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Cronaca Carmiano

Maxi frode col gasolio agricolo, undici arresti e 64 indagati

Eseguita all’alba l’operazione della Guardia di finanza “Free Diesel”, tra Lecce e Roma. Accertata un’evasione fiscale di oltre 20 milioni di euro. Sequestrati aziende e beni per 7 milioni

CARMIANO - Sono 64 le persone indagate a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata ai reati di contrabbando di gasolio agricolo, emissione e utilizzo di fatture false, riciclaggio e auto riciclaggio, e oggi per undici di queste è scattato l’arresto: in tre sono finite in carcere, Pierluigi Quarta, 39 anni, Dario Errico, 39 anni e Raffaele Sperti, 41 anni, tutti di Carmiano; altri otto ai domiciliari: Gianluca Petrelli, 42enne di Carmiano; Angelo Cirino Negro, 47enne di Poggiardo; Giovanni Grandioso, 42enne di Copertino; Raffaele Pendinelli, 50enne di Carmiano; Emiliano Lombardi, 30enne di Ladispoli (Roma); Luigi Lombardi, 60enne di Ladispoli (Roma); Francesco Colacresi, 45enne di Tivoli (Roma); Marco Federici, 47enne di San Gregorio da Sassola (Roma). 

Ad eseguire gli arresti, alle prime ore dell’alba, su ordinanza del gip di Lecce Giovanni Gallo, sono stati oltre 90 militari del comando provinciale della Guardia di Finanza, tra la provincia di Lecce e quella di Roma.

Questo, all’esito delle indagini condotte dai militari della tenenza di Tricase, sotto il coordinamento della Procura, d’intesa con la Direzione Nazionale Antimafia, nell’ambito dell’inchiesta denominata “Free Diesel”, attraverso le quali sarebbe stata accertata un’evasione fiscale (tra accisa, Iva ed Ires), per gli anni dal 2014 al 2018, di oltre 20 milioni di euro.  

E’ stato, inoltre, disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni riconducibili a 17 indagati e di 8 aziende, tre delle quali anche destinatarie di interdizione per un anno dall’esercizio dell’attività di commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi.

Nello specifico i sigilli hanno interessato sette società e un’impresa individuale (di cui 4 distributori stradali e un imponente deposito fiscale di carburanti a Roma), nonché beni (immobili, terreni, autoveicoli, natanti), per un valore complessivo di quasi 7 milioni di euro.

Le indagini

Tutto ha avuto inizio da un’attività di controllo economico del territorio, con il pedinamento di un’autobotte che trasportava gasolio agricolo venduto illecitamente. Le successive investigazioni, anche di natura tecnica, durate oltre due anni, avrebbero fatto emergere due complessi e ben collaudati sistemi di frode: il primo rappresentato dal contrabbando di un ingente quantitativo di gasolio agricolo; il secondo, dall’utilizzo di una società “cartiera” che acquistava e commercializzava carburante per autotrazione, evadendo così l’Iva.

In particolare, l’organizzazione leccese, a capo della quale ci sarebbe stato Pierluigi Quarta, 39enne di Carmiano, dal 2014 al 2018, avrebbe gestito due depositi di carburanti agricoli, uno a Carmiano e l’altro a Diso (quest’ultimo intestato a una “testa di legno”) e “distratto” circa 25 milioni di litri di prodotto petrolifero, con un’evasione di accisa, Iva ed imposte dirette per oltre 13 milioni di euro, a favore di autotrasportatori leccesi, brindisini e tarantini compiacenti. Il sistema, ben collaudato, si sarebbe avvalso di imprese agricole fittizie, prive di libretti Uma (Utenti motori agricoli) e costituite ad hoc, con la complicità di un commercialista salentino.

Video | L'operazione messa a segno dai finanzieri

Nel sodalizio criminale, ciascuna delle dieci persone dedite al contrabbando avrebbe svolto mansioni precise: chi predisponeva la documentazione fittizia intestata ai falsi imprenditori agricoli, chi procacciava clienti, chi trasportava gasolio agevolato presso i clienti compiacenti, chi riscuoteva il denaro e chi si dedicava ad una vera e propria “caccia” del soggetto “ideale” a cui intestare le aziende inesistenti.

Gli elevati guadagni conseguiti dall’illecita attività di contrabbando di gasolio agricolo sarebbero stati poi riciclati, in parte, attraverso la gestione di un distributore stradale situato a Carmiano, dove nel tempo si sono riforniti consapevolmente decine di clienti (soprattutto autotrasportatori), nei confronti dei quali venivano emesse fatture false, attestanti la vendita di “gasolio per autotrazione”, documenti fiscali che poi venivano altresì utilizzati dagli stessi clienti per richiedere all’Erario il rimborso parziale dell’accisa (il cosiddetto Carbon Tax).

L'intesa con il gruppo operativo a Roma

Il secondo sistema di frode, meglio conosciuto come “frode carosello”, finalizzato all’illecito approvvigionamento di gasolio per autotrazione, sarebbe stato realizzato dal gruppo leccese con la complicità di un’altra organizzazione operativa a Roma, composta da quattro individui, presso un deposito fiscale di carburanti: il primo avrebbe gestito la società “cartiera” con sede fittizia a Lecce la quale, attraverso l’utilizzo di false “dichiarazioni di intento”, si sarebbe interposta tra il deposito fiscale romano e i reali acquirenti di gasolio, realizzando così (da agosto 2017 a gennaio 2018) un’evasione di Iva per oltre 4 milioni di euro; la seconda si sarebbe occupata di redigere i Das, trovare i clienti e veicolare gli ordini.

E’ risultato che la “cartiera”, nello stesso periodo, avrebbe ricevuto ed emesso fatture false per oltre 20 milioni di euro. Dalle indagini tecniche svolte sotto la direzione della Procura della Repubblica di Lecce è stato possibile accertare che l’Iva evasa veniva spartita (con cadenza settimanale), in percentuali prestabilite, tra gli associati romani e quelli leccesi. Non solo: la società “cartiera” sarebbe stata utilizzata anche per l’acquisto, in evasione d’imposta (a beneficio dell’intera organizzazione e dei suoi sodali), di autovetture, pneumatici, mobili di pregio del valore complessivo di oltre 2 milioni di euro, per un’evasione di Iva di quasi 500 mila euro.

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