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Cronaca

Londra. "Ed ho incrociato 'solo un minuto' Red Canzian"

"Ma lo sapevate che Roger Waters, dei Pink Floyd, ha comprato casa nel Salento? Pare che si nasconda sotto lo pseudonimo di Ruggero Acque"

Non vi avevo mai detto di aver incontrato Red Canzian dei Pooh con un famoso giornale sull'acquisto di immobili all'estero tra le mani. Passeggiava tranquillo sfogliando la rivista. Solo quando ci siamo guardati negli occhi ho capito di trovarmi davanti a Red Canzian, di "Dammi solo un minuto" per recuperare anche gli altri tre.
Disseminati su diversi divani -forse per attutire l'impatto del vederseli tutti insieme in un colpo solo- nella hall dell`aeroporto di Linate a Milano dove i nostri voli facevano scalo prima di andare a Londra.

Ma questo è accaduto qualche mese fa.

Che Canzian stia pensando di acquistare casa nel Salento? No, perchè non sarebbe certo il primo musicista ad averlo fatto. Ho saputo che Roger Waters dei Pink Floyd ha acquistato una palazzo nel Salento, per esempio. E pare che si nasconda dietro il nome di Ruggero Acque, che non mi riesce nemmeno di scrivere per le risate. Ma il fatto pare sia vero.

Era anche per riallacciarmi agli acquisti di case all'estero di cui abbiamo parlato nel mio articolo precedente, e per rispondere subito a Raffaele che vive a Roma e vuole comprare casa a Lecce, sua città d'origine e il quale tra le altre cose si lamenta della latitanza dell'assaggiatore ufficiale del club del pasticciotto. Temo che, poverino, dovrà fare da solo, assaggiare i sample di pasticciotti, intendo.

Visto che siamo sulla scia delle citazioni saluto anche Daniele, leccese trapiantato a Milano, che fa un elogio all'italiano godereccio, anzi al pugliese godereccio.
Intanto attendo le proposte di chi vuole portare il pasticciotto alla prossima edizione de ‘La Dolce Vita', a Londra. Non si è fatto ancora vivo nessuno, a parte Raffaele che sembra molto determinato sulla questione ‘lingotto'.

Visto che uno dei temi preferiti dell'italiano è il cibo voglio subito segnalarvi una cosa curiosa scoperta qualche settimana fa nel cuore di Londra, esattamente al numero 143 di Oxford Street.

Passeggiando per la centralissima strada affollata della Big City il mio sguardo fu catturato da un uomo seduto oltre la vetrina di un piccolo negozio posto proprio ad angolo. Il cliente, davanti ad una guantiera imbrattata di zucchero a velo, si dimenava con bocca e mani tra frammenti di pasta sfoglia e generosa farcitura di crema. "Cosa starà mangiando di così sconvolgente?", mi chiesi. Alzai lo sguardo e lessi l'insegna ‘Beard Papa', la barba del papà, e poi un'altra scritta ‘Cream puff choux, de la crème'.

Mi portai all'ingresso, non prima d'aver rispettato una fila, e dietro i banconi scorsi alcuni giapponesi.

Capii subito che il business era giapponese e che in vendita c'erano solo bignè. Solo semplici bignè. C'era la fila per un bignè. Che la barba del papà passava per specialità giapponese.

Ne pagai uno, costo una sterlina e 20 o 40 non ricordo, diciamo un euro e 70-80 centesimi. Guardai il cassiere e gli chiesi: "Ma questa è una specialità giapponese?" E lui: "Yes", glielo richiesi, " È una specialità giapponese?" e lui con orgoglio e marcato accento nipponico mi ripeté: "Yes, yes!". "Ho capito", risposi.

Sconcertata mi misi accanto al tipo che ormai faceva lo slalom tra crema e zucchero ed incominciai a mangiare la ‘specialità giapponese'. "Però!", esclamai tra me e me. Crema a metà strada tra la chantilly e la neve che si scioglie perdendosi nella saliva. Zucchero a velo che si unisce al piacere trascinando nei gorghi papillari la pasta del bignè, che anch'esso si scioglie come meringa ma che meringa non è.

Ok, buonissimo, ma il bignè non era francese? Non mi risulta che le geishe servissero bignè ai loro uomini, non si è mai visto. Voi lo avete mai sentito?

