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Cronaca

Madre e figlia trattate come prigioniere, disposto l’ascolto della “moglie bambina”

Si terrà il 4 aprile prossimo nel tribunale per i minorenni l’incidente probatorio della ragazzina che avrebbe subito abusi di ogni tipo dal compagno della madre, dal maggio del 2020 sino al 16 novembre del 2021

LECCE - Sarà ascoltata il 4 aprile prossimo nel tribunale per i minorenni la 15enne che sarebbe stata trattata come una prigioniera insieme alla madre, picchiata e subito atti sessuali dal patrigno da quando aveva 13 anni.

Lo ha deciso nelle scorse ore la giudice per le indagini preliminari Alessandra Sermarini, la magistrata che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere dell’uomo, un 43enne originario di San Pietro Vernotico (Brindisi) ma residente nel Leccese (di cui omettiamo le generalità per tutelare la privacy delle vittime, eseguita lo scorso 18 febbraio.

L’esame, sollecitato dalla sostituta procuratrice Simona Rizzo, titolare del fascicolo d’inchiesta, si terrà in forma protetta, in sede di incidente probatorio, alla presenza dello psichiatra Domenico Suma che dovrà accertare l’attendibilità e la capacità di testimoniare della minore “affetta da disabilità intellettiva di grado lieve e immaturità affettivo-relazionale”.

Si tratta dunque di un passaggio cruciale nell’inchiesta, secondo cui dal maggio del 2020 sino al 16 novembre del 2021, le malcapitate sarebbero state prigioniere del 43enne, che non solo avrebbe impedito avessero rapporti sociali all’esterno delle mura domestiche, e telefonici anche con i familiari, ma persino in casa. Insomma, su madre e figlia ci sarebbe stato l’assoluto divieto di comunicare tra loro. Se la convivente si occupava della casa al posto della bambina, avrebbe scaricato tutta la sua ferocia contro quest’ultima “colpendola con schiaffi in faccia e sul sedere, colpi di cinta sulle cosce e sulla schiena, le avrebbe tirato i capelli, e le avrebbe sferrato calci nella pancia, apostrofandola come una “piccola bastarda traditrice”. In una circostanza, nell’estate del 2021, quando l’uomo sorprese le due a dialogare, avrebbe picchiato la figliastra, arrivando a minacciarla con una spada.

“La piccola era divenuta la sua compagna, dovendolo accompagnare ogni volta che usciva, portandola per le campagne anche di sera, tanto che mancavano da casa per tutta la giornata; del pari, quando rincasavano l’uomo era accorto che la bambina non comunicasse con la madre, alla quale era impedito ogni contatto, pena la violenza nei confronti di entrambe; spesso la piccola diceva alla madre: “Ti prego mamma, stai zitta se no mi uccide, non parlare perché mi uccide… se la prende con me”, si legge in uno dei passaggi dell’ordinanza di custodia cautelare.

Oltre, ai maltrattamenti, sono ipotizzate anche ripetuti atti sessuali con la minore.

Durante l’interrogatorio di garanzia, l’indagato, assistito dall’avvocata Rita Ciccarese, negò categoricamente ogni addebito, spiegando di essere lui la vera vittima delle menzogne della donna, poiché questa, a causa di una forte depressione, avrebbe trascorso le sue giornate a letto, così da doverla sostituire nel prendersi cura della bambina, come fosse sua figlia, preparando i pasti, e arrivando persino ad annotare il suo ciclo mestruale per acquistarle gli assorbenti.

L’uomo riferì anche di sms scambiati con la convivente che conforterebbero le sue dichiarazioni, per questo la pm dispose una perizia sui cellulari, tuttora in corso.

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