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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Sindacati all'attacco sulla sanità: "Non basta chiudere gli ospedali"

Cgil, Cisl e Uil raccolgono le firme davanti all'ex Vito Fazzi: "La Regione deve tagliare sprechi e liste d'attesa, puntando sull'assistenza territoriale"

LECCE - Bisogni di salute espressi dai territori, mobilità passiva e lista d’attesa: questi i grandi temi della vertenza per la sanità pugliese che vede impegnati sul campo i tre sindacati Cgil, Cisl e Uil, insieme alle segreterie della Funzione pubblica e dei pensionati.

La seconda tappa della mobilitazione sindacale, dopo Casarano, è stata quella dell’ex Vito Fazzi di Lecce. Nel capoluogo, questa mattina, i segretari hanno organizzato un banchetto per la raccolta delle firme che consegneranno direttamente al presidente Michele Emiliano (nel corso dell’incontro fissato il 12 dicembre), chiedendo al governatore di riprogettare il programma operativo 2016-2018.

I sindacalisti ritengono imprescindibile, infatti, che la Regione Puglia punti su prestazioni sanitarie di qualità, ridisegnando la mappatura dei servizi ospedalieri a partire dal confronto con le comunità locali. Diversamente il diritto alla salute dei pugliesi sarebbe costretto a cedere il passo a ragioni di tipo economico e politico.

“Più salute meno tagli sono le parole d’ordine di questa battaglia che ha l’obiettivo di razionalizzare strutture, risorse e servizi – spiega Giuseppe Melissano della Cisl- . La sede dell’ex Vito Fazzi è stata scelta in quanto unica struttura territoriale capace di offrire servizi di assistenza domiciliare di alto livello: secondo il piano di riordino sanitario non dovremmo già avere strutture simili in tutta la provincia ma, di fatto, ancora non esistono. Questo è un problema perché il ridimensionamento dei tre ospedali chiave del territorio (Casarano, Galatina e Copertino) necessita di essere integrato da un rete di assistenza territoriale, diffusa ed efficiente”.

“Lunedì 12 consegneremo al presidente migliaia di cartoline di cittadini, pensionati, disoccupati che chiedono una sanità diversa - aggiunge il collega della Uil, Salvatore Giannetto - . Per riqualificare l’offerta è necessario che ospedali chiusi vengano riconvertiti in presidi territoriali; è necessario procedere con l’assunzione di personale infermieristico e medico in grado di soddisfare la richiesta di sanità che c’è in Puglia e abbattere le liste di attesa che costringono gli utenti a curarsi fuori regione”.

Nel frattempo la Asl di Lecce ha varato il nuovo piano di assunzioni: negli ospedali e nei distretti di tutta la provincia arriveranno 1.155 professionisti (sono coperte tutte le categorie, dai tecnici ai dirigenti medici). La direzione generale di via Miglietta, con una spesa di quasi 48 milioni di euro, prevede di ridisegnare la pianta organica procedendo con i concorsi fino al 2018.

Nel dettaglio si apriranno 525 posizioni già subito; 282 nel nuovo anno e 348 nuovi operatori saranno reclutati nel 2018. L’obiettivo è quello di colmare le storiche lacune del personale in servizio e sostituire le figure a tempo determinato procedendo alla loro stabilizzazione. La direzione strategica della Asl invierà le carte al Collegio sindacale e poi il piano passerà al vaglio della Regione Puglia e dei due ministeri competenti (Salute ed Economia) ma i sindacalisti lamentano la mancanza di un loro coinvolgimento in questa fase. Se Melissano (Cisl) fatica a capire come si troverà la copertura economica, il collega Antonio Tarantino della Uil ritiene che il piano sia stato scritto e inviato alle sigle sindacali senza un confronto preventivo.  

“Siamo arrivati un po’ in ritardo con le assunzioni perché, in base a quanto suggeriva la legge di Stabilità, la prima ricognizione avremmo dovuto farla già nel mese di febbraio 2016 – puntualizza Tarantino- . Non è stato rispettato nessuna delle fasi previste da governo per predisporre questi atti relativi al piano della salute. Ora abbiamo uno strumento da valutare, sperando che si possano fare delle integrazioni anche se la legge di Stabilità non ci è d’aiuto in questo perché ha accantonato tutta la problematica relativa ai precari ed alle graduatorie del personale medico. Vediamo che succederà quando le carte approderanno sui tavoli della Regione e dei ministeri”.

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