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Cronaca

Mazzette dalla camorra, il consigliere Guido: “Mai preso neppure un euro”

Hanno negato gli addebiti, durante gli interrogatori, sia l’ex assessore all’Ambiente che il 55enne di Novoli, considerato “l’intermediario”. L’accusa è di corruzione aggravata dall’aver agevolato un sodalizio mafioso

LECCE - Ha negato con fermezza gli addebiti nel lungo interrogatorio di garanzia che si è tenuto nella tarda mattinata di oggi, il consigliere del Comune di Lecce Andrea Guido, 44enne leccese, ai domiciliari da sei giorni con l’accusa di corruzione aggravata dall’aver agevolato un sodalizio mafioso, in particolare quello camorristico dei Moccia.

Nel confronto che si è tenuto in video conferenza, nella caserma dei carabinieri di San Cesario di Lecce, l’indagato, assistito dagli avvocati Ivan Feola e Andrea Sambati, ha risposto alle domande della giudice del tribunale di Napoli Maria Luisa Miranda, firmataria dell’ordinanza di custodia cautelare, respingendo gli addebiti. In particolare, ha dichiarato di non aver preso mai neppure un euro dal clan, tra l’aprile e l’agosto del 2017, quindi negli ultimi mesi del mandato (terminato a fine luglio) di assessore all’Ambiente nella giunta dell’ex sindaco Paolo Perrone.

Stando alle indagini, l’accordo corruttivo prevedeva la consegna della somma di 5mila euro (quella effettivamente elargita in due tranche, sarebbe di 4mila euro, secondo gli inquirenti) al politico leccese in cambio dell’affidamento del servizio di raccolta dell’olio di origine alimentare esausto a Lecce e negli altri comuni che rientravano nel consorzio ARO 1 all’azienda afragolese Soloil. A erogarla, sarebbe stato il titolare Francesco Di Sarno, 50enne di Napoli, ritenuto dagli inquirenti braccio economico del sodalizio mafioso, mentre a fare da intermediari sarebbero stati Mario Salierno, 44enne di Napoli, e Giuseppe D’Elia, 55enne di Novoli.

Guido ha ammesso di aver incontrato sia titolare, sia rappresentanti dell’azienda, ma senza essere al corrente di un collegamento tra questa e i Moccia; in quell'occasione, si sarebbe limitato a spiegare che l’appalto col Comune se l’era già aggiudicato Monteco e che sarebbe scaduto nel 2024. Insomma, stando alle dichiarazioni del consigliere, non ci fu neppure un tentativo di corruzione. La questione per lui terminò lì.

Sul punto, D’Elia, ai domiciliari nell’ambito dello stesso procedimento, oggi ha offerto la stessa versione, aggiungendo che Guido, durante l'incontro, “fu categorico”. Al fianco degli avvocati Gabriele Valentini e Giuseppe Quarta, anche il 55enne di Novoli ha cercato di chiarire la sua posizione davanti alla giudice: ha spiegato di essere stato assunto per alcuni mesi, fino alla fine dell’estate del 2017, dalla Soloil, e di essere stato sempre all’oscuro del legame tra questa e la camorra. È proprio per conto della ditta - che l’aveva assunto part-time per 500 euro fisse al mese, più 30 euro per ogni nuovo contratto - che aveva contattato prima l’architetto del Comune di Lecce Fernando Bonocuore e in seguito l’assessore all’Ambiente dell’epoca per sapere se poteva esserci possibilità di entrare nel servizio di smaltimento degli oli alimentari esausti.

Stando a quanto riferito da D’Elia, dopo il chiarimento offerto da Guido, avrebbe cercato e ottenuto dall’azienda titolare un subappalto, ma l’accordo cessò in seguito a un furto (regolarmente denunciato da Monteco) di oli dall’isola ecologica di cui si sarebbe reso responsabile proprio il rappresentante della ditta afragolese, Salierno.

Stando alle carte dell’inchiesta, “D’Elia veniva ritenuto dai napoletani un soggetto di fondamentale importanza per lo sviluppo imprenditoriale della società Soloil in territorio salentino” tanto che lo stesso Di Sarno l’avrebbe definito “la chiave dell’acqua” ovvero il passepartout per accedere negli ambienti politici e imprenditoriali leccesi. Per i suoi servigi, avrebbe ricevuto dei regali, come un Rolex. Ma l’interessato ha precisato davanti alla gip che quell’orologio gli fu regalato in merito ad una vicenda che nulla ha a che vedere con l’ex assessore: sarebbe stato il premio ricevuto tempo prima per aver fatto ottenere alla Soloil, un subappalto dalla Lombardi, legato sempre allo smaltimento di oli alimentari, in ben 21 Comuni.

Oltretutto, quel dono gli fu rinfacciato più volte, tanto che lo stesso indagato, così ha raccontato, l'avrebbe gettato in mare durante un acceso litigio con i rappresentanti dell’azienda con la quale decise di tagliare definitivamente i ponti alla fine dell'estate del 2017.

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