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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Legionella nel tribunale di Lecce, è vero il caso della dipendente colpita

Cisl Fp: “Abbiamo taciuto per non creare inutili allarmismi e per tutelare la privacy della collega”. Confsal Unsa: “Violata la legge”

LECCE - E’ vero:  una dipendente del  Tribunale di Lecce, in viale de Pietro, fu colpita dalla legionella, lo scorso luglio. Non ne fu data notizia solo per non creare inutili allarmismi, tanto più che il batterio con buone probabilità l’impiegata l’avrebbe contratto in un albergo a Roma, dove soggiornava in quel periodo, e anche per tutelare la sua privacy.

A renderlo noto è il sindacato Cisl Fp, attraverso il segretario territoriale Gianni Farchi, che ha voluto sciogliere ogni dubbio sulla vicenda, tornata alla ribalta delle cronache, in seguito alle dichiarazioni di Massimo Battaglia, segretario generale della Consal-Unsa (Confederazione dei sindacati autonomi dei lavoratori). Dichiarazioni pesanti legate al fatto che le ripetute sollecitazioni indirizzate dalla Federazione alle autorità competenti e non, in materia, per fare chiarezza sulla questione non avrebbero mai trovato risposta. E lo stesso sarebbe avvenuto anche in merito alla notizia che sta circolando in questi giorni nelle aule di giustizia di un altro presunto caso di legionellosi, stavolta negli uffici del giudice di pace, in via Brenta. “Sappiamo che sono in corso accertamenti, ma pare che non si tratti di patologia ascrivibile alla legionella”, la risposta di Farchi.

Dito puntato: "Nascosta la verità"

Ora che la verità è venuta a galla, la Federazione punta il dito contro chi l’ha tenuta nascosta. “Sapevano e hanno dichiarato di aver volutamente taciuto anche certi Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, eletti dalla RSU, che dovrebbero dimettersi per aver violato il mandato morale, civico, elettivo ma anche per aver violato un obbligo di legge. Infatti  l'art. 50, lettera n, del Testo Unico sulla sicurezza, D.Lgs. n. 81 del 9.4.2008, prescrive che “il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza avverte il responsabile della azienda dei rischi individuati nel corso della sua attività”, si legge nella lettera inviata ieri per e-mail ai dipendenti del tribunale.

Ma per il segretario Farchi, le procedure sono state rispettate: “La Cisl Fp è stata informata dell’accaduto sin da tempo dallo stesso lavoratore interessato da patologia ascrivibile alla legionella, iscritto a questa sigla sindacale, nonché, dirigente della medesima. In seguito alla diagnosi, avvenuta nell’ospedale dove il lavoratore è stato ricoverato (oggi completamente guarito) fu attivata dallo stesso nosocomio la procedura prevista dal protocollo, ovvero “segnalazione di malattia infettiva all’ufficio di igiene competente”, avvenuta nel luglio scorso. Dell’accaduto fu immediatamente notiziato informalmente il dirigente del Tribunale, sia dallo stesso lavoratore che dal sottoscritto, e si convenne, con lo stesso, di non diffondere la notizia onde evitare inutili allarmismi, nella assoluta tutela della privacy della collega, in assenza dei dovuti riscontri che erano al vaglio delle autorità competenti. Infatti, l’ospedale, come accennato investì il “servizio centralizzato di vigilanza e ispezione in seno alla Asl di Lecce”, competente al riguardo, che ritenne opportuno iniziare le indagini in altro luogo dove il lavoratore aveva precedentemente soggiornato. Tali indagini risultano tutt’ora in corso e riservate”.

Stampa interpellata a causa dell'indifferenza

Non solo. Il segretario ha precisato pure che l’organizzazione sindacale, in assoluta trasparenza, si era già espressa in tal senso tramite il suo delegato aziendale Giampiero Pugliese, nell’incontro al quale avevano partecipato i sindacati del Palazzo di giustizia nonché del presidente della Corte d’Appello Roberto Tanisi.

Alla riunione, tenutasi lo scorso 9 ottobre, il giorno dopo la smentita del caso legionella e le rassicurazioni del presidente, si fa riferimento nella stessa lettera inviata ieri dalla Consal-Unsa ai lavoratori. Perché alla Federazione che non prese parte all’incontro, non gli fu comunque data mai alcuna comunicazione, anche di rettifica, dall’Amministrazione”.

Nella missiva, inoltre, la Federazione ha spiegato di aver interpellato la stampa a causa dell’indifferenza generale ai suoi ripetuti appelli, e di averlo fatto, non per procurare allarme o per propaganda, ma per il bene della cittadinanza: “La legionella non si diffonde per contatti tra persone ma, peggio, in modo ambientale: si annida nelle tubature e nei serbatoi idrici, nonché negli impianti di climatizzazione. Il batterio è inalato in goccioline d'acqua, non ingerito. Ma non si è fatto alcun controllo per escludere che il contagio sia avvenuto in ambiente giudiziario, forse nemmeno si è chiesto alla Asl”. Sul punto, però, il numero uno della Corte d’Appello (con una lettera datata 8 ottobre e indirizzata alla stessa Federazione) aveva già rassicurato: “Gli impianti di condizionamento del Palazzo sono regolarmente puliti e sanificati e anche l’impianto idrico, nei mesi scorsi, è stato completamente rifatto, con la sostituzione delle cisterne d’acqua, dell’autoclave e delle pompe”.

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