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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

"Little Devil": parlano in due, gli altri in silenzio

Rapine e droga, via agli interrogatori. Degli undici arrestati detenuti a Lecce hanno scelto di parlare solo Cristian Salierno e Marco Bruno. Gli altri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere

LECCE - Sono rimasti quasi tutti in silenzio i quattordici arrestati ieri dai carabinieri del nucleo investigativo nel corso dell'operazione denominata "Little Devil". Questa mattina il gip Ercole Aprile si è recato nel carcere di Borgo San Nicola per interrogare gli 11 che si trovano detenuti nell'istituto penitenziario leccese (gli altri tre sono stati sentiti per rogatoria perché detenuti altrove), accusati a vario titolo dal pubblico ministero Elsa Valeria Mignone di aver messo a segno una serie di rapine fra Lecce e Barletta per poi reinvestire il bottino nell'acquisto di partite di cocaina, marijuana ed hashish.

Bocche cucite, dunque, da parte della maggior parte degli arrestati. Fra coloro che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche il presunto capo dell'organizzazione Giuseppe Seccia, 35 anni originario di Barletta ma residente a Monteroni. Per gli inquirenti era lui ad essere al vertice del gruppo specializzato nelle rapine in banca ma anche di quello che si occupava di vendere la droga nel Salento.

Ha invece scelto di difendersi dalle accuse Cristian Salierno, il 23enne leccese difeso dall'avvocato Francesco Maggiore, accusato di detenzione ai fini di spaccio poichè ritenuto vicino al gruppo capeggiato da Antonio Giannone, ucciso il 6 aprile del 2009 con due colpi di pistola alla testa sparati dall'ex pentito Giampaolo Monaco. Ma a suo dire, Salierno con la droga non avrebbe avuto nulla a che fare, se non per uno sporadico uso personale.

Ha detto di non aver mai preso parte ad alcuna attività di spaccio. I suoi contatti con Giannone erano dovuti al fatto che il giovane conviveva con sua sorella Carmelina Salierno. Ed infatti Antonio era nella casa della compagna quando fu freddato da Monaco. Ma non solo: con Antonio, così come con gli altri, c'era una conoscenza datata, si frequentavano da quando erano bambini. Ha parlato anche Marco Bruno, 25enne di Carmiano. Alla presenza del suo avvocato Salvatore Mazzotta, l'indagato ha reso la sua versione dei fatti.

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