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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Liste fasulle, scatta operazione “Candidopoli”: nei guai vertici politici dell’Altra Italia

La guardia di finanza di Padova ha denunciato 15 persone accusate di aver presentato false liste elettorali e candidature farlocche. Sette misure cautelari tra Rovigo, Foggia e il Salento. Ai domiciliari il segretario nazionale, originario di Uggiano La Chiesa, Cosimo Cartelli

PADOVA - Secondo l’accusa sarebbero state assemblate delle vere e proprie liste “false” per le candidature alle elezioni comunali anche del 2020. Tocca anche il Salento l’operazione condotta della guardia di finanza di Padova, ribattezzata “Candidopoli”, nella quale è finito nel mirino il movimento politico “L’Altra Italia” e nei guai sono finiti alcuni componenti del direttivo e il segretario nazionale, originario di Uggiano La Chiesa, Cosimo Damiano Cartelli finito agli arresti domiciliari.

Sono quindici le persone indagate complessivamente tra le province di Foggia, Lecce e Rovigo e ben sette le misure cautelari personali emesse nei confronti dei vertici del movimento, emergente nel panorama nazionale, e che ha presentato diverse liste anche nelle recenti consultazioni per le amministrative.   

Nella giornata di ieri, i finanzieri del Comando provinciale di Padova, a conclusione di un’articolata indagine coordinata dalla procura di Rovigo, hanno infatti dato esecuzione, in diversi comuni della provincia di Foggia, Lecce e Rovigo, all’ordinanza dei provvedimenti cautelari personali, emessi nei confronti dei vertici del movimento politico.

All’esito delle indagini, svolte nello specifico dalle fiamme gialle della compagnia di Este, sono stati segnalate alla procura di Rovigo i 15 principali responsabili, che, a vario titolo, avrebbero proceduto, secondo le accuse contestate, alla formazione e alla presentazione di false liste di candidati presso ben 23 amministrazioni locali insistenti su tutto il territorio nazionale.

I provvedimenti della procura

Vista la gravità dei fatti rilevati, il tribunale di Rovigo, accogliendo le proposte formulate dal pubblico ministero titolare dell’inchiesta, ha emesso l’ordinanza per le sette misure cautelari personali, disponendo gli arresti domiciliari nei confronti del segretario nazionale del movimento, nonché l’obbligo di firma per due pubblici ufficiali autenticatori (il vigile urbano Francesco Foti, presidente del movimento e consigliere comunale a Barbona e un altro consigliere) destinatari anche della sospensione temporanea dal pubblico ufficio di consigliere comunale per dodici mesi, e nei riguardi di due dirigenti del movimento. Destinatari dell’obbligo a presentarsi anche Franco Merafina di Cerignola e Felicetta Tartaglia di San Paolo di Civitate.

Le investigazioni, eseguite dalla Finanza, sono state avviate a seguito di alcuni servizi trasmessi dal Tg televisivo satirico di Striscia La Notizia, nei quali si faceva particolare riferimento alla presentazione di false liste elettorali per le elezioni comunali svoltesi in contesti territoriali di piccole dimensioni.

Gli accertamenti in fase preliminare hanno quindi permesso agli investigatori, secondo quanto poi avallato dalla procura veneta, di riscontrare come nel corso delle tornate elettorali per la nomina alla carica di sindaco e di consigliere comunale per i Comuni patavini di Barbona e Vighizzolo d’Este, svolte, rispettivamente, nel maggio 2019 e nel settembre 2020, il movimento L’Altra Italia  aveva presentato liste di candidati formate da soggetti iscritti, nella maggioranza dei casi, a loro insaputa.

L’autorità giudiziaria rodigina, pertanto, oltre ad avallare le condotte contestate, ha deciso di ampliare il raggio delle indagini agli ulteriori 21 comuni in cui il movimento politico aveva presentato i propri candidati per la consultazione elettorale del settembre dello scorso anno e, in particolare nelle province di Alessandria, Asti, Belluno, Bergamo, Campobasso, Catanzaro, Cosenza, Genova, Imperia, Isernia, Perugia, Pisa, Potenza, Savona, Vibo Valentia e Vicenza.

Si trattava di realtà comunali, tutti con una popolazione inferiore ai mille abitanti e per i quali la normativa vigente prevede una procedura semplificata per le relative candidature. Gli accertamenti investigativi, come chiarito in conferenza stampa dai finanzieri, hanno permesso di comprendere come l’obiettivo principale del movimento fosse quello di presentare candidature in piccole realtà territoriali dove, approfittando proprio della specifica normativa settoriale, vi era una buona probabilità di eleggere un proprio rappresentante per ottenere una visibilità sull’intero territorio nazionale, in modo da far accrescere il consenso per le successive consultazioni.

Candidati "ignari" di essere in lista

Più nel dettaglio, le liste elettorali e la documentazione di supporto sono risultate, secondo l’accusa, all’atto della presentazione, artatamente falsificate, in quanto gran parte dei soggetti riportati in elenco, sono poi risultati  ignari della propria iscrizione, disconoscendo del tutto il movimento politico e le relative sottoscrizioni.

Molti dei candidati, residenti principalmente nel Foggiano e nel Basso Salento, hanno dichiarato di non essersi mai recati nelle province di Padova e di Rieti, luoghi in cui avrebbero apposto le proprie firme, sconfessando, peraltro, di conoscere i relativi pubblici ufficiali autenticatori. È emerso, altresì, come questi ultimi, in occasione delle precedenti consultazioni amministrative, fossero già stati eletti, quali consiglieri comunali dell’Altra Italia e che, nei giorni in cui sono avvenute le autentiche di firma, si trovavano in località del tutto incompatibili con quelle di esercizio della carica.

Alcuni dei candidati inconsapevoli, oltre a non aver alcun radicamento territoriale con i luoghi dove le liste sono state presentate, hanno poi formalmente querelato i responsabili del movimento per tali fatti. Inoltre, è stato verificato che in lista sono stati iscritti anziani ultra-ottantenni o persone con forti disabilità fisiche, presentati per la nomina a consigliere comunale in località distanti migliaia di chilometri dalla propria residenza.

Altro aspetto di assoluta criticità è che alcuni candidati, dopo essere stati eletti a loro insaputa nei consigli comunali, hanno dovuto, successivamente, rifiutare la carica, ponendo l’ente locale a rischio di commissariamento, con evidenti gravi ripercussioni sull’intero ordine democratico.

L’articolata attività investigativa, nell’ambito della quale, sono state raccolte le testimonianze di oltre cento candidati, si è concretizzata con numerose perquisizioni domiciliari, eseguite nei territori del Veneto e della Puglia, nonché mediante acquisizioni documentali presso le commissioni circondariali elettorali dei 23 Comuni interessati.

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