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Cronaca Sanarica

Da auto e furgoni rubati ne ricavavano pezzi di ricambio: due operai in manette

Riciclaggio e ricettazione sono i reati contestati a un 49enne di Cutrofiano e a un 62enne domiciliato a Poggiardo. I veicoli provenivano dalle province di Lecce e Bari. Numerosi i pezzi sequestrati durante l'inchiesta condotta dai carabinieri della compagnia di Maglie. Il deposito "segreto" nell'agro di Sanarica

MAGLIE – Riciclaggio e ricettazione di autoveicoli e autocarri rubati in concorso. È questo il reato contestato a Liberato Cesari, 49enne di Cutrofiano e Luigi Leomanni, 62 anni di Minervino di Lecce (anche se domiciliato a Poggiardo), entrambi operai. Gli episodi contestati sarebbero avvenuti nell’agro di Sanarica, dove sorge una sorta di deposito nel quale, lontano da occhi indiscreti, si sarebbero consumate le attività illecite.

Di fatto, i due si sarebbero approvvigionati di veicoli provenienti da furti e li avrebbero smontati, per poi ricavarne parti meccaniche o di carrozzeria da rivendere. In altre circostanze, le avrebbero utilizzate per la riparazione di veicoli da porre in vendita e che in precedenza avevano subito incidenti. Questa l’ipotesi degli inquirenti, sulla scorta di un’indagine partita a febbraio, quando i riflettori – e quindi anche i primi sospetti – si erano soffermati, in particolare, su Cesari. 

Furti d'auto, un fenomeno allarmante

Di certo, si tratta di un fenomeno allarmante, che riguarda l’intera Puglia, quello del furto di veicoli: una e vera e propria piaga. E di ampiezza regionale sarebbe stato lo stesso giro che vede coinvolti i due, almeno nelle fasi di riciclaggio e ricettazione, dato che alcune delle parti di auto rinvenute nel corso dei sopralluoghi arriverebbero sia dalla provincia di Lecce, sia da quella di Bari.

Per questa vicenda, Cesari e Leomanni sono finiti in arresto questa mattina. I carabinieri della Sezione operativa del Nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Maglie, infatti, hanno eseguito un’ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce Sergio Tosi, su richiesta della Procura. Ed entrambi sono così stati confinati ai domiciliari.

L’indagine è stata portata avanti dagli stessi militari dipendenti dalla Compagnia di Maglie che, nel corso degli approfondimenti, hanno eseguito il sequestro di parti di autoveicoli riconducibili a mezzi rubati trovati in possesso dei due operai e che, come detto, risultavano trafugati in centri delle provincie di Lecce e Bari (almeno, per quelli ancora identificabili).

I carabinieri hanno fatto ricorso a vari strumenti investigativi, per risalire ai presunti responsabili. Oltre ai sequestri di parti meccaniche e di carrozzeria ricettate, infatti, hanno anche acquisito ed esaminato varia documentazione, ascoltando diverse persone informate sui fatti ed effettuato perizie telefoniche, verificando i tabulati. Diverse, in particolare, le comunicazioni via Whatsapp setacciate.

Va da sé che quello dei ricettatori sia solo uno degli aspetti di un ingranaggio più ampio. A monte, infatti, esiste un intero giro di soggetti specializzati proprio nei furti, i “fornitori” di un mercato parallelo dai quali i due avrebbero acquisito i veicoli. E, dunque, non sarebbe insolito se, più avanti nel tempo, l’inchiesta si allargasse.

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Entrando nel dettaglio della vicenda, va detto che Cesari era già agli arresti da febbraio, dopo essere stato fermato in flagranza dai carabinieri della stazione di Muro Leccese. Il 25 di quel mese lo stesso gip Tosi aveva convalidato il fermo. E, proprio da quella vicenda, s’è dipanata un’inchiesta più ampia che è arrivata a risucchiare anche Leomanni.

È successo, dunque, che il 23 febbraio, i militari di Muro fossero stati avvisati dai colleghi di Putignano di un fatto: il Gps installato su un Fiat Doblò rubato nella provincia di Bari, infatti, riconduceva verso località Spinelle, una zona in aperta campagna nei pressi di Sanarica. I carabinieri salentini giunti in zona, in un primo momento, non avevano trovato nulla, ma senza demordere, continuando a setacciare l’area, erano arrivati davanti a un muro di cinta di oltre 2 metri che chiudeva un fondo agricolo. Dato che la visuale era preclusa anche dal lato del cancello, dotato di lamiere, si erano  arrampicati, scorgendo un furgone bianco Citroen Jumper posteggiato nei pressi di un immobile che aveva tutta l’aria di un garage, e un uomo nelle vicinanze che, a sua volta, forse accortosi di essere osservato, aveva pensato bene di nascondersi dietro al fabbricato.

