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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Lizzanello

Omicidio Manca, da rifare il processo d’appello per un imputato

In Cassazione annullata con rinvio la sentenza a trent'anni per Carmine Mazzotta, oggi 49enne, uno dei quattro coinvolti. La vicenda maturò nell'ambito dello spaccio a Lizzanello

LIZZANELLO – Si dovrà celebrare un nuovo processo d’appello per stabilire le effettive responsabilità a carico di Carmine Mazzotta, leccese, oggi 49enne, nell’omicidio risalente al lontano marzo del 1999 di Gabriele Manca. Il giovane, 21enne, di Lizzanello, fu freddato con tre colpi di pistola e per quella vicenda sono coinvolti altri tre imputati, condannati all’ergastolo in primo grado e che a loro volta sono in attesa della sentenza d’appello. Si tratta di Giuseppino Mero, 57enne di Cavallino, Omar Marchello, 43enne, e Pierpaolo Marchello, 44enne, questi ultimi due di Lizzanello.

La storia di Mazzotta procede separatamente, perché, rispetto agli altri, giudicati in ordinario, aveva scelto il rito abbreviato. Era così stato condannato in primo grado a trent’anni, con conferma della pena in appello. Ma i giudici della Cassazione hanno annullato oggi con rinvio la condanna per Mazzotta, ragion per cui sarà instaurato un nuovo processo, a Taranto.

Le motivazioni devono ancora essere depositate, ma va detto che la difesa, rappresentata dagli avvocati Giancarlo Dei Lazzaretti ed Enrico Grosso, davanti alla Suprema corte, fra le principali motivazioni, ha rimarcato il fatto che il nome di Mazzotta come correo fosse emerso da dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Alessandro Verardi e Alessandro Saponaro, i quali non avrebbero appreso dell’omicidio direttamente da lui, ma da terze persone.

Il corpo di Manca fu ritrovato il 5 aprile del 1999 nei pressi di un muretto a secco, in una zona di campagna compresa tra Lizzanello e la frazione di Merine. Stando alle indagini, il movente sarebbe da ricollegare a contrasti in quel periodo nello spaccio di stupefacenti. Ovvero, la vittima il avrebbe svolto l’attività illecita senza dare conto a Omar Marchello, ritenuto referente della zona di Lizzanello.

Quest’ultimo avrebbe cercato di mettere in riga il ragazzo, punendolo con uno schiaffo, ma per tutta risposta sarebbe stato ferito con un coltello; l’episodio fu denunciato da Marchello che però passò per “infame” e che, secondo l’accusa, proprio per liberarsi di questa etichetta e “riabilitarsi” negli ambienti criminali avrebbe eliminato il rivale.

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