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Cronaca Melendugno

Forzato il presidio No Tap, operai dentro il cantiere. Caos e cariche

Poco dopo le 7 del mattino le forze dell'ordine hanno fatto strada al personale incaricato degli espianti degli ulivi. Non sono mancati i momenti di forte tensione

SAN FOCA – Una mattinata di passione, in cui non sono mancate cariche delle forze dell’ordine ai manifestanti presenti sul posto nel momento in cu la situazione s’è fatta più calda e spinosa. In mezzo c’erano anche diversi sindaci, presenti al presidio degli attivisti No Tap, così come studenti di scuole e, in generale, cittadini di tutte le età. Solo intorno alle 16 è rientrata un po’ di calma.

Le avvisaglie di una giornata rovente si sono avute fin dall’alba, quando i reparti mobili di polizia e carabinieri hanno forzato il presidio degli attivisti facendosi strada con gli scudi. L’ordine era quello di non usare i manganelli. Notevole il dispiegamento di uomini e mezzi che hanno aperto il varco per far entrare gli operai nel cantiere. Così, già intorno alle 7 del mattino, la situazione a San Foca, marina di Melendugno, ha rischiato di precipitare.

C’erano sin dalle primissime battute alcuni sindaci, di Melendugno, Zollino e altri amministratori, i vice sindaco di Martano, Caprarica, Melpignano, Calimera, Caprarica di Lecce. Sembrava quasi che si andasse incontro ad un’altra giornata interlocutoria. Ma ieri sera è arrivato il parere del ministero dell’Ambiente che ha confermato la correttezza formale dell’iter e Tap ha deciso di riprendere i lavori di espianto degli ulivi perché ha urgenza di recuperare il tempo trascorso senza che sostanzialmente si muovesse foglia.

(Video: la protesta)

In quella nota, peraltro, si specifica che la Regione Puglia non ha impugnato gli atti per i quali ha ricevuto mandato dal consiglio regionale la settimana scorsa, su proposta del Movimento 5 stelle, di cui era presente questa mattina al presidio la senatrice Daniela Donno oltre ai consiglieri regionali Antonio Trevisi e Cristian Casili e al deputato Diego De Lorenzis.

(Video: il respingimento)

I lavori erano stati avviati lunedì scorso, ma poi la protesta pacifica di attivisti e amministratori locali aveva indotto uno stop, anche con la mediazione della prefettura di Lecce. La situazione è tornata relativamente tranquilla intorno alle 11: dentro gli operai, fuori i dimostranti a presidiare il cantiere anche nella sua estensione, oltre che davanti al cancello di ingresso. Ma era un momento di calma apparente.

(Video: la tensione)

Il racconto della giornata in foto

"A DIFESA DEGLI ULIVI E DELL'INCOLUMITA'"

“Siamo qui per difendere gli ulivi e la pubblica incolumità”, ha dichiarato il sindaco di Melendugno, Marco Potì. “L'unico soggetto che ora può intervenire è la Regione, annullando in autotutela le autorizzazioni concesse dai suoi uffici all'espianto e impugnando al Tar la nota del ministero che attesta la regolarità dell'iter”. “La Regione deve muoversi subito - ha ribadito - per bloccare l'espianto e poi con la pronuncia del giudice amministrativo. Vedremo”. 

Nel frattempo, sul posto, sono arrivati a metà mattinata anche altri esponenti politici, fra cui Mino Borraccino, consigliere regionale di Sinistra Italiana con una delegazione del partito di cui era parte la salentina Sonia Pellizzari della direzione nazionale.  

ORE 12,30: SITUAZIONE IN BILICO

(Video: la calca)

Verso le 12,30 gli animi si sono nuovamente surriscaldati e la situazione ha iniziato ad apparire in bilico. Tutto è accaduto nel momento in cui un dirigente polizia che sovrintendeva alle operazioni ha chiesto ai manifestanti di arretrare, per consentire l'uscita dei camion dal cantiere. Una delegazione di consiglieri e sindaci, a quel punto, ha cercato di guadagnare tempo, in attesa di una risposta dalla Regione. Il sindaco Potì ha anche telefonato al prefetto Claudio Palomba e subito dopo al governatore Emiliano.

(Video: la carica)

Alla fine, c'è stato un primo avanzamento, con forte tensione davanti ai cancelli, spintoni e alcune cariche per aprire un varco. Diversi esponenti politici che erano fra le prime linee sono finiti a loro volta in mezzo. Nel giro di poco tempo, è tornata una relativa calma e s'è formato un cordone. I camion hanno così iniziato la loro uscita, con gli alberi nei cassoni da trasportare nell’area di stoccaggio, tra una pioggia di fischi. 

(Video: passano i camion)

ORE 15,15: MANGANELLI E PIETRE

La creazione del cordone ha di fatto separato una parte di manifestanti, tra cui donne e studenti, dal resto dei dimostranti. Sembrava quasi fossero in stato di fermo, perché sono rimasti circondati. Ad un certo punto gli è stato detto che potevano raggiungere gli altri, a gruppi di due o tre ma si sono rifiutati nel timore che così facendo qualcuno alla fine venisse trattenuto. Non si escludono contusi nel corso della calca. Di sicuro s’è verificato un malore (non dovuto però al parapiglia) per il quale è stato necessario l’intervento dei sanitari del 118.  

Alle 15.15, quando tutto lasciava pensare che in qualche modo il peggio fosse passato, c'è stato invece lo scontro più duro: i ragazzi rimasti isolati hanno provato a rompere il cordone mentre il grosso dei manifestanti premeva dall'altra parte per "liberarli". Sono partite a quel punto cariche vere e proprie per la prima volta sono stati usati anche i manganelli che prima avevano fatto capolino sporadicamente: dalla parte opposta sono state lanciate alcune pietre e bottiglie di plastica. Alla fine sono usciti tutti, ma la situazione è rimasta complessa e tesa ancora a lungo mentre nel cantiere le attività procedevano e i mezzi entravano ed uscivano.

 

   

Per le 17 una delegazione di sindaci è stata convocata in prefettura mentre per le 18.30 è in programma un confronto in videoconferenza con il governatore Michele Emiliano.

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