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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Nardò

Monopolio sullo spaccio di droga a Nardò, il pestaggio dei “cani sciolti”

Nelle pagine dell’ordinanza, le intercettazioni dalle quali emerge come il gruppo, al vertice del quale ci sarebbe stato Longo, avrebbe usato metodi violenti nei riguardi di chi non pagava il “punto” e dei clienti debitori

NARDO' - Lo spaccio di droga sulla piazza di Nardò, principalmente di cocaina, era esclusivo e i “cani sciolti” dovevano chiedere l’autorizzazione per svolgere l’attività illecita e versare una somma di denaro, il cosiddetto “punto”. Per chi faceva il “furbetto” o per chi, in generale, compresi gli acquirenti, non rispettava le scadenze di pagamento, era prevista una punizione, che nella migliore delle ipotesi implicava la sottrazione di un bene, come un’autovettura o un motociclo, nella peggiore la violenza fisica.

E’ quanto si evince dalle intercettazioni riportate nelle 250 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla giudice Giulia Proto nell’ambito dell’inchiesta sull’organizzazione che sarebbe stata capeggiata da Roberto Longo, 55enne neretino.

Sono numerose le conversazioni dalle quali emerge come Roberto Giammaruto, ritenuto il “braccio destro” del presunto boss, non esitasse a percuotere in maniera violenta i debitori: “Sì, si vabbé, con me lo sanno, che quando ti chiamo e dico che ti picchio, ti picchio, non è che… pure che passa una settimana, eh, come mi capiti, freno la macchina in mezzo alla strada e ti fracasso, se adesso ti sto dando la cinta, poi può darsi che la cinta non la tengo, scendo e ti schiaffo sette, otto, pugni, sempre sullo stesso occhio e faccio che ti devono operare per aggiustartelo, hai capito? Eh sì, che te lo faccio operare per aggiustartelo, hai capito? Eh sì, che te lo faccio operare e basta. Gli do sempre sullo stesso punto, hai capito che finché non gli apro e gli faccio fare cinquanta, sessanta… Se viene con qualcuno…ti giuro su mio fratello… lo uccido proprio, gli do calci in faccia”.

Nei riguardi di un altro debitore, Giammaruto si sarebbe impossessato della sua auto così come avrebbe riferito lo stesso, il 26 agosto 2019, ad Alessio Fahrat: “Io la macchina gli ho tolto, figurati e vedi. Macchina da diecimila euro. E gliel’ho tolta proprio”.

Stando alle carte dell’inchiesta, anche Longo non avrebbe esitato a usare metodi violenti, anzi, secondo la gip era persino “più incisivo” di Giammaruto. Eloquente, il pestaggio del “battitore libero” Sergio Spenga (ai domiciliari nell’ambito dello stesso procedimento) al quale avrebbe provocato la frattura di due costole per il mancato pagamento del “punto” e perché avrebbe parlato male o riferito fatti riservati sul gruppo.

Nell’ordinanza si fa riferimento anche alla sottrazione di un motociclo a un ragazzino, anche questo debitore, che alla fine sarebbe stato restituito per paura che la madre potesse sporgere denuncia.

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