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Cronaca

Maxi frode con il vino, scattano sequestri in due aziende salentine

La indagini nate in Campania e sviluppatesi anche in Veneto, Sicilia e Puglia. Nove misure cautelari, 36 indagati totali. Imprenditori leccesi coinvolti

CASERTA – Vino adulterato, ma anche reati tributari: trentasei gli indagati in un’inchiesta che nasce dalla Campania e si dirama in più parti d’Italia, raggiungendo anche  il Salento. In nove casi si è proceduto a misure cautelari. I sequestri di beni immobili, rapporti finanziari e partecipazioni societarie ammontano a un valore di 12 milioni di euro.

Sono i numeri principali di un’operazione messa a segno dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Caserta e dagli ispettori dell’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari) del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Un’attività coordinata dalla Procura di Napoli Nord.

I principali coinvolti

I principali coinvolti sono, come detto, nove. Per quattro di loro sono stati spiccati gli arresti. Ai domiciliari si trovano: Santo Aimone, 64 anni di Sant’Antimo (Napoli); Vincenzo Morrone, 30 anni, Sant’Antimo (Napoli); Fabio Michele, 53 anni, di Mason Vicentino (Vicenza); Michele Galotta, 44 anni di Quadrelle (Avellino). Per gli altri, obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono: Govanni Andrea Aimone, 40 anni di Sant’Antimo (Napoli);  Giovanni Aimone, 33 anni, di Sant’Antimo (Napoli), Vincenzo Bevilacqua, 39 anni di Capaccio (Salerno); Antonio Ilario De Pirro, 50 anni di Nardò; Antonio Rocco Chetta, 64 anni di Lecce.

Zucchero preso dall'estero

I destinatari dell’ordinanza sono indagati per associazione per delinquere, con base operativa in provincia di Napoli, attiva nella commissione di vari reati tributari e nell’immissione illecita nel mercato nazionale di partite di zucchero, soprattutto di origine serba e slovena, commercializzate da una società con sede a Sant’Antimo  e luogo di esercizio a Carinaro (Caserta), che le avrebbe vendute “in nero” a numerosi operatori nazionali del settore vitivinicolo per la sofisticazione dei prodotti.

Video: il blitz della guardia di finanza 

L’indagine s’è sviluppata attraverso l’incrocio dei vari elementi: intercettazioni telefoniche, registrazioni video, attività di osservazione sul campo, pedinamento e comparazione di evidenze con le annotazioni ufficiali sul registro telematico di carico e scarico delle sostanze zuccherine presente sulla piattaforma Sian (Sistema informativo agricolo nazionale). Da qui, la scoperta di una ramificata compagine che avrebbe operato in modo fraudolento nel mercato vitivinicolo avvalendosi di una fitta rete di persone e imprese compiacenti dislocate, tra l’altro, in Campania, Puglia, Sicilia e Veneto.

Varie le imputazioni contestate

Sono trentasei in tutti gli indagati, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere, frode nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, falsità in registri e notificazioni, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione fiscale, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed autoriciclaggio.

A Sant'Antimo la base operativa

L’approvvigionamento di masse di saccarosio avveniva all’estero (Croazia, Isole Mauritius, Serbia e Slovenia). Queste sarebbero state veicolate alla società con sede a Sant’Antimo attraverso l’interposizione fittizia di imprese “cartiere” nazionali, cioè formalmente attive ma di fatto non operative, risultate anche inadempienti agli obblighi fiscali.

Quindi, attraverso questo sistema, si sarebbe commercializzato zucchero in evasione di imposta e a prezzi estremamente competitivi a imprenditori vitivinicoli compiacenti. Questi ultimi avrebbero quindi comprato “in nero” partite di saccarosio che non avrebbero potuto acquistare, poiché la normativa nazionale e comunitaria non consente la detenzione di sostanze zuccherine e l’impiego negli opifici.

Ecco come si adulterava il vino

E invece sarebbe stato utilizzato lo zucchero così acquistato (perpetrando il cosiddetto “autoriciclaggio merceologico”) per la sofisticazione del vino, attraverso l’incremento della gradazione alcolometrica, nonché per la produzione di mosti, mosti concentrati e zuccheri liquidi d’uva, successivamente oggetto di vendita agli ignari acquirenti.

Sequestrati 12 milioni di euro

arresto finanza caserta-2-3Oltre alle misure cautelari personali, è stato anche messo in atto il sequestro per oltre 12 milioni di euro, anche per importo equivalente al profitto dei reati tributari, di autoriciclaggio e di vendita di sostanze alimentari come genuine contestati agli indagati.

Si è anche fatto ricorso all’istituto della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche che consente - sussistendo determinati presupposti (nel caso, la contestazione di vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine) - di aggredire il patrimonio delle società che hanno tratto vantaggio dalla commissione dei reati anche da persone che rivestono all’interno funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione.

Le aziende coinvolte nell'affare

Le imprese coinvolte e le cifre dei sequestri: Cib Industry (Lecce) 8 milioni 265mila 984 euro; Adriatica Vini (Bari) 1 milione 679mila 55 euro; Agrisalento (Lecce) 559mila 695 euro; Sidritaly Srl (Pastorano) 51mila 520 euro; Gruppo Am (Sant’Antimo-Carinaro) 799mila 784 euro; Il Burrino srl (Aversa) 307mila 96 euro;  I Nostri Sapori (Melito) 267mila 832 euro; Vallovin Srl (Trapani) 121mila 440 euro.

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