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Cronaca

Mazzette e corruzione “sentimentale”, chieste condanne per giudice, cancelliere e imprenditore

Oggi, nel processo col rito abbreviato, la Procura di Potenza ha invocato le pene per la got del Tribunale di Lecce Marcella Scarciglia, per il cancelliere Amedeo Donno e per l’imprenditore salentino Franco Serra

LECCE - La Procura di Potenza ha presentato il conto ai tre imputati finiti nell’inchiesta su un giro di mazzette e favori anche per amore. Nel processo che si sta celebrando col rito abbreviato, oggi, le richieste sono state di: tre anni e quattro mesi di reclusione per Marcella Scarciglia, 47enne di Veglie, all'epoca dei fatti got (giudice onorario) della seconda sezione del Tribunale di Lecce; quattro anni per l’imprenditore Franco Serra, 76enne residente a Gallipoli; due anni e otto mesi per il cancelliere Amedeo Donno, 51enne di Sogliano Cavour.

Stando alle indagini, condotte dalla sostituta Maria Cristina Gargiulo, Scarciglia, abusando dei suoi poteri, avrebbe costretto un grafologo, con la minaccia esplicita di non provvedere al pagamento delle spettanze e con la minaccia implicita di non ricevere altri incarichi, a prometterle la somma di 4.500 euro (calcolata sulle competenze liquidate per le relazioni di consulenza svolte), fornendogli su un bigliettino l’indirizzo di casa e il numero di cellulare e inviandogli una serie di messaggi telefonici per sollecitarlo. Alla fine, la somma pretesa sarebbe scesa a 1.500 euro e per incentivare la vittima gli avrebbe prospettato altri incarichi e l’avvio di un “rapporto di collaborazione”. All’appuntamento per la consegna, però, il 18 giugno del 2018, si presentarono anche gli agenti di polizia giudiziaria che la arrestarono.

Dal banco degli imputati, invece, il cancelliere risponderà di concussione in concorso, perché sarebbe stato lui a veicolare le pretese illecite del giudice, per esempio convocando il 28 marzo 2018 la vittima per farle presente dell’esistenza di problemi per la liquidazione della consulenza, lasciando intendere con linguaggio allusivo che il fascicolo “sarebbe rimasto nell’armadio”, e invitandolo così a prendere contatti diretti con il magistrato. Questo, secondo l’accusa, sarebbe stata informata da Donno dei colloqui col professionista anche con sms: “Ti devo parlare di quel calligrafo, di persona ovvio”.

Serra, invece, finì nell'inchiesta per corruzione in atti giudiziari: la giudice, alla quale era sentimentalmente legato, avrebbe favorito la causa civile relativa a un complesso immobiliare adibito a ristorante-pizzeria di cui era proprietario, con sentenza pubblicata il 30 giugno 2017, e interessandosi al procedimento anche nella fase d’appello, ottenendo in cambio la promessa di una compartecipazione ai proventi ottenuti dallo stesso complesso.

Nella prossima udienza, il 22 marzo, la parola passerà agli avvocati difensori Giuseppe Corleto e Stefano Prontera per Scarciglia, Ubaldo Macrì per Donno, Michele Lembo e Giuseppe Della Ducata per Serra, e all’avvocato Luigi Suez per conto dei familiari di Serra che si sono costituiti parte civile. Poi il giudice Salvatore Pignata si ritirerà in camera di consiglio per decidere il verdetto.

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