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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Ma c'è chi riflette: "Nel Salento il Pd non vince più"

Sergio Martina, coordinatore dell'associazione Movimento democratico, scrive al segretario provinciale del Pd, Salvatore Capone: "Il caso Nardò fa male, perché è l'apice del nostro cinismo amorale"

LECCE - "Il risultato del ballottaggio di Nardò, pur provvidenziale, ha un effetto placebo che non dissipa la frustrazione per un voto amministrativo che, nel Salento, ci penalizza ulteriormente, né lenisce l'angoscia per un partito sradicato dal mondo reale, con un gruppo dirigente sempre meno autorevole e rappresentativo". L'analisi, che accende una spia di malessere, è di Sergio Martina, coordinatore dell'associazione Movimento democratico. Ed è una riflessione che Martina invia direttamente al segretario provinciale del Pd, Salvatore Capone.

"Il ‘caso Nardò' - dice Martina - fa male non solo perché rappresenta l'apice del cinismo amorale del nostro modo di fare politica, ma anche perché viene dopo Copertino, Casarano, Alessano, Taviano, Melissano, eccetera. E ancora: la diaspora di Risi e di molti democratici neretini fa tanto male perché segue quella di Lorenzo Ria, Carlo Salvemini, Claudio Casciaro, Francesco Pellegrino, Claudio Chirizzi, eccetera. Così non possiamo andare avanti anche perché, mentre in ogni parte d'Italia i risultati del Pd e del centrosinistra sono lusinghieri, nel Salento sono univocamente negativi".

"E' responsabilità dell'organo di direzione politica?", si domanda Martina. "Sì, perché non ha creato le condizioni della convivenza tra persone ispirate da eguali valori, quando le loro valutazioni divergono su scelte contingenti". E ancora: "Sì, perché ai cosiddetti accordi politici ha sacrificato persino l'organizzazione del partito. Sì, perché non ha saputo indicare un proprio progetto politico-territoriale, né ha saputo costruirlo a seguito di un confronto con la propria base. Sì, perché in assenza di un'autorevole e riconosciuta direzione provinciale, i circoli territoriali si sono trasformati in repubbliche autonome e senza regole".

"Ci sono, ovviamente, altri livelli di responsabilità, a partire da quelli istituzionali", prosegue Martina. "La sconfitta a Taviano, ad esempio, non nasce solo dalla frattura del Pd e del centrosinistra, ma anche dall'insoddisfazione per i risultati della maggioranza uscente. Come anche, il negativo risultato pugliese è condizionato dalla delusione per l'azione del governo regionale e dall'opacità di una giunta che in gran parte vive di ombra riflessa. Alle responsabilità politiche ed istituzionali si aggiunge, in qualche caso, una mirata azione di sabotaggio interno, finalizzata ad organizzare un proprio apparato correntizio, a danno degli interessi generali del partito. Anche questo, però, è il risvolto dell'insignificanza degli organi di direzione provinciale".

"Caro segretario - conclude Martina, rivolto a Capone -, non avertene per il nostro giudizio severo. Ma da qui abbiamo il dovere di partire, se vogliamo dare una funzione al Partito democratico e rappresentare una prospettiva utile per il Salento".

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