Una volta a casa ho fatto le mie ricerche trovando la conferma delle origini francesi della ricetta portata, in seguito, in Italia dalle Suore Orsoline nel 1700, figuriamoci.
Per arrivare alle sagre dedicate a questo puff di piacere disseminate sul territorio nazionale. Tra l'altro ho scoperto che la pasta di choux, di questo è fatto il bignè, è protagonista anche a Roma in occasione della festa di San Giuseppe, con il bignè di san Giuseppe, appunto.

E questa settimana nasce proprio con la celebrazione di tale festa italiana. Beh, se è per questo a Lecce si mangiano le zeppole. Giusto per essere precisi il dolce originariamente, parlo del bignè, nasce fritto, come le zeppole, e qui si potrebbe aprire un altro capitolo a parte se è meglio la zeppola fritta o quella al forno. Che se uno si deve fare male si fa male per bene e prende quella fritta. È come scegliere il calzone al forno piuttosto che quello fritto. Ma mi rendo conto di toccare argomenti che porterebbero a conversazioni interminabili.

Attenzione perché un cartello del Beard Papà di Oxford Street diceva: "Coming soon", in arrivo, "quelli con la crema al cioccolato e al pistacchio". A questo punto sono uscita dal negozio davvero indignata.

Non dite che non ve lo avevo detto quando un giorno su Oxford Street troverete una pasticceria gestita da cinesi con la scritta "Chang, il pasticciotto".

Questa storia del Cream Puff mi ha servito su un piatto d'argento l'occasione per fare gli auguri a tutti i papà, al mio compreso, naturalmente. Festività italiana che ‘splitta' con quella inglese però della mamma, ieri infatti Londra ha celebrato il Mother's Day. Anche qui rose e cioccolatini per la donna più importante della terra.

Seguendo, e qui le festività si sono rincorse negli ultimi giorni, il San Patrick's Day. Festeggiamenti che domenica scorsa, tra le altre cose si sono prolungati dal sabato, giorno di San Patrizio appunto, a Trafalgar Square con i concerti dal palco nella piazza di fronte alla colonna di Nelson, alla maestosa National Gallery e con le spalle al regale Big Ben avvolto dal cielo rosa al tramonto.

I poliziotti infreddoliti battevano i piedi ai bordi delle transenne al ritmo dei canti irlandesi: il Santo è innanzitutto patrono d'Irlanda.

Tra buffi cappelli di richiamo celtico le temperature sono precipitate di colpo lasciando senza parole quelli che avevano già optato per i calzoni corti. Non si potevano guardare.

Dalla stessa piazza ero passata qualche giorno prima tornando dall' Istituto di Arte Contemporanea dove ero stata invitata per una proiezione di cortometraggi. L'appuntamento era nel programma di "The Birds Eye View", un festival del cinema tutto al femminile, non a caso era partito lo scorso 8 marzo.

Corti magnifici, intensi. Di storie d'amore, di coraggio e di fughe. Scatti del reale, forti, a tratti imbarazzanti, che a volte non sai se sono loro a mettere a nudo te o se sono loro a pararsi nudi davanti a te.

Di sera, a fine festival, ero passata dalla piazza dell'ammiraglio Nelson, e dalla National Gallery dove immagini al buio i Leonardo Da Vinci ed i Van Gogh bisbigliare tra loro.

Aspetti il verde sulle strisce pedonali, mentre sbirci l'orologio, Grande Ben, e le punte della Torre di Londra bagnate dalla luce artificiale. La città respira potente attraversata da un costante flusso di auto, taxi scuri, limousine e bus rossi prima di ingoiarti dalle feritoie che portano alla viscere della metropolitana. Dio mio, di colpo mi ricordo di non aver parlato ancora di "chicchinelle". Perdonami Massimo, ma mi sono dilungata con i bignè, questa volta. Giuro che ne parlo la prossima volta. Abbiamo peccato di gola, tanto per cambiare, come dicono gli inglesi: "We have indulged ourselves", ci siamo concessi dei piaceri, innocenti, per la verità.
Saluto Franco e Rosetta di Roma, certo che mi ricordo.

E vi lascio con una canzone. Suggerita da un musicista di strada, incrociato proprio ieri sera sulla dissolvenza dei canti irlandesi, alla fermata di Leicester Square. Un ragazzo cantava una struggente ‘Slave to love', la canzone di Brian Ferry. "...Il forte diventa debole, il ricco povero, il cielo brucia, nessuna via di fuga, sono schiavo d'amore..." Ecco giusto per fornirvi un esempio io oserei dire, con tutto il rispetto, che Brian ferry è un po' ‘chicchinella', passo a Massimo la parola.

Buona settimana e indulgete di buono se potete.

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