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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Miccoli sotto torchio per ore in Procura e slitta la sua conferenza stampa

Il bomber salentino è stato ascoltato dai procuratori palermitani in relazione alle sue frequentazioni con il figlio del boss Lauricella e per i casi in cui è indagato, estorsione e accesso abusivo a sistema informatico. Ma l'immaginario collettivo è stato colpito soprattutto dalle parole su Falcone

PALERMO – Avrebbe dovuto rilasciare la sua versione dei fatti, ma l’interrogatorio è andato avanti talmente a lungo che, alla fine, la conferenza stampa è stata rinviata a domani mattina. Per l’ex capitano del Palermo, Fabrizio Miccoli, salentino doc, che nelle prossime ore compirà amaramente 34 anni, è la partita più dura della vita.

Indagato per estorsione e accesso abusivo a sistema informatico, ciò che più di ogni altra cosa ha colpito l’immaginario collettivo sono però state le parole che avrebbe pronunciato al telefono con il suo amico Mauro Lauricella, figlio del boss Antonio del quartiere Kalsa, detto “U Scintilluni”, dandosi appuntamento “davanti all’albero di quel fango di Falcone”. Ovvero, la magnolia che sorge davanti casa del magistrato antimafia – apostrofato in maniera che non ha bisogno di spiegazioni - morto per mano assassina della mafia, diventata un simbolo nel tempo. E così, l’hanno scaricato i tifosi del Palermo, l’hanno criticato aspramente quelli del Lecce, la squadra per cui tifa e avrebbe voluto vestire la casacca almeno una volta, nella vita, e, in sostanza, hanno provato un profondo senso di vergogna tutti gli sportivi italiani.  

Come si discolperò, allora, Miccoli? Ha davvero pronunciato quelle frasi? “Quel fango di Falcone”, tra l’altro, sarebbe un tormentone che riapparirebbe più volte, nelle intercettazioni, e non in una singola occasione.

L’incontro con la stampa, per chiarire tutta la vicenda, almeno dal suo punto di vista, era stato fissato per il tardo pomeriggio presso l’hotel Excelsior di Palermo. Ma, messo sotto torchio per ben quattro ore e mezzo dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Francesca Mazzocco e Maurizio Bonaccorso, il bomber ha dovuto rinviare a domattina, alle 10,30, come annunciato dal suo procuratore e avvocato difensore, Francesco Caliandro. Andato via dalla Procura in sordina, senza lasciare dichiarazioni, per ora non si sa cosa gli abbiano chiesto i magistrati.

Si può però facilmente dedurre quali siano stati gli argomenti, ovvero quell’incarico del quale il calciatore avrebbe investito l’amico Lauricella, di “riscuotere” una somma di denaro dai soci di una discoteca di Isola delle Femmine, e quelle quattro schede telefoniche, già intestate, che Miccoli si sarebbe fatto dare dal gestore di un centro di telefonia: una di queste è finita proprio a Mauro Lauricella che la Dia ha tenuto sotto controllo nel periodo in cui il padre si era reso latitante.

Dalle intercettazioni non emerse nulla che potesse agevolare le forze di polizia nella ricerca del boss, ma vennero annotate alcune conversazioni tra Lauricella e Miccoli che hanno dato avvio alle indagini. E da qui, sarebbero emerse anche le espressioni oltraggiose alla memoria di Falcone, ucciso insieme alla moglie e ad alcuni agenti della scorta, il 23 maggio del 1993. 

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