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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Sequestrati beni ai fratelli Massimo e Damiano Caroppo per 1,5 milioni

Coinvolti in numerose inchieste, le indagini svolte dal Gico e la misura richiesta e ottenuta Dda. Disparità fra redditi dichiarati e patrimonio

LECCE – Un nuovo colpo è stato assestato ai fratelli Damiano (52 anni) e Massimo (49) Caroppo di Lecce, coinvolti in una lunga serie di casi giudiziari. Dopo indagini patrimoniali sul loro conto, svolte dai militari del Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza,  il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Valeria Farina Valaori, ha chiesto e ottenuto dal Tribunale un sequestro di beni per un valore complessivo di 1,5 milioni di euro.

Sono stati così sottoposti a vincolo reale nove immobili destinati a uso abitativo e un terreno fra Lecce e San Cesario di Lecce, due autovetture, un motociclo, ma anche disponibilità finanziarie esistenti su undici rapporti di conto/deposito e tre polizze assicurative. I beni sequestrati sono stati affidati all’amministrazione di un custode giudiziario appositamente nominato dal Tribunale salentino.

Considerati vicini alla Sacra corona unita, noti fin dagli anni ’90, sul loro conto si sprecano le inchieste per usura, estorsione e abusivo esercizio del credito. L’operazione “Twilight” eseguita dal Nucleo investigativo dei carabinieri nel 2016 (anche se nel luglio del 2017 il Tribunale del riesame ha per la seconda volta disposto il dissequestro dei beni) è stata solo l’ultima che li ha visti sotto la lente,  insieme a una più nutrita schiera di soggetti (basti pensare che per quell’inchiesta sono oltre cento gli indagati).   

In questo specifico caso, l’attività dei finanzieri del Gico (acronimo che sta per Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata) ha condotto all’applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali sulla scorta della legislazione antimafia. Secondo i finanzieri, inconfutabili sarebbero gli elementi in grado di attestare l’elevata pericolosità sociale di Damiano e Massimo Caroppo.

Stando ai risultati degli accertamenti patrimoniali e finanziari, sarebbero emersi l’intestazione di diversi cespiti a prossimi congiunti. Per eludere la normativa antimafia, sarebbero state dichiarate residenze diverse in maniera fittizia. Ancora: vi sarebbe una netta disparità tra le disponibilità economico – patrimoniali a fronte di una posizione reddituale dichiarata ben più modesta. Tutto rapportato alla Dda, che ha così richiesto l’applicazione della misure di prevenzione. Il 15 giugno scorso è stato quindi ha disposto il sequestro dei beni mobili, immobili e delle disponibilità finanziarie che non avrebbero trovato giustificazione nei redditi dichiarati e nelle attività svolte dai da due fratelli e dai loro familiari.

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