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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Viale Felice Cavallotti

Le scolaresche anticipano il corteo. “Il diritto allo studio non si tocca”

Decine di alunni delle scuole medie e superiori, sono scesi in piazza Sant'Oronzo per poi dirigersi in un corteo che ha attraversato il centro. Una protesta spontanea contro i tagli governativi, per difendere il diritto allo studio

 

LECCE - Battono tutti sul tempo i ragazzi delle scuole medie e superiori di Lecce. Alcuni alunni si sono dati appuntamento questa mattina per manifestare in piazza Sant’Oronzo, animando un corteo che ha percorso la trafficatissima arteria di via XXV luglio. Armati solo della naturale speranza in un futuro diverso che fa dell’istruzione il suo asse portante, di striscioni anche. Ma nessuna bandiera politica, né sindacale perché il senso di appartenenza ideologica sembra essersi quasi disperso, nei passaggi di generazione in generazione. “Non ci sentiamo rappresentati da nessuno”, dicono. La condivisione della battaglia comune per la riqualificazione della scuola pubblica, contro i tagli ed i provvedimenti che vorrebbero metterla in ginocchio a tutto vantaggio dei privati, non ha necessariamente un colore politico. E nella trasversalità trova la sua forza.

Domani il palcoscenico ufficiale sarà tutto per loro, allestito nel corso della grande manifestazione nazionale del comparto scuola, indetta dai sindacati. Tutti gli attori dell’istruzione pubblica saranno chiamati a unire le voci in un solo coro, contrario alle politiche di austerity del governo: studenti di ogni grado, universitari, corpo docente precario e di ruolo, genitori e personale ata.

Si torna ufficialmente in piazza dopo la grande protesta di ottobre, per pretendere il riconoscimento dei “diritti negati”: il diritto allo studio, innanzitutto, che dovrebbe essere universalmente garantito. Invece la scuola sta compiendo un percorso a ritroso, come una “barca ormai alla deriva” spiegano i ragazzi, che sta disperdendo il proprio bagaglio culturale. I più accaniti saranno gli universitari, quelli che da mesi denunciano l’impoverimento della qualità dell’offerta formativa, il rischio di sospensione del programma Erasmus, il lievitare delle tasse a carico delle proprie famiglie per garantire il mantenimento dei servizi collaterali: dalle borse di studio, alle mense universitarie, fino agli alloggi dedicati.

Domani si farà il bis, quindi. Numerose piazze italiane ospiteranno cortei pacifici, allegri come sempre, in cui la scuola 'unita' sarà chiamata a ribadire il proprio no al disegno di legge 953 (Aprea-Ghizzoni) che prevede lo smantellamento degli organi collegiali e la sottomissione delle scuole agli interessi privati; il disegno di legge di stabilita', che a tutt'oggi, nonostante le proposte di emendamenti della commissione Cultura della Camera, prevede l'aumento dell'orario di lezione frontale degli insegnanti a 24 ore settimanali, cancellando il contratto collettivo; i tagli previsti dalla spending review e gli ulteriori accorpamenti degli istituti.

Senza trascurare la polemica sul 'maxi concorso truffa', così come lo hanno definito migliaia di precari che si sono sentiti umiliati dal provvedimento che a loro dire, azzera tutto il percorso compiuto negli anni per accedere alla professione, “vanificandolo”. Rivendicheranno la loro dignità, il sudore versato da migliaia di aspiranti docenti di ruolo, le competenze maturate hanno maturate concorso dopo concorso, senza mai riuscire a stabilizzare la propria professione all'interno di tutti i plessi scolastici. Secondo Cgil, nella sola provincia di Lecce,  “non si contano più i laureati, abilitati con le scuole Siss, quelli che hanno vinto persino tre concorsi ma fanno la fame perché costretti a cambiare cattedra ogni anno, scalando le graduatorie senza ottenere nulla”.

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