dalle forze dell’ordine e l’attività incessante di contrasto, a rinascere dalle proprie ceneri e rimanere radicata nel territorio e nella realtà salentina.

Nell’ordinanza dell’operazione “Network”, firmata dal gip Alcide Maritati, viene analizzato e spiegato attentamente il processo di riorganizzazione dei clan della Scu. Rispetto alle origini, però, è cambiata la struttura della quarta mafia, passata da una forma verticale e verticistica, a una orizzontale, attraverso una sorta di spartizione del territorio e di gruppi contigui. Fondamentale, in questa nuova fase della Scu salentina, è la pax mafiosa che da alcuni anni caratterizza i vari clan operanti sul territorio.

Questa l’analisi del procuratore Cataldo Motta, una vita trascorsa in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata La nuova strategia dell’appianamento dei contrasti e dell’abiura della guerra, fornisce nuovo terreno fertile alle strategie criminali che, seppur in forma molto più sommersa rispetto al passato, tendono alla conquista del territorio e degli interessi economici, come i lidi balneari. Vari gruppi che interagiscono come una sorta di holding criminale, in cui i contrasti (come i pestaggi in carcere) vengono appianati attraverso l’intermediazione di figura carismatiche come quelle di Roberto Nisi. Anche se in passato era stata un’altra operazione (quella denominata Augusta di cui Network è la naturale evoluzione) a impedire che scoppiasse una vera e propria guerra.

Confermato anche il ruolo delle donne, che hanno avuto sempre una funzione determinante nell'assetto criminale e negli affari della Sacra corona unita, sin dagli albori e dalla sua nascita per mano e progetto di Pino Rogoli. La Scu, infatti, nasce e si sviluppa in carcere e necessita dell'apporto delle mogli dei detenuti, capaci di garantire la forza dell'associazione all'esterno attraverso il “nome” e il vincolo parentale.

La figura femminile si dimostra affidabile e fedele. Un assioma, quello del procuratore Cataldo Motta, che sembra trovare applicazione e conferma nell'operazione denominata “Network”. E’ la stessa compagna di Andrea Leo, alias Vernel, a fare reggente al gruppo durante la detenzione dello stesso. Non limitandosi, secondo gli inquirenti, a fare da “megafono” a Leo, prendendo decisioni proprie e adottando strategie autonome.

Fondamentali si sono poi rivelate le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia come Manna e Verardi, cui si è aggiunto un terzo elemento: Mauro Ingrosso, 29enne di San Cesario. I primi due hanno percorso strade simili che li hanno condotti dal dividere la stessa cella ad assumere il ruolo di collaboratori di giustizia. Alessandro Verardi ha ricostruito con le sue dichiarazioni interessi e strategie dei vari gruppi, dalle estorsioni ai lidi al traffico internazionale di droga.

Era stato proprio lui, nel periodo di latitanza in Spagna, a fare da testa di ponte per gli acquisti di partite di droga, in particolare hascisc e cocaina. Carichi di sostanza stupefacente che dalla penisola iberica raggiungevano il Salento attraverso i corrieri della droga. Ingrosso ha spiegato gli interessi della criminalità nell’ambito delle estrusioni alle strutture balneari.

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