Molestie a un’allieva: arriva la conferma della condanna per lo psicologo
Riconosciuta la colpevolezza del 66enne di Diso accusato di aver abusato di una ragazza che si era rivolta a lui in vista dei test psicoattitudinali per entrare in Polizia. Immutato il verdetto: tre anni e quattro mesi
DISO - E’ stata confermata la sentenza di condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione nei riguardi dello psicologo L.P., 66enne di Diso, accusato di aver palpeggiato un’allieva che si era rivolta a lui in vista dei test psicoattitudinali per entrare in Polizia. Il verdetto emesso nei giorni scorsi dalla Corte d’appello, presieduta dal giudice Nicola Lariccia, non ha modificato di una virgola quello pronunciato dal collega Fabrizio Malagnino (a latere, la giudice Maddalena Torelli) il 28 aprile del 2021.
E’ stata così riconosciuta anche l’interdizione dai pubblici uffici, una provvisionale di 20mila euro nei riguardi della ragazza (assistita dall’avvocato Stefano Chiriatti), il pagamento delle spese di parte civile anche per la Asl (rappresentata dall’avvocato Alfredo Cacciapaglia) e il risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede.
Il professionista, per questa vicenda finì agli arresti domiciliari, nel febbraio del 2020, su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Marcello Rizzo, su richiesta del sostituto procuratore Giovanna Cannarile, titolare delle indagini svolte con gli agenti della squadra mobile.
Durante l'interrogatorio di garanzia, alla presenza del suo avvocato difensore Luigi Suez, il 66enne rispose alle domande, negando gli addebiti: spiegò di aver accolto, il 3 luglio del 2019, la giovane nel laboratorio dell’ospedale e di aver avviato la procedura del training autogeno, la tecnica di rilassamento che prevede massaggi in alcuni punti del corpo, come le braccia e le palpebre, e alla quale era seguita, in un’altra stanza, la somministrazione del test “Minnesota” (con oltre 500 quesiti), durata più di due ore. Ma l’allieva che, al termine dell’incontro, pagò e andò via, lo denunciò, dopo dieci giorni, raccontando di essere stata denudata e molestata sul lettino.
E l’accusa ha retto sia in primo che in secondo grado.
Non appena saranno depositate le motivazioni, la difesa valuterà il ricorso in Cassazione.