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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Fingersi turisti per trasportare tonnellate di droga: il nuovo modus operandi

Due skipper ucraini bloccati a 19 miglia da Leuca, tre albanesi che avevano rifornito il loro veliero di marijuana e la sensazione di trovarsi davanti a una novità operativa della criminalità. Fra azione spericolata e minuziose indagini, ecco come ha agito la guardia di finanza

LECCE – Fingersi turisti e appassionati di navigazione nel mare d’agosto, brulicante di barche, barchette e barconi. Potrebbe essere questa la nuova strategia adottata dai trafficanti di sostanze stupefacenti per tentare di aggirare quello che sta diventando per loro un ostacolo davvero duro da digerire: il pattugliamento sempre più costante delle coste pugliesi in generale e salentine in particolare.

Un tempo neanche tanto lontano, i litorali salentini erano meta di veloci motoscafi che, partiti dall’Albania, approdavano qui di notte per scaricare enormi quantitativi di droga, specie marijuana, e qualche volta anche armi automatiche e munizioni. Oggi, con la guardia di finanza che ha blindato il Canale d’Otranto e grazie agli accordi sempre più stringenti ed efficaci con le autorità albanesi, tutto si può dire, tranne che gli “affari” stiano andando a gonfie vele.

Video | La conferenza stampa

Lo suggeriscono i numeri di un giro che si è assottigliato a tal punto da arrivare dalle circa 105 tonnellate di droga sequestrate nel 2017 fino a una sola oggi, quando si è alla metà di questo 2022. Già, quella tonnellata scarsa di marijuana intercettata nel pomeriggio dell’altro ieri al largo del Capo di Leuca, e che ha fatto scattare cinque arresti (due ucraini e tre albanesi) rappresenta il primo sequestro dell’anno. Ed è arrivato in un modo del tutto inedito, come illustrato questa mattina dai vertici pugliesi della guardia di finanza, in una conferenza stampa svoltasi presso il comando provinciale di Lecce.

Ha introdotto il colonnello Stefano Ciotti, comandante provinciale di Lecce, quindi hanno illustrato i dettagli dell’operazione il colonnello Armando Franza, comandante del Reparto operativo aeronavale di Bari e il tenente colonnello Nicolino Vardaro, a capo del Gruppo aeronavale di Taranto. Presenti anche il tenente colonnello Giuseppe Giulio Leo, comandante del Nucleo di polizia economico finanziaria di Lecce, e il capitano Alfredo Iannace, che guida il Gico (Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata) salentino. Ai reparti comandanti da questi ultimi, infatti, sono stati delegati gli approfondimenti investigativi.  

Turisti? No, trafficanti di droga

Tutto è nato dall’osservazione di una barca a vela ferma da alcuni giorni a qualche miglio dalla costa albanese. Quel natante, “Scarabeo”, non ha destato subito sospetti particolari ai finanzieri della Sezione aerea di manovra di Grottaglie. Stavano sorvolando lo specchio d’acqua in elicottero e l’hanno ritenuta, almeno all’inizio, una delle tante imbarcazioni da diporto di turisti che in questo periodo solcano il Canale d’Otranto, sponda italiana o albanese che sia.

La situazione ha preso una piega improvvisa e casuale alle 8,25 di lunedì 7 agosto, quando gli stessi elicotteristi della Sezione di Grottaglie, che fa capo al Gruppo aeronavale di Taranto e che agisce nell’ambito dell’operazione internazionale Frontex, hanno notato tre piccole barche in avvicinamento a quella a vela, ancorata al largo di Capo Treporti. I movimenti non sono certo passati inosservati e intuire che ci fosse di mezzo stupefacente è stato un attimo. Più uomini, infatti, hanno iniziato a caricare sul motoveliero un pacco dietro l’altro. Involucri piuttosto voluminosi. Poi, una volta terminato il trasbordo, si sono affrettati a ripartire verso l’Albania.

