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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Uggiano La Chiesa

Molestata a dieci anni e “se parli, ammazzo i tuoi”: sei anni e 8 mesi allo zio

Emessa la sentenza nei riguardi di un 41enne accusato di aver abusato in più circostanze della nipotina, garantendosi il suo silenzio sotto la minaccia che avrebbe ucciso i genitori

UGGIANO LA CHIESA - E’ di sei anni e otto mesi di reclusione la condanna inflitta a un 41enne di Uggiano La Chiesa, accusato di aver molestato in più circostanze la nipote da quando aveva dieci anni, garantendosi il suo silenzio sotto la minaccia che altrimenti avrebbe ammazzato i genitori.

La sentenza è stata emessa oggi dal giudice per l’udienza preliminare (gup) Giulia Proto nel processo discusso col rito abbreviato, durante il quale il quale il pubblico ministero aveva invocato nove anni di reclusione.

Nel dispositivo (le cui motivazioni saranno depositate entro 40 giorni) c’è anche il riconoscimento del danno in separata sede e di una provvisionale di 28mila euro: 20mila alla presunta vittima (nel frattempo diventata maggiorenne) e 4mila a testa ai suoi genitori, parti civili nel processo con l’avvocato Claudio Mangia.

In aula, per la discussione, si tornerà il 16 febbraio, e come parti civili ci saranno anche i familiari della presunta vittima, rappresentati dall’avvocato Claudio Mangia.

Stando all’accusa, l’incubo per la giovane sarebbe durato fino al settembre del 2017, quando dopo aver subito in più occasioni le “attenzioni” morbose dello zio, iniziò a ribellarsi.

Tutto sarebbe iniziato quando aveva solo dieci anni, il familiare l’avrebbe condotta in casa sua, e dopo averla denudata l’avrebbe costretta a compiere e a subire atti sessuali; in un’altra circostanza, avrebbe approfittato di lei mentre dormiva, e in un’altra situazione ancora, mentre erano in auto, l’avrebbe spogliata e baciata. Ma non finisce qui. L’inchiesta racconta anche di un altro episodio, quando avrebbe imposto alla nipote di recarsi nell’abitazione dove stava svolgendo dei lavori ricattandola: in caso di rifiuto, avrebbe riferito al padre il suo vizio di fumare.  

Sono queste le vicende che la malcapitata confidò alle compagne di classe, e che poi giunte alle orecchie del preside misero in moto la macchina della giustizia.

Il racconto dell’orrore è diventato così oggetto dell’inchiesta in cui erano contestati i reati di violenza sessuale e tentata violenza sessuale ed è stato cristallizzato in sede di incidente probatorio svolto nei mesi scorsi dinanzi al giudice per le indagini preliminari (gip) Michele Toriello.

In merito all’attendibilità delle dichiarazioni fornite dalla ragazzina e sulla sua capacità a rendere testimonianza, si pronunciò positivamente lo psichiatra Domenico Suma, al quale fu affidata la consulenza tecnica.

Non appena saranno depositate le motivazioni (entro 40 giorni), l’imputato valuterà con il suo avvocato Alessandra Bleve il ricorso in appello.

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