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Cronaca Salve

"Noi? Nessun ripascimento, paghiamo per la lentezza altru"

Sul caso delle Maldive del Salento, Vito Vergine non nasconde l'errore dovuto al permesso non ancora pronto, ma è duro verso il Consorzio di bonifica. E spiega: "I lavori? Le alluvioni hanno aperto un canale putrido"

SALVE – “Nessun furto di sabbia, nessun deturpamento di bellezze naturali e tantomeno dalla spiaggia. Il presunto responsabile dello scempio ambientale costiero, il balneare che “....effettua il ripascimento del proprio lido gratis” e tanto altro (anche arresti secondo Tg5) sono io e il lido incriminato è il Maldive del Salento ritenuto dagli addetti ai lavori e ai controlli un modello di ecosostenibilità e di rispetto delle regole”. Vito Vergine, il gestore del lido sul quale si sono improvvisamente puntati ieri i riflettori, dopo un intervento congiunto di guardia costiera e carabinieri, si difende a spada tratta dalle accuse e spiega le sue ragioni.

Le contestazioni mosse

Occorre fare, però, prima un passo indietro e riassumere brevemente la vicenda dal punto di vista delle forze intervenute, ovvero delle contestazioni mosse. Ieri, militari dell’Ufficio locale marittimo di Santa Maria di Leuca e della stazione dell’Arma di Salve, sono intervenuti nelle località costiere “Cabina” e “Le Maldive del Salento”, dove era in atto un prelievo di sabbia dalla foce sud del canale di bonifica Ugento li Foggi.

All’arrivo, i militari hanno constatato come fossero stati spostati circa 20 metri cubi circa di sedime, depositati nei pressi del lido. Sotto sequestro sono finiti la porzione di area demaniale marittima dov’era stata depositata la sabbia e tre veicoli (autocarro, rimorchio ed escavatore) di proprietà del titolare della ditta esecutrice.

L'imprenditore si difende

A distanza di ventiquattrore, Vergine decide però di parlare e, anzi, di contrattaccare, puntando il dito contro “l’incapacità organizzativa di tanti funzionari” che a suo dire “lasciano scorrere il tempo nella più totale inadempienza ai loro obblighi”. Morale, dice l’imprenditore balneare: “Noi dobbiamo buttarci, talvolta facendoci male. Tra pochi giorni – spiega - scatta l’obbligo dell’apertura degli stabilimenti balneari, durante l’alluvione di novembre scorso il violento e prolungato fiume di acqua defluito in mare dal varco intradunale che ricade nella mia concessione demaniale ha aperto un largo e profondo canale addirittura nel sottosuolo argilloso durissimo”.

WhatsApp Image 2018-05-05 at 17.48.43 (4)-2“Tale canale profondo – aggiunge Vergine - coincide con il passaggio utilizzato in estate per consentire l’accesso alla spiaggia delle persone svantaggiate o con difficoltà motorie. Di solito – prosegue - il Comune di Salve autorizza in ogni primavera il prelievo della sabbia riveniente dalla foce del canale di bonifica che iniziando dal centro abitato di Torre Pali termina in località Cabina, a 700 metri dal lido. Da decenni – aggiunge - il canale è soggetto a insabbiamento e il ristagno dell’acqua determina fetore di fogna percepibile anche a un chilometro”.

“Per colmare in parte il varco provocato dall’alluvione e certamente non per sistemare il lido – prosegue l’imprenditore - ho chiesto al Comune la mattina del 2 maggio autorizzazione al prelievo di 80 metri cubi di sabbia. Solo quattro camion”.

“Lo strato superficiale di sabbia sarebbe stato preso dal posto perché presente sui lati. Di solito in questo periodo – continua a spiegare Vergine - il Comune autorizzava in poche ore il prelievo e mi ripromettevo di ritirare il documento nel pomeriggio di giovedì 3. Un impegno improvviso a Lecce mi impedì di farlo e non potendo cambiare programma alla ditta che avrebbe eseguito i lavori pensai che venerdì mattina, mentre il prelievo iniziava, io avrei ritirato dal Comune il permesso”.

"Paghiamo per inadempienze altrui"

“Arrivato in Comune – aggiunge - ho invece preso atto che il Consorzio di bonifica non aveva ancora rilasciato il proprio parere per il prelievo della sabbia con apertura del canale e ricircolo dell’acqua putrida e stagnante da mesi. Poi qualcuno – tuona l’imprenditore - mi dirà se non è quella una enorme fonte di inquinamento legalizzato”.

A quel punto, preso atto della vicenda, Vergine aggiunge di aver contatto in modo tempestivo la ditta per sospendere i lavori. “E infatti, dopo soli cinque minuti, giunto sul posto, il mezzo addetto al prelievo era già sul rimorchio”. Da lì a poco sono arrivati anche i militari, che “hanno riscontrato il prelievo di un camion di sabbia puzzolente”, dice Vergine. Il quale contesta anche alcune ricostruzioni del geometra del Consorzio. Inizialmente avrebbe indicato un  prelievo di sabbia di 80metri cubi. “Si è poi ravveduto, appena 18”. Quanto all’estensione dell’area “deturpata”, non sarebbe di 150 metri quadri, ma di 30.

“In definitiva paghiamo, perché ammetto di essere stato sprovvisto dell’autorizzazione, sia pure per gravi inadempienze, altrui ancorché preposti e retribuiti allo scopo”, conclude Vito Vergine che quindi, pur non negando certo il problema derivante dai permessi, parte al contrattacco parlando di “un ente qui conosciuto per le bollette che invia ai cittadini privi di qualsiasi servizio e per il fetore che immette nel nostro mare anche in pieno agosto allorquando incuranti liberano le foci del canale e fanno scappare la gente”.

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