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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Morì di epatite per il sangue infetto. Tribunale di Lecce costringe ministero a maxi risarcimento

Una sentenza emessa dal tribunale salentino ha costretto io ministero della Salute a pagare una somma di 160mila euro a ogni figlio della vittima. Quest’ultima morì nel 2003, per una trasfusione di sangue infetto, che le provocò l’epatite. Per il giudice si è trattato di un mancato controllo e vigilanza

LECCE – Il Tribunale di Lecce condanna il ministero della salute a pagare un risarcimento di 160mila euro a ciascuno dei figli di una donna, morta a causa di una trasfusione di sangue infetto. Con una recente sentenza del 2015, il tribunale del capoluogo salentino  ha dunque ribadisce la responsabilità di natura extracontrattuale in una causa proposta dagli eredi, difesi dall'avvocato Angelo Fachechi, della vittima deceduta nel 2003 a causa dell’epatite contratta.

Lo ha fatto sapere il portavoce dello Sportello dei diritti, Giovanni D’Agata, il quale ha anche allegato le motivazioni del giudice: "Sul ministero grava un obbligo di controllo, direttiva e vigilanza in materia di impiego di sangue umano per uso terapeutico emotrasfusioni o preparazione di emoderivati anche strumentale . Si legge ancora che “L’accertamento dell’omissione di tali attività e l’esistenza di una patologia da virus Hiv o Hbv o Hcv in soggetto emotrasfuso o assuntore di emoderivati, deve indurre a ritenere che, in assenza di  altri fattori alternativi, tale omissione sia stata causa dell’insorgenza della malattia, e che, per converso, la condotta doverosa del ministero, se fosse stata tenuta, avrebbe impedito la verificazione dell’evento”.

La sentenza ha anche messo in evidenza e chiarito che la prescrizione rimane quinquennale per il danno subito dal soggetto trasfuso in vita, trattandosi pur sempre di un danno da lesione colposa, reato dunque a prescrizione quinquennale a partire dalla data del fatto. Mentre la prescrizione è decennale per il danno subito dai congiunti della vittima.

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