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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

“Ti sciolgo nell’acido”: ex convivente condannato a tre anni e otto mesi

Emessa la sentenza nei riguardi di un 52enne accusato di aver reso la vita impossibile alla donna con cui aveva avuto una relazione. La presidente Maria Luisa Toto del centro antiviolenza Renata Fonte: “Verdetto esemplare”

LECCE - Ripetuti maltrattamenti, violenze fisiche e minacce di morte che in una circostanza si sarebbero concretizzate in un tentativo di soffocamento. Sono questi i reati che erano contestati a un 52enne di un comune alle porte del capoluogo salentino e che sono stati riconosciuti nel processo terminato ieri nel tribunale di Lecce.

Nonostante la difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Milli, abbia tentato di screditare in ogni modo la ex convivente che si era costituita parte civile con l’avvocata Maria Cristina Brindisino, le accuse hanno retto nel giudizio di primo grado.

La pena inflitta dal giudice Edoardo D’Ambrosio della seconda sezione penale è stata di tre anni e otto mesi di reclusione, più una provvisionale di ottomila euro. Il resto del risarcimento del danno sarà liquidato in separata sede.

Stando alle indagini, tra il 2015 e il 2016, l’uomo, spesso sotto l’effetto di alcol e droga, avrebbe maltrattato e picchiato la malcapitata. In una circostanza le avrebbe spento una sigaretta sul braccio, minacciandola che l’avrebbe sciolta con l’acido nella vasca, mentre in un’altra occasione avrebbe tentato di soffocarla con un cuscino, affermando frasi di questo tenore: “Muori così non ti vedo più e mi metto l’anima in pace”

“Sentenze di questo tipo sono fondamentali per la libertà delle vittime di violenza, ma anche per dare forza a chi è scoraggiato. Il verdetto di ieri è arrivato alla fine di un lungo percorso, in cui questa donna non è mai stata lasciata sola. Il centro antiviolenza l’ha accolta tenendole la mano fino all’ultimo e ora potrà finalmente spiccare il volo in una nuova vita”, il commento della presidente Maria Luisa Toto del Centro Renata Fonte.

“Spesso le vittime hanno paura di rivolgersi ai centri, perché credono siano “pubblici”, che la semplice chiamata attivi automaticamente l’azione penale. Il messaggio che vorrei arrivasse è che non è così: un centro degno di questo nome accoglie chi ha bisogno di aiuto, rispettando i tempi di ciascuno, rispettando la libertà di decidere se e quando è il momento di sporgere denuncia”, ha concluso la presidente.

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