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A quel punto è stato necessario imbastire su due piedi, e non si fa per dire, un dispositivo diventato strada facendo sempre più corposo, coinvolgendo sia la polizia albanese, sia mezzi aerei e navali dislocati anche in prossimità di altre regioni italiane. Da un lato, infatti, bisognava fermare i barchini, dall’altro iniziare a monitorare la barca a vela, nel frattempo ripartita. Nel primo caso, ci hanno pensato gli agenti del Paese delle Aquile insieme con il Nucleo marittimo delle “fiamme gialle” di stanza a Durazzo. Due natanti sono stati bloccati mentre erano ancora in navigazione, un altro poco dopo l’approdo nel porto di Capo Treporti. Tre albanesi sono stati fermati, un quarto è ricercato. Nel secondo caso, invece, il Gruppo aeronavale di Taranto ha preso in mano la situazione e, in accordo con il Comando provinciale di Lecce, ha iniziato a far seguire la motovela con diversi mezzi.

Per prima cosa, è stato fatto decollare un aereo Atr 72 della guardia di finanza in quel momento posizionato a Catania, per monitorare gli spostamenti. Poi, quando la barca sospetta è arrivata a 18 miglia dal Capo di Leuca, viaggiando a circa 7-8 nodi, è scattata la morsa a tenaglia. Un’unità veloce di Taranto che si trovava nei pressi di Crotone, a contrasto di un altro tipo di traffico, quelli di migranti, è stato dirottato verso Leuca e, nel frattempo, si sono aggiunte altre due motovedette del Reparto operativo navale di Bari.

Per abbordare la barca, è stata necessaria l’apertura di un’inchiesta di bandiera, prevista dalle convenzioni internazionali e dall’articolo 201 del codice della navigazione. Il motoveliero aveva una bandiera greca di cortesia, ma bisognava accertare la reale nazionalità. E fermare i due skipper non è stato semplice. I finanzieri che hanno agito da lato operativo, uomini esperti a manovre pericolose e complicate, sono riusciti a saltare a bordo del veliero e a bloccare i motori. È bastato poi dare un’occhiata al di sotto, per scoprire il grosso carico di marijuana. Il veliero è stato così trasferito presso la banchina della Sezione operativa navale dei finanzieri di Gallipoli e qui è iniziato l’inventario: sono stati conteggiati 992 chili di “erba” in 153 involucri, per un valore di circa 10 milioni di euro. Sotto sequestro anche due cellulari, contante, taniche di gasolio di riserva. In accordo con il pubblico ministero Alessandro Prontera della Procura di Lecce, i due skipper, entrambi ucraini, sono stati arrestati e portati in carcere.  

Ucraini, assoldati per la loro perizia

Ma chi sono i due ucraini, qual è il loro profilo? Dopo l’azione da brividi, qui subentra l’aspetto investigativo. I finanzieri hanno scoperto in breve che erano già stati controllati diverse altre volte in Italia, a bordo  di barche, e di base sembra che fossero sempre in Puglia.

Ma perché? L’esperienza dell’operazione “Astrolabio”, che ha tagliato la testa a un’organizzazione criminale che operava nei traffici di migranti sulle rotta balcanica (marittima e terrestre) insegna che gli ucraini sono molto richiesti per la loro particolare perizia. Hanno professionalità marinaresche riconosciute e per questo capita di sovente che vengano assoldati dalla criminalità. Quindi, è possibile che avessero già svolto altre missioni, magari passando dal trasporto di migranti al traffico di stupefacenti. Specie ora che le coste salentine, come detto, sono praticamente blindate, tanto che dopo “Astrolabio” gli arrivi di migranti, prima quasi settimanali e praticamente per tutto l’anno (e così per oltre un decennio), sono diventati davvero sporadici.

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Ma, proprio per questo motivo, vi è certezza che quella tonnellata di droga fosse destinata al Salento? È una possibilità, certo, ma non si devono escludere altre rotte. Di sicuro, gli skipper sono partiti da un porto italiano, hanno rifornito la barca a vela a Vieste e da lì si sono recati verso l’Albania, rimanendo fermi al largo per qualche giorno, sempre nella stessa posizione, tanto da essere scambiati per turisti. Poi, quale fosse la destinazione finale, è un aspetto tutto da chiarire. E non si possono escludere a priori né le coste calabresi, né mete più lontane. Per esempio, l’isola di Malta. Quanto alla barca, non era di proprietà di nessuno dei due arrestati; tuttavia, lo stesso armatore il cui livello di coinvolgimento nella vicenda è da verificare, è ucraino. Insomma, sono davvero tanti gli approfondimenti che le “fiamme gialle” dovranno svolgere, nella consapevolezza di aver anche scoperto un modus operandi finora inedito.

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