rotate-mobile
Cronaca

Mafia, stupefacenti, estorsioni nella 167, in 21 rischiano il processo

Si celebrerà il prossimo 13 settembre l’udienza preliminare per discutere la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta sul clan “Briganti”

LECCE - C’è la richiesta di rinvio a giudizio nell’inchiesta sul clan “Briganti” smantellato lo scorso aprile con l’operazione “Game Over” della squadra mobile di Lecce.

La sostituta procuratrice Giovanna Cannarile ha chiesto il processo per 21 delle 23 persone coinvolte nelle indagini. Si tratta di: Senad Amethovic, 29enne; Fabio Briganti, 50enne; Pasquale Briganti detto “Maurizio”, 52enne di Lecce; Aleandro Capone, 26enne; Francesco Capone detto “Checco o Facciune”, 28enne; Daniele De Vergori, 22enne; Carlo Gaetani detto “Carletto” 37enne; Giuseppe Guido, 32enne; Sergio Marti, 48enne; Nicola Pinto detto “Nico”, 34enne; Gianluca Stella detto “Luca o Ciotta”, 32enne; Carlo Zecca, 33enne. Tutti residenti a Lecce, tranne Marti che risiede a Giorgilorio (Surbo) e Piccino che risiede a Maglie; Nicolò Greco, 23enne; Domenico Persano detto “Mimmo”, 62enne; Enzo Quaranta, 36enne; Silvia Renna, 29enne. Tutti residenti a Lecce e destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Marcello Rizzo.

L’atto è stato notificato anche ad altre cinque persone (indagate a piede libero): Nicolò Capone, detto “Nicolò piccolo”, 24enne; Maurizio Elia, 45enne; Giovanni Laera, 63enne; Giampiero Schipa, detto “Giampi”, 58enne; Simone Zimari, 32enne. Tutti di Lecce, tranne Laera, residente a Lizzanello.

Per questi, l’udienza preliminare si celebrerà il 13 settembre nell’aula bunker del carcere di “Borgo San Nicola”, dinanzi alla giudice Simona Panzera.

Stralciate, invece, due posizioni, quella di Daniele Sergi, 29enne, di Corsano, deceduto lo scorso maggio, e di Giorgio Piccinno, 32enne leccese che, subito dopo la chiusura delle indagini, ha chiesto di patteggiare tre anni e quattro mesi di reclusione, in continuazione a una precedente condanna, attraverso l’avvocato difensore Alberto Corvaglia. La richiesta, che ha già ottenuto il parere favorevole della pm, finirà al vaglio del giudice Angelo Zizzari, il prossimo 11 luglio.

Il reato di associazione mafiosa è contestato a Marti e Zecca (nel ruolo di promotori, dirigenti e organizzatori), e a Fabio Briganti, Aleandro Capone, Francesco Capone, Daniele De Vergori, Gaetani, in qualità di partecipi, mentre non è contestato a Maurizio Briganti che pure viene ritenuto dagli inquirenti “capo indiscusso del clan”, già condannato quattro volte per associazione mafiosa con sentenze irrevocabili (il 7 ottobre del 2000, il 7 marzo del 2006, il 22 luglio del 2016 e il 4 aprile del 2019 e di recente con la sentenza emessa in abbreviato l’11 giugno del 2021 nel maxi processo scaturito dall’operazione “Final Blow”).

Stando alle indagini, avviate nell’estate del 2019, l’organizzazione - che porta il suo nome e il cui cuore pulsante sarebbe la zona “Le vele”, nella 167 B del capoluogo – avrebbe fatto affari nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti e nelle estorsioni a imprenditori e ambulanti che operavano nella zona dello stadio comunale di via Del Mare, in occasione di incontri di calcio e di eventi musicali e per gestire i parcheggi abusivi durante queste manifestazioni, adottando anche metodi violenti con "i responsabili di infamità". Secondo le carte dell'inchiesta, tra i promotori del gruppo che si sarebbe avvalso anche di armi da guerra, Marti (cognato di Maurizio Briganti) avrebbe dispensato consigli ai sodali riguardo azioni violente, come quella del tentato omicidio di Riccardo Savoia (i cui dettagli sono riportati in un precedente articolo).

A difendere gli imputati, ci penseranno: gli avvocati Paolo Cantelmo, Ladislao Massari, Angelo Vetrugno, Raffaele Benfatto, Giuseppe Presicce, Antonio Savoia, Luigi Covella, Giuseppe De Luca, Renata Minafra, Pantaleo Cannoletta, Lucia Longo, Giancarlo Dei Lazzaretti, Amilcare Tana, Francesco Vergine, Marco Caiaffa, Stefano Prontera, Benedetto Scippa.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Mafia, stupefacenti, estorsioni nella 167, in 21 rischiano il processo

LeccePrima è in caricamento