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Cronaca Via Giacomo Leopardi

Sparatoria, a caccia dei sicari e di un movente dopo il Venerdì Santo di sangue

Operato in giornata Giuseppe Taurino, il 24enne ferito in un agguato ieri sera davanti ad un lounge bar. La pallottola s'è conficcata nel bacino. I carabinieri della stanno sondando il campo, anche fra le sue conoscenze. Lui, però, non ha ancora fornito elementi

LECCE – Il sicario, forse, non aveva intenzione di ucciderlo, in quello che verrà ricordato a Lecce come il “Venerdì Santo di sangue”. L’idea montava nella testa degli investigatori già alcuni istanti dopo aver raggiunto il lounge bar “Tucandela”, ieri sera, poco dopo le 21, su viale Leopardi. Le intenzioni di ferire senza ammazzare, il tipico “ammonimento” rude e spicciolo di chi non ripone le proprie ragioni nelle parole, appare quasi evidente. Lo dice il fatto che il colpo dal quale è stato raggiunto Giuseppe Taurino, leccese di 24 anni, è stato esploso all’altezza delle gambe. Lo suggerisce anche la fretta con cui l’uomo e il complice che l’ha condotto sulla scena, volti coperti da caschi integrali, si sono dileguati a bordo di una potente moto Yamaha R6, senza dare una svolta tragica al “lavoro”.

Ciò non significa che il giovane, residente nel quartiere Santa Rosa, non abbia corso rischi. E anche piuttosto seri. Nella sua fuga disperata per scampare all’agguato, un proiettile l’ha raggiunto all’altezza del bacino. E la pallottola, ancora questa mattina, era conficcata nel suo corpo. Trasferito in urologia, solo in tarda mattinata è iniziato il delicato intervento chirurgico per rimuovere il proiettile.

Le condizioni di Taurino, però, non sono mai state tali da mettere la sua vita a rischio. Tant’è che già ieri sera, poco dopo essere arrivato presso l’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, i carabinieri della compagnia hanno potuto interrogarlo. Non ricavandone, però, granché. Taurino non sarebbe stato in grado di riconoscere sicario e complice, né avrebbe saputo fornire motivazioni.

Le indagini dei militari – partecipa anche il nucleo investigativo -, dunque, vanno avanti in altri modi. Partendo dai rilievi. Per terra la scientifica ha recuperato due ogive e un terzo frammento che riconducono ad una pistola a tamburo, probabilmente calibro 38. Un’arma non semplice da usare, come un’automatica, e questo potrebbe giustificare il colpo esploso verso l’alto, che ha perforato la vetrina del locale. Un’ipotesi, dunque, è che sia partito casualmente. L’altra, è che l’uomo che ha premuto il grilletto, atteso dal complice con la moto accesa, abbia intenzionalmente sparato in quel punto per “consigliare” ai testimoni – gestore e dipendente del locale – di non fare azzardi.

Gli altri colpi sono poi stati mirati, verso Taurino che cercava di fuggire, scavalcando una cancellata che offre accesso al cortile interno dello stabile. Raggiunto il loro obiettivo, i due sono poi fuggiti in direzione del cavalcavia. Fatto curioso, Taurino, che ha un fisico particolarmente robusto, all’inizio non s’è neanche accorto di essere rimasto ferito.

Per capire meglio lo svolgimento dei fatti, potrebbero tornare utili diverse videocamere di sorveglianza, specie quelle di una vicina filiale bancaria. I filmati saranno acquisiti nelle prossime ore.

L’aspetto importante della vicenda è che l’indagine dei carabinieri, in modo più o meno diretto, solletica anche la curiosità della squadra mobile. Ed ecco, allora, che anche la polizia si sta interessando al caso.

Agli investigatori, infatti, non è certo sfuggito che Taurino abbia una conoscenza diretta con Gioele Greco, il commerciante 25enne arrestato nei giorni scorsi nell’ambito dell’operazione “Speed drug”, cha ha portato a quarantadue ordini di custodia cautelare e ad altri ventiquattro indagati a piede libero. Si tratta delle persone che farebbero riferimento a tre distinti gruppi, i quali, secondo la polizia, avrebbero gestito il traffico di sostanze stupefacenti fra Lecce, Arnesano, Galatina e altre zone vicine. Lo stesso Greco, stando a quanto dicono apertamente gli inquirenti, potrebbe essere l’uomo che ha preso in mano il controllo di quelle attività un tempo gestite dai fratelli Nisi.  

C’è la conoscenza, dunque, con lui e probabilmente con altri presunti sodali, ma non per questo c’è l’affiliazione. E lo dicono i fatti finora acquisiti. Taurino è un giovane piuttosto noto, in linea generale, fra i suoi coetanei, a Lecce. E’ sempre stato un lavoratore, intenzionato a operare nell’ambito di quella grande macchina del divertimento, la “movida leccese”, che per molti ragazzi salentini è l’unico appiglio per evitare di fare i bagagli e partire. 

Fino a poco tempo addietro aveva lavorato al bancone di un altro lounge bar. Quel locale fino al suo arresto, era frequentato abitualmente da Greco. Taurino, però, non è mai rientrato nella pur ampia inchiesta degli investigatori della questura. Non è stato destinatario di ordinanze di custodia, e non è stato “infilato” neanche nella seconda ondata di denunce, che ha toccato profili più sfumati. Insomma, seppur inevitabilmente tenuto d’occhio, fino a oggi non sono mai stati riscontrati elementi che potessero far sospettare di lui.

Giovane intraprendente, con studi classici alle spalle, Taurino in passato aveva anche accarezzato l’idea di entrare proprio nella gestione del “Tucandela”. E, d’altro canto, il 24enne è incensurato e i suoi “guai” con la giustizia non vanno oltre qualche vecchia segnalazione di scarso rilievo per gli stessi investigatori.

Insomma, in funzione delle sue conoscenze, carabinieri e polizia devono continuare sondare necessariamente lo stesso terreno in cui s’è sviluppata quella che si può definire la più grossa inchiesta giudiziaria dell’anno, ma ciò non toglie che le piste potrebbero essere anche altre. Per esempio, quelle di natura personale.

Per ora, dunque, lo scenario nel quale è maturato quest’ennesimo fatto di sangue, resta avvolto dalla penombra. E intanto, destabilizza la cittadinanza e mette inquietudine il riemergere di fenomeni così violenti. Qualunque siano le ragioni di fondo, troppo spesso si stanno sfoderando le pistole.        

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