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Cronaca Monteroni di Lecce

Molto peggio che vita da cani

Il canile municipale di Monteroni, le cui potenzialità potrebbero garantire un servizio efficiente contro la piaga del randagismo, rischia invece di trasformarsi in una discarica per cani abbandonati.

Li lasciano legati al palo della luce. Intere cucciolate invece nelle scatole di cartone. L'abbandono nelle vicinanze del canile municipale di Monteroni, nei pressi del polo universitario sulla strada per Arnesano, avviene quasi sempre durante la notte. Il buio nasconde meglio la vigliaccata e diluisce il rimorso più in fretta, se mai il senso di colpa assalisse gente come questa. Poi, gli "umani" salgono a bordo delle proprie auto e ritornano a casa. Senza cucciolate e senza il cane di famiglia. Maremmani, pastori tedeschi, rotweiler, meticci, sono tutte uguali le razze in questa macabra occasione. Se ne disfano e basta, nemmeno fossero vecchi peluche da buttare fuori dal finestrino, gli infami.

E gli animalisti dell'Enpa, l'Ente nazionale per la protezione degli animali, accolgono, curano e nutrono i cani abbandonati a Monteroni, ma non solo, dal 2000. Il punto è che la struttura versa ormai in condizioni critiche, con una ricaduta estremamente negativa sulla qualità della vita dei cani e difficoltà operative per coloro che vi lavora. Sono 210 i cani che vivono all'interno di decine di box, molti dei quali fatiscenti. E il canile rischia di trasformarsi, se non si interviene per tempo, in una sorta di discarica per quadrupedi indifesi. Oggi, il ricovero per cani nei pressi del Dipartimento di Fisica altro non è che il risultato di una approssimativa politica amministrativa sulla gestione del randagismo, i cui effetti riverberano con l'assenza di una anagrafe canina, obbligatoria invece dal '91, e zero campagne di sensibilizzazione per la tutela degli animali domestici dirette soprattutto alle famiglie che non hanno ancora chiaro cosa vuol dire ospitare in casa un animale.

Ma perché la struttura rischia il collasso? L'amministrazione comunale, a sentire quelli dell'Enpa, garantirebbe appena 75 centesimi per il sostentamento e la cura di un cane, vale a dire 4.537 euro al mese per la gestione dell'intera struttura che, va ricordato, ospita oltre 200 animali. Ecco invece le spese reali che l'Enpa affronta nell'arco di trenta giorni: stipendi e contributi lavorativi a due operai (circa 2.100 euro) altri 300 euro è la spesa dei farmaci per uso veterinario 1.600 euro di mangime, tutto per un totale di quasi 4.400 euro. Ciò significa che le spese extra per la manutenzione del canile non possono essere soddisfatte. I cani sono pertanto costretti a vivere dentro i box al limite della decenza, piccoli rifugi che oggi sostituiscono le regolari porte d'accesso con pedane di legno utilizzate per il trasporto della merce nella grande distribuzione; la recinzione perimetrale della grande struttura è in realtà una rete tappezzata ma buona solo per i pollai, mentre la manutenzione e la pulizia del canile non possono essere espletate dagli addetti proprio per la scarsità di mezzi di cui dispongono. In questo modo l'Enpa, per restare nelle spese, è costretta a chiedere ai comuni dell'hinterland che fanno richiesta di ricovero per i loro randagi, 2 euro e 53 centesimi al giorno per ogni cane. La cifra comincia ad essere considerevole e svantaggiosa, dato che le strutture ricettive private di Carmiano, Castrì e Campi Salentina, per esempio, offrirebbero lo stesso servizio ma per molto meno: 1 e 80 centesimi al giorno per ogni animale.

Ora, dopo quasi sette anni di gestione, l'Enpa provinciale intende rivolgersi al prefetto di Lecce Gianfranco Casilli con lo scopo di riportare l'argomento al centro dell'attenzione. Dopo quasi sette anni di gestione, infatti, l'Ente nazionale per la protezione degli animali è stata costretta a disertare l'ultima gara pubblica per l'affidamento della struttura. Il motivo? Il 25 novembre 2006 il Comune di Monteroni aveva indetto una gara di appalto al ribasso per la gestione del suo canile a partire da 89 centesimi a cane. Risultato: la gara va deserta, non solo dall'Enpa, perché improponibile. L'amministrazione comunale avrebbe preteso infatti che in quei 89 centesimi rientrassero le seguenti voci: la manutenzione della struttura e del verde circostante; lo samaltimento della carcasse dei cani attraverso una ditta specializzata (così come imposto dalla legge); spese di acqua e luce a carico del gestore, il quale avrebbe dovuto inoltre stipulare una copertura assicurativa verso terzi, comune incluso ovviamente. Ma quale compagnia, viene da chiedersi, sarebbe disposto ad assicurare eventuali danni procurati dai cani a terzi se la struttura è ormai fatiscente e la recinzione per niente sicura?

A giugno di quest'anno, intanto, scade l'affidamento della struttura all'Enpa provinciale e il comune dovrà procedere ad una nuova gara. Ma se i conti della serva restano questi, i primi a farsi da parte saranno proprio gli animalisti. A quel punto chi sarà disposto, fossero anche privati, a farsi avanti? Domande che rischiano di rimanere senza risposta, anche perché attualmente il Comune di Monteroni non ha neppure un consigliere o un assessore delegato a trattare l'argomento "canile municipale".

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