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Cronaca

Madonnaro morto per 37 euro, chiuse le indagini: resta l’omicidio preterintenzionale

Arriva al capolinea l’inchiesta sul decesso di Antonio Vitale, avvenuto lo scorso 11 ottobre, in ospedale, dove era finito sei giorni prima a causa di una caduta durante una rapina

LECCE - Sono state chiuse le indagini relative al decesso di Antonio Vitale, 69enne di Oria, avvenuto lo scorso 11 ottobre, nel “Vito Fazzi”, dove era stato ricoverato sei giorni prima, in seguito alla caduta avvenuta nei pressi della stazione ferroviaria di Lecce, dovuta alla colluttazione col giovane che voleva rapinarlo.

Quest’ultimo, Mamadou Lamin, 23enne senegalese senza fissa dimora, fu identificato dagli agenti della squadra mobile attraverso i filmati ripresi dalle telecamere posizionate nella zona e sottoposto a fermo per rapina e omicidio preterintenzionale.

Le accuse non sono cambiate nell’avviso di conclusione dell’inchiesta firmato dalla pubblico ministero Giorgia Villa, notificato nelle scorse ore all’avvocato difensore Alessandro Stomeo.

Nessuna modifica, insomma, c’è stata nella qualificazione del reato più grave, sebbene la giudice Alessandra Sermarini all’esito dell’interrogatorio di convalida ritenne che quella corretta sarebbe stata “morte come conseguenza di altro reato”.

Durante il confronto con la gip, l’indagato riferì, in lacrime, di aver agito per “fame”, che non voleva fare alcun male all'artista di strada, ma voleva solo appropriarsi del suo trolley, avendo notato che questo, poco prima, in una kebabberia, aveva riposto all’interno dei soldi.

Stando alla sua versione, l’avrebbe quindi seguito da via Liborio Romano a viale Oronzo Quarta; qui, mentre gli sottraeva la valigetta, in prossimità di via Don Bosco, sarebbe caduto al suolo con la vittima, ma sarebbe riuscito a rialzarsi immediatamente e a fuggire con la refurtiva, senza aver modo di comprendere la gravità della situazione; dopo essersi appropriato delle monete (in tutto 37 euro) si sarebbe disfatto del trolley, proseguendo la fuga con una bici rubata.

Di certo la morte avvenne a causa di un’emorragia cerebrale, così come confermò l’autopsia. Dalla consulenza depositata nelle scorse settimane dal medico legale Alberto Tortorella, oltre alla ferita alla testa, però, si dà atto della presenza di una ferita allo zigomo del malcapitato che potrebbe essere stata provocata da un pugno. Ed è proprio questo con ogni buona probabilità ad aggravare la posizione del ragazzo che tuttavia nega la circostanza di aver colpito Vitale.

Ora che l’inchiesta è stata chiusa, l’indagato avrà venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogato o produrre memorie difensive attraverso il legale di fiducia.

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