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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Lequile

Cocaina nello zaino e stanze subaffittate alle prostitute, in arresto finisce un 48enne

Il controllo dei carabinieri a Lequile. Non solo trovati 90 grammi di droga e materiale per il confezionamento, ma anche tre ragazze che pagavano per usare le camere. Ed è stato indagato anche per favoreggiamento della prostituzione

LEQUILE – Non solo droga, ben 90 grammi di cocaina, ma anche stanze cedute a prostitute. E non avendo una posizione lavorativa stabile, il sospetto più che legittimo degli inquirenti è che Rosario Borghese, 48enne originario di Napoli e con domicilio a Lequile viva dei proventi della cessione di droga e del favoreggiamento della prostituzione.

Anche per questo, secondo il giudice per le indagini preliminari Sergio Tosi, vi sarebbe il concreto rischio di reiterazione del reato, qualora fosse rimesso in libertà. Ragion per cui, convalidando oggi un arresto eseguito dai carabinieri della stazione di San Pietro in Lama, ha disposto che l’uomo debba quantomeno rimanere ai domiciliari.

L’arresto, per il quale inizialmente l’uomo era stato condotto in carcere, risale due giorni addietro. Era il pomeriggio del 29 di marzo quando i carabinieri della stazione di San Pietro in Lama hanno fatto irruzione in un appartamento di Lequile in cui Borghese è in locazione da circa sette anni. E quel giorno in casa non c’era solo lui, ma anche tre donne straniere. Le quali avrebbero successivamente confermato di svolgere l’attività di prostitute e di corrispondere al 48enne denaro per l’uso delle camere.

Durante la perquisizione, i carabinieri hanno trovato dentro uno zainetto posato su un divano del salone due involucri contenenti, rispettivamente, 70 e 20 grammi di cocaina, tre bilancini di precisione e vario altro materiale per il confezionamento (nastro isolante, ritagli, forbici e via dicendo). E detenzione illecita di sostanza stupefacente è stato il reato contestato per il quale è scattato l’arresto. L’ulteriore denuncia, in questo caso in stato di libertà, è arrivata per il presunto favoreggiamento della prostituzione. Cioè, per aver concesso in sublocazione le camere dell’appartamento con canoni diversi: 200 euro a settimana per quella piccola e 300 per quella grande. E, va detto, Borghese pagava d’affitto ai proprietari di casa 400 euro al mese, il che lascia immaginare quali potessero essere gli introiti.

Tre, come detto, le donne straniere scoperte all’atto del controllo, ma si sospetta che a passare da quell’appartamento di Lequile siano state molte di più. E non solo da lì. Perché nella disponibilità di Borghese vi sarebbe anche un altro immobile, in un residence di Merine (frazione di Lizzanello), anche in quel caso sublocato a prostitute.

Circa il favoreggiamento della prostituzione, le tre ragazze ascoltate, tutte sudamericane, hanno spiegato non solo quanto fosse corrisposto a Borghese, ma anche di utilizzare le camere di quell’appartamento da molto tempo. E sia in quelle stanze, sia nell’abitazione in Merine, come detto anche questo in uso al 48enne, è stato trovato e sequestrato materiale per l’esercizio della prostituzione. Per il giudice, la circostanza sarebbe indice del fatto che non vi sarebbe stata solo la stipula di un contratto di sublocazione in favore delle donne, ma anche fornitura di tutto l’occorrente per il lavoro: dai preservativi, ai dildo, dalle parrucche alle pillole anticoncezionali e quelle contro la disfunzione erettile e altro ancora.

L’uomo, che era difeso dall’avvocato Ivan Greco, nel corso dell’interrogatorio nell’udienza di convalida si è avvalso della facoltà di non rispondere. È uscito dal carcere, ma con destinazione un’abitazione diversa da quelle usate finora, in un altro comune salentino, dove dovrà continuare a scontare la detenzione, ai domiciliari.

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