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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Firme per carte false, spariti 38mila euro. Cieco denuncia: "Truffato da mio fratello"

Un 59enne, la moglie 56enne e un dipendente di un ufficio postale 37enne sono indagati truffa e falso. La coppia risponde anche di ingiuria e minaccia. Avrebbero spillato i soldi a un uomo affetto da forte deficit visivo, sfruttando l'ovvio rapporto di fiducia. E davanti alle denunce, anche intimidazioni

LECCE – Prima una firma, forse falsificata, e addio a 16mila euro. Poi il secondo atto della messinscena, un presunto raggiro che sarebbe stato consumato confidando nell’aiuto di un dipendente di un ufficio postale salentino. Bruciati altri 22mila euro. E quando la banca ha iniziato a bussare alla sua porta, intimando il versamento del debito contratto, lui, un 53enne di Lecce, è caduto letteralmente dalle nuvole.

Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Facile a dirsi. Ma come fare a seguire l’ammonimento dettato dall’antico adagio se c’è di mezzo un fratello? E invece sarebbe stato proprio quest’ultimo, un 59enne, con la complicità della moglie, 56enne e l’aiuto del già citato dipendente delle poste, un 37enne, a escogitare un diabolico piano per sfilare dalle tasche dell’uomo la bellezza di 38mila euro. Già, ma come? Semplicemente, confidando sul forte deficit visivo del 53enne. Vale a dire che è quasi del tutto cieco.  

I tre sono dunque ora indagati per truffa e falso. Marito e moglie, anche per minaccia e ingiuria. E questo perché, appreso che il fratello, con la sua compagna, avevano deciso di portare tutto davanti alla Procura di Lecce, si sarebbero lasciati andare a frasi inequivocabili, avvertimenti espliciti: “Ritenetevi due morti che camminano”, avrebbero detto, fra le altre cose. Tutti i reati, peraltro, sono stati contestati con l’aggravante di essere stati commessi ai danni di una persona con minorazione fisica.

Come e quando nasce la vicenda, è presto detto. Tutto è avvenuto nell’arco di una sola estate, quella appena trascorsa. A giugno, infatti, secondo quanto contestato dall’autorità giudiziaria, il fratello dell’uomo affetto dallo stato di cecità avrebbe falsificato la firma, o forse usato una scrittura privata con sigla apocrifa, per ottenere un contratto di finanziamento a suo vantaggio con la Deutsche Bank. Si sarebbe quindi fatto scudo del fratello come garante, incassando 16mila euro.

E non finisce qui. Il fratello 59enne, e questa volta a quanto pare con la complicità dei già citati moglie e dipendente di un ufficio postale, sarebbe riuscito a ottenere anche ulteriori 22mila euro. Il meccanismo, in questo caso, il seguente: il dipendente delle poste, approfittando di un precedente rapporto di consulenza finanziaria a favore dell’uomo affetto da deficit (quindi avrebbe sfruttato la fiducia in lui riposta), gli avrebbe comunicato che avrebbe dovuto prestare garanzia fideiussoria per un finanziamento in favore della cognata di 5mila euro.

In tutto questo, gli avrebbe anche fornito debite rassicurazioni: sul suo conto corrente non si sarebbe ritrovato alcun addebito. L’avrebbe quindi indotto in errore sia sull’ammontare esatto della somma concessa, sia sul fatto di essere debitore principale e non semplice fideiussore della donna. Per farla breve, invece di 5mila euro, in questo modo sarebbe entrata nelle loro tasche una cifra più di tre volte superiore.

Ma a settembre, nel momento in cui il 53enne e la compagna hanno preso coscienza di tutto, ritenendosi vittime di un imbroglio, le carte in tavola sono cambiate. E quando la guardia di finanza, delegata per le indagini, si è fatta avanti per ispezioni, tutta la frustrazione si sarebbe scaricata addosso alle presunte vittime con pesanti provocazioni. Offese e minacce di morte si sarebbero accavallate.  

Sembra che l’inchiesta sia già a buon punto e chissà che non possa presto confluire in un rinvio a giudizio. I legali di tutte le parti stanno già affilando le armi per portare avanti tesi e controtesi. L’uomo affetto da cecità quasi totale è difeso dagli avvocati Silvia De Cicco e Rocco Vincenti. I tre indagati dagli avvocati Francesco D’Agata, Alessandra Antoniotti e Giovanni Valentini. Il fasciolo è in mano al pubblico ministero Stefania Mininni.

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