A quel punto, i carabinieri di Muro avevano richiesto rinforzo, facendo arrivare in zona una pattuglia della Sezione radiomobile di Maglie. Riusciti alla fine tutti insieme a entrare anche per il fortuito rinvenimento nelle vicinanze di una chiave che apriva il cancello, avevano alla fine identificato in Liberato Cesari l’uomo che aveva tentato di nascondersi, il quale, vistosi alle strette, aveva quasi subito confessato che stava smontando proprio quel Fiat Doblò segnalato come rubato a Putignano.

In attesa di "Luigino da Poggiardo"

Il furgone, in effetti, era nel garage, riposto su cavalletti, senza più ruote e ormai quasi del tutto ridotto a uno scheletro. Tutte le parti smontate erano state riposte nel Citroen Jumper, in uso a Cesari, certo, ma di fatto – si sarebbe scoperto – intestato a una società con sede a Poggiardo, riconducibile al figlio di Luigi Leomanni, peraltro anche proprietario del fondo in cui stava avvenendo tutta la situazione.  E non è tutto. Nel corso del sopralluogo, quel giorno, i carabinieri avevano trovato, posate alla parete, anche le fiancate, tagliate per lungo, di una Fiat 500 nera, senza disporre di altri dettagli per identificarne la proprietà. Una situazione, comunque, che la direbbe lunga su quanto avvenisse in quel garage in mezzo alle campagne.

Circa il coinvolgimento di Luigi Leomanni nella faccenda, lo sviluppo embrionale si è avuto nel momento stesso in cui Cesari avrebbe indicato ai carabinieri di aver ricevuto incarico di smontare il Doblò da un certo “Luigino di Poggiardo”, senza fornire altre indicazioni su tale persona, riferendo, tuttavia, che non più tardi delle 15,30 il soggetto in questione lo avrebbe raggiunto per portare altrove i pezzi già smontati. E, in effetti, a un certo punto, quel giorno, sul posto era arrivato il 62enne Luigi Leomanni, a bordo di un furgone guidato da un altro soggetto. Trovandosi inaspettatamente in mezzo ai carabinieri. Insomma, non ci voleva molto a capire che “Luigino da Poggiardo” potesse essere proprio lui.

CC3-2Disposti accertamenti, anche di natura tecnica, sul telefono di Cesari, qualche mese dopo ecco diverse risposte. Ebbene, è stato giudicato “significativo” dagli investigatori il rapporto tra Cesari e Leomanni, fino a sostenere che, di fatto, il primo lavorerebbe per il secondo, e anche da diverso tempo. Sempre secondo gli investigatori, Luigi Leomanni sarebbe il gestore di fatto della società intestata al figlio, per la quale Cesari svolgerebbe le mansioni di meccanico. Un’attività continuata nel tempo, sebbene non inquadrata in maniera regolare. Ma tant’è: Cesari, è emerso nell’indagine, riceverebbe direttive sempre e solo dal 62enne e mai dal figlio di quest’ultimo.

La ricettazione

Quanto anzidetto, si riferisce alle contestazioni di riciclaggio, mentre, rispetto alla ricettazione in concorso, il reato è stato contestato dopo il ritrovamento, sempre nel Jumper, non solo di una moltitudine di parti di altri veicoli ormai difficili da individuare, ma anche e soprattutto di una targa in particolare: è quella di un Fiato Doblò rubato in provincia di Lecce nel maggio del 2021, per il quale la vittima sporse a suo tempo regolare denuncia. Ed è così che, dopo tutti gli accertamenti, questa mattina è stata eseguita l’ordinanza per fatti che inchioderebbero Cesari e Leomanni alle proprie responsabilità. Ognuno con un ruolo diverso, ma pur sempre nell’ambito di una sorta di sodalizio, con tanto di scala gerarchica.

Cesari è difeso dall'avvocato Massimo Belllini, Leomanni dall'avvocato Oronzo Carrozzini.

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