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Cronaca Martano

Da un tentato omicidio l’inchiesta sui traffici di droga: ventitré gli indagati

Chiuse le indagini preliminari dopo la recente operazione dei carabinieri di Maglie nella Grecìa Salentina. Al vertice vi sarebbe stato l'emergente Giuseppe Bevilacqua, 37enne di Martano. Il 10 gennaio scorso in quindici finirono agli arresti, fra carcere e domiciliari

LECCE – Epicentro, Martano. Zona d’influenza, l’area della Grecìa Salentina, ma con diramazioni anche al di fuori della provincia di Lecce. I reati contestati, associazione per delinquere armata, finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso. Più un episodio di tentato omicidio e alcuni di estorsioni. Al tutto si aggiungono porto e detenzione di armi ed esplosivi.

A distanza di poco più di un mese dal blitz, la Direzione distrettuale antimafia della Procura di Lecce ha chiuso le indagini preliminari su una presunta organizzazione che si sarebbe occupata, in via principale, dello spaccio di sostanze stupefacenti. Sarebbe stata la droga, insomma, la “regina” degli affari di un sodalizio che avrebbe avuto al vertice, in particolare, Giuseppe Bevilacqua, 37enne di Martano (qui il suo profilo). Anche se va detto che il destino ci ha messo del suo. Due dei principali indagati, infatti, fra cui proprio il presunto braccio destro di Bevilacqua, sono deceduti prima che scattasse l’operazione, in distinti incidenti stradali. 

Nell’indagine, in mano ai pubblici ministeri Giovanna Cannalire e Maria Vallefuoco, in ventitré rischiano la richiesta di rinvio a giudizio. Quindici di questi sono ritenuti fra i principali fautori, tanto da essere finiti agli arresti, il 10 gennaio scorso, quando è partita la retata dei carabinieri della compagnia di Maglie (che hanno svolto gli approfondimenti sul campo), coadiuvati dai colleghi di altri reparti. 

Chi sono i ventitré indagati

Oltre al succitato Giuseppe Bevilacqua, quella mattina erano stati destinati al carcere Salvatore Beneloucif, 57enne di Andria; Rocco Bevilacqua, 35enne di Martano; Antonio De Paulis, 49enne di Martano; Salvatore Mancarella, 40enne di Martano; Alessandra Rescio, 46enne di Martano; Rodolfo Saracino, 56enne di Martano; Rosanna Stampete, 49enne di Cursi; Biagio Stella, 48enne di Martano; Maria Assunta Stella, 55enne domiciliata ad Altamura (anche se salentina d’origine); Damiano Stomeo, 32enne di Martano; Francesco Zimari, 60ene di Martano. Ai domiciliari, con braccialetto elettronico, invece, erano finiti Marco Carlomagno, 44enne di Carpignano Salentino; Giuseppe Donato Donno, 33enne di Zollino (poi sottoposto all’obbligo di dimora); Marco Salzano, 28enne di Zollino.

Tutti destinatari nelle scorse ore di avviso delle conclusioni delle indagini preliminari, a loro si aggiungono altri nomi fra coloro che erano stati indagati a piede libero, perché coinvolti in maniera ritenuta più marginale. Si tratta di Federica Antonaci, 45enne di Martano; Damiana Blasi, 31enne di Corigliano d'Otranto; Sara Cannoletta, 35enne di Martano; Stefano Chiappara, 38enne di Corigliano d’Otranto; Vincenzo Mazza, 38enne di Manduria; Mauro Palumbo, 60enne di Andria; Gianpiero Pichierri, 45enne di Manduria; Alberto Specchia, 35enne di Martano.

Nel corso degli interrogatori di garanzia, quattordici fra gli arrestati avevano deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, davanti al giudice per le indagini preliminari Marcello Rizzo. Solo Rosanna Stampete si era difesa strenuamente, spiegando di non far parte di alcune associazione criminale e fornendo spiegazioni anche davanti al presunto linguaggio criptico usato, secondo gli inquirenti, per definire la droga (qui l’approfondimento).

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Le indagini nacquero nell’agosto del 2019, allorquando i carabinieri della sezione operativa della compagnia di Maglie intervennero a Soleto per il tentato omicidio di Alberto Specchia, salvatosi per il rotto della cuffia, nonostante gravi ferite. Una vicenda della quale risponde Giuseppe Bevilacqua, che avrebbe agito con uno dei due indagati nel frattempo deceduti (qui il focus sulla vicenda). Lo stesso Specchia risulta fra gli indagati nel fascicolo, per spaccio, anche se in stato di libertà (era stata respinta, nei suoi confronti, la richiesta di una misura cautelare).

La causa  scatenante  di quell’agguato a colpi d’arma da fuoco, in un primo momento sarebbe derivata, per i carabinieri, dai contrasti  generati  dalla  concorrenza  nell’attività  di noleggio di lettini sulle spiagge delle marine del litorale adriatica, attività in cui sia la vittima, sia i presunti aggressori erano impegnati; in realtà si sarebbe scoperto strada facendo che i reali motivi sarebbero legati alla gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti. 

Un'associazione verticistica

Dalle attività investigative emergerebbe, infatti, una compagine con disponibilità di armi, dedita al traffico di sostanze stupefacenti, che avrebbe operato nell’area centro-orientale con una struttura organizzata e verticistica, con distinzione di ruoli, mansioni e gradi. Non solo. Sarebbero emersi rapporti tra alcuni arrestati con esponenti di clan riconducibili alla Sacra corona unita del Leccese e di altre provincie della Puglia, con i quali sarebbero stati stretti accordi, l’esistenza di basi logistiche e di una cassa comune che sarebbe stata gestita da uno dei promotori, l’adozione di ritorsioni nei confronti dei presunti affiliati, qualora avessero violato le regole, e il ricorso alla violenza fisica per la risoluzione delle controversie anche nei confronti di comuni cittadini. 

I presunti sodali avrebbero anche organizzato, periodicamente, dei summit per assumere le decisioni più importanti. In uno di questi, si sarebbe stabilito a un certo punto di mantenere un profilo più basso, non ricorrere ad azioni di particolare clamore, per risolvere eventuali controversie, onde provare a non attirare l’attenzione delle forze dell’ordine. Per comunicare, sarebbero state utilizzate utenze riservate, formalmente intestate a soggetti estranei ai fatti, e comunque sostituite in modo periodico.

Nel corso dell’inchiesta sarebbero emerse anche ritorsioni nei confronti di soggetti ritenuti scomodi, per costringerli a piegarsi alla volontà dell’associazione. E, quindi, aggressioni e danneggiamenti, tra i quali rientrerebbe l’incendio di una rivendita di generi alimentari. 

Gli indagati sono difesi dagli avvocati Stefano Pati, Riccardo Giannuzzi, , Giangregorio De Pascalis, Ladislao Massari, Antonio Costantini, Antonio Amato, Gianni Gemma, Claudia Strafella, Stefano Sicuro, Oronzo Valentino Maggiulli, Dimitry Conte, Stefano Gallo, Giuseppe Presicce, Aldo Balducci, Donato Amato, Marco Luigi Elia, Anna Elisa Preite, Andrea Conte. 

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