Massacro di Porto Cesareo, nuovo sopralluogo della scientifica sulla scena del crimine
A distanza di sei giorni gli specialisti del Sis (i carabinieri della sezione investigazioni scientifiche) di Bari, sono tornati nell'abitazione dei coniugi Ferrari in via Vespucci a Porto Cesareo. Un luogo legato ormai indissolubilmente al duplice omicidio di Luigi Ferrari, 54 anni, e di sua moglie, la 55enne Antonella Parente, i coniugi massacrati nella loro villetta alle prime luci dell'alba di martedì
LECCE – La luce a lambire e illuminare nuovamente il sangue e i segni del massacro. A distanza di sei giorni gli specialisti del Sis (i carabinieri della sezione investigazioni scientifiche) di Bari, sono tornati nell’abitazione dei coniugi Ferrari in via Vespucci a Porto Cesareo. Un luogo legato ormai indissolubilmente al duplice omicidio di Luigi Ferrari, 54 anni, e di sua moglie, la 55enne Antonella Parente, massacrati nella loro villetta alle prime luci dell’alba di martedì. Sul prospetto sventola, anacronistico e inopportuno, il tricolore di un’avventura mondiale finita troppo presto, proprio come le vite di una coppia semplice e felice.
All’interno della palazzina gli agenti della scientifica hanno eseguito nuovi rilievi e raccolto altri campioni di sostanze biologiche. Obiettivo eseguire comparazioni e analisi finalizzate a stabilire che le tracce ematiche e il Dna presente sia riconducibile al presunto assassino, Vincenzo Tarantino, il 51enne originario di Manduria (ma residente da tempo a Porto Cesareo), accusato del duplice omicidio. Secondo le prove raccolte dagli inquirenti, e l’analisi della scena del crimine, Tarantino avrebbe agito da solo in quell’alba di terrore e morte. Un’ipotesi che dovrà essere suffragata però, oltre ogni ragionevole dubbio, dalle prove scientifiche.
Per questo i carabinieri sono tornati anche nel b&b di Avetrana dove il 51enne avrebbe trascorso le ore immediatamente successive all’omicidio dei coniugi. Nella stanza, dove gli investigatori hanno già rinvenuto vestiti macchiati di sangue e lenzuola con evidenti tracce ematiche, sono stati prelevati nuovi campioni e segni evidenziati dal passaggio del Luminol. Tutto il materiale raccolto sarà ora catalogato e analizzato con l’ausilio degli esperti del Ris di Roma.
Al di là degli esami e delle analisi il quadro indiziario a carico di Vincenzo Tarantino è, per gli inquirenti, ben definito e piuttosto evidente. L’uomo è stato fermato poche ore dopo il duplice omicidio, grazie all’abilità investigativa e alla grande competenza degli uomini dell’Arma: il colonnello Saverio Lombardi, comandante del Reparto operativo; il capitano Biagio Marro, a capo del reparto investigativo; e il comandante della compagnia di Campi Salentina, il maggiore Nicola Fasciano.
Quello di Tarantino, del resto, non è certo un volto estraneo per la famiglia Ferrari: è l’ex convivente di una nipote della coppia ferocemente assassinata, con cui aveva avuto screzi e attriti, ritenendo la Parente la causa della fine della relazione con la sua ex compagna. Oltre a cercare Tarantino, i carabinieri hanno sentito un amico del presunto assassino, che lo aveva ospitato due giorni prima. A lui Tarantino aveva già raccontato di voler effettuare un furto nell’abitazione della coppia, dove nella cassaforte erano custoditi i soldi per le spese relative al matrimonio del figlio. Martedì, poco dopo le 4, il 51enne si è recato dall’amico, invitandolo ad accompagnarlo.
Dinanzi al rifiuto dell’uomo, ha deciso di recarsi da solo a casa dei Ferrari, portando con sé una scala e gli attrezzi per scassinare la cassaforte, convinto che a quell’ora in casa non ci fosse nessuno. Invece, con ogni probabilità, la coppia è stata svegliata dall’irruzione dell’uomo. In Tarantino, che in corpo aveva una dose massiccia di cocaina, è scattata una furia omicida: ha aggredito la coppia con uno scalpello e un martello. Poi, terminata la mattanza, con gli stessi oggetti ha scardinato la piccola cassaforte incassata nella parete contenente qualche migliaio di euro, come se nulla fosse.