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Cronaca Galatone

Mafia barese con ramificazioni nel Salento, scatta il maxi-sequestro

I finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Bari hanno posto i sigilli sul patrimonio di diversi indagati, che sarebbero vicini al clan Modugno di Bitonto. Sequestrati anche bar, immobile e terreno ad un 64enne galatonese

 

BARI – Un’abitazione, un bar, un terreno agricolo. Sono i beni che la guardia di finanza del nucleo di polizia tributaria di Bari ha posto sotto sequestro a Galatone. I frutti di un’inchiesta che parte da lontano, nel tempo e nello spazio: fu avviata nel 2006, nella zona di Andria, e prendeva le mosse da un traffico internazionale di droga.

Le “fiamme gialle” baresi, coordinate dal tenente colonnello William Vinci, ritengono che questi beni siano tutti riconducibili a Cosimo Salvio, galatonese di 64 anni, compreso il bar, il “Caffè Garibaldi” dell’omonima via, formalmente intestato al cognato. L’immobile, invece, sorge in una palazzina al primo piano di via Duca di Genova, al civico 22, mentre il terreno si trova nelle campagne circostanti al comune.

Quelli di Salvio, però, sono soltanto alcuni dei beni, fra cui altri appartamenti, auto di grossa cilindrata e persino quote societarie, ai quali la finanza ha posto i sigilli, ieri mattina, al termine di una ben più vasta operazione. I finanzieri, nel tempo, infatti, hanno ricostruito, un tassello dopo l’altro, tutti i passaggi che ricondurrebbero a un presunto sodalizio, il quale – stando sempre agli esiti investigativi – avrebbe reinvestito proventi derivanti da un traffico di stupefacenti.

Gli altri indagati sono tutti del barese: Luigi Di Noia, di 51 anni, Giuseppe Miracapillo, di 33 anni, Giacomo Masellis, di 35 anni, Pantaleo Logoluso, di 41 anni, Teresa Pizzarella, di 33 anni, Pasquale Annunziata, di 47 anni. Il valore complessivo di quanto sequestrato si aggira attorno ai 2 milioni e mezzo di di euro.

I provvedimenti sono stati emessi dal gip del tribunale di Bari sulla base di accertamenti di tipo patrimoniale, svolti dal nucleo di polizia tributaria, sotto il coordinamento dalla procura, in applicazione della normativa in materia di misure patrimoniali antimafia. Non sono scattati gli arresti, pure richiesti dalla procura, proprio perché l’indagine è molto datata, ma il gip ha comunque accordato le misure cautelari reali sui patrimoni, ritenendo sussistenti gli indizi raccolti.

La base logistica del gruppo sarebbe ad Andria, ma con radici estese in buona parte della Puglia, fino a toccare, il Salento. Diversi fra gli indagati, sarebbero oltretutto vicini al clan malavitoso capeggiato dai fratelli Modugno, attivo nella zona di Bitonto. Il sequestro preventivo è uno strumento che ha come fine ultimo la confisca. Eventuali conferme, nei prossimi passaggi nelle aule giudiziarie, potrebbero far passare questo notevole patrimonio nelle mani dello Stato, per essere poi utilizzato a favore di cittadini e comunità locali.

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