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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Protesi e mazzette, condanna ridotta in Appello per ex responsabile Asl

Nel processo di secondo grado, l’imputata, al cento dell’inchiesta “Buste pulite”, è riuscita a concordare quattro anni e mezzo di reclusione

LECCE - E’ stata ridotta in appello la condanna inflitta il 5 novembre del 2021, nel processo abbreviato, a Carmen Genovasi, 48 anni, ex responsabile amministrativo del settore Assistenza protesica dell’Asl di Lecce, al centro dell’inchiesta dell’inchiesta “Buste pulite” che portò a galla un sistema corruttivo ai danni dell’azienda sanitaria: da sei anni e otto mesi di reclusione a 4 anni e mezzo. La pena è stata concordata due giorni fa, attraverso gli avvocati difensori Sabrina Conte e Stefano De Francesco, con la Corte presieduta dal giudice Nicola Lariccia.

Stando agli accertamenti svolti dai pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci, con i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria, Genovasi avrebbe ricevuto mazzette, favori e regali, in cambio dell’assegnazione diretta ad alcune imprese dell’incarico di fornire ausili medici, ignorando così il diritto di scelta del paziente ed escludendo altri operatori.

Gli scambi furono documentati dalle telecamere piazzate di nascosto nel suo ufficio dai militari che, nel giugno del 2020, arrestarono in flagranza sia Genovasi che Giuseppe Bruno, 59 anni, residente a Galatina, rappresentante di una ditta leccese impegnata in tecnologie ortopediche, subito dopo la consegna di una bustarella di 850 euro.

La funzionaria, inoltre, dal rappresentante, avrebbe ricevuto su sua espressa richiesta, anche un saturimetro e un termometro.

In apertura del processo di primo grado, Bruno raccontò alla giudice Cinzia Vergine di aver assecondato le richieste di denaro e regalie della donna, perché fresco del nuovo lavoro, aveva paura di essere ostacolato, mentre Genovasi lasciò che a parlare al suo posto fosse un lungo memoriale nel quale ammise gli addebiti.

Bruno fu condannato in abbreviato a 4 anni e mezzo e, negli scorsi mesi, attraverso i suoi difensori, gli avvocati Carlo Caracuta e Luigi Rella, ha concordato in appello una pena inferiore a 3 anni e 4 mesi.

Altre due persone, coinvolte nello stesso procedimento, chiusero il loro conto con la giustizia, patteggiando le pene: Pietro Ivan Bonetti, 72 anni, di Lecce, legale rappresentante di una società di supporti di tipo audiometrico, tre anni e mezzo di reclusione; Monica Franchini, 50, collaboratrice in “nero” di un’azienda, due anni, col beneficio della pena sospesa.

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