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Cronaca

Lo scontrino, chi l'ha visto? Mille controllati, metà non lo emettono

Nel primo trimestre, la finanza del comando provinciale ha rilevato come il 48 per cento degli esercenti sottoposti a controllo sia incappato nella sanzione. E in soli tre mesi, per casi reiterati, chiuse ben diciannove attività

 

LECCE – Quarantotto volte su cento, dopo aver acquistato un bel vestito, sorseggiato un caffè, mangiato a quattro ganasce in un ristorante, o acquistato quella batteria di pentole che proprio serviva, in cucina, il commerciante non batte lo scontrino o non stila la ricevuta fiscale. E il dato è scientifico, relativo ai primi tre mesi dell’anno e redatto dai militari del comando provinciale di Lecce della guardia di finanza, per i quali scontrini e ricevute sono il pane quotidiano. Dall’inizio del 2012 le “fiamme gialle” di tutte le compagnie, le tenenze e le brigate disseminate nel Salento, hanno svolto 996 controlli specifici, riscontrando 479 violazioni. Con un tasso d’irregolarità che si attesta, appunto, al 48 per cento.

Non è, questo, l’unico dato di rilievo che emerge in una statistica trimestrale. C’è anche quello, strettamente collegato proprio alla mancata emissione di scontrini, ripetuta nel tempo, delle attività sottoposte a chiusura forzata temporanea. I reparti della finanza, sempre dal 1° gennaio 2012, hanno proceduto alla sospensione di ben diciannove attività commerciali, dando esecuzione a provvedimenti disposti dalla direzione regionale dell’Agenzia delle entrate. Insomma, chi non batte lo scontrino chiude i battenti. Almeno per un po’.

Spiega una nota stampa: “La normativa regolante la specifica materia prevede, oltre alla pena pecuniaria di 516 euro per ogni violazione, anche la sanzione accessoria della chiusura dell’esercizio commerciale che l’Agenzia delle entrate, su proposta della Guardia di finanza, dispone, nei casi in cui vi siano state reiterate violazioni dell’obbligo di emissione del documento fiscale (quattro violazioni in un quinquennio), la chiusura dell’esercizio per un periodo da tre giorni ad un mese, in base alla recidività del contribuente. Nel caso in cui invece gli importi non contabilizzati oggetto di contestazione superino complessivamente i 50mila euro la chiusura può essere disposta da uno a sei mesi”.

I provvedimenti adottati finora hanno riguardato quattro bar, cinque ambulanti, tre commercianti al dettaglio di articoli di abbigliamento, due fiorai, un pasticcere, un ristoratore, un panettiere e uno stabilimento balneare. L’ultima sanzione risale a qualche giorno addietro. Un ambulante dell’hinterland leccese è stato costretto a restare fermo per dieci giorni di fila, perché recidivo. In passato era già stato colpito da una misura analoga. Evidentemente, il lupo perde il pelo, ma non il vizio